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Pedemontana «vampiro», Pfas e minacce di morte: dibattito col botto

Nel piccolo centro dell'Alto vicentino un convegno organizzato dal Partito democratico in tema di ambiente ed infrastrutture si incendia sulla scorta di alcuni recenti casi di cronaca che stanno agitando il Veneto

I conti della Superstrada pedemontana veneta o Spv che non tornano più, «l'ansia spietata» che affligge chi è costretto a patire i disagi dei lavori, le minacce di morte al maresciallo «che ha indagato sul cantiere della grande opera e sul bracconaggio in valle dell'Agno», l'ennesima magagna, con l'interprete che rischia di fare cilecca durante una delle udienze chiave, che cade sul processo per disastro ambientale per inquinamento da derivati del fluoro, i temibili Pfas: si è parlato di questo e di molto altro durante e dopo il confronto pubblico promosso ieri 29 novembre a Malo dal circolo locale del Pd che ha invitato Andrea Zanoni per parlare di infrastrutture e ambiente.

Zanoni, che è uno «dei sei democratici» che siede tra le fila della opposizione di centrosinistra a palazzo Ferro Fini, ha avuto parole di fuoco nei confronti della giunta regionale capitanata dal presidente leghista Luca Zaia del Carroccio. Parole di fuoco cui si sono aggiunte quelle dei comitati ecologisti che con palazzo Balbi hanno il dente avvelenato. La serata, iniziata alle 21 in punto, ha riscosso l'interesse dei presenti: una trentina di persone che ha occupato quasi tutti i posti disponibili.

BORDATE TREVIGIANE
Il trevigiano Zanoni a Malo riavvolgendo il nastro delle denunce pubbliche sullo stato dei conti della Superstrada pedemontana veneta che una volta ultimata dovrebbe connettere Spresiano nel Trevigiano a Montecchio Maggiore nell'Ovest vicentino, ha parlato senza peli sulla lingua di «situazione fuori controllo» e di «Pedemontana vampiro». I comitati, a partire dal coordinamento ecologista Covepa, da anni ormai si lamentano per parte loro di un'opera che è «devastante sul piano ambientale e mortifera per le casse della Regione Veneto». Sul tema di specie Vicenzatoday.it aveva dedicato alle traversie della Spv  due approfondimenti peraltro: uno pubblicato il 19 settembre e l'altro pubblicato due giorni appresso.

«IL SALASSO»
Ieri Zanoni per l'ennesima volta ha spiegato che la condotta della giunta regionale in questi ultimi anni in tema di Spv vada considerata «molto negativamente» perché mentre sono stati ben salvaguardati gli interessi del concessionario dell'opera, la Regione Veneto ha deciso di accollarsi il rischio d'impresa. Se quando l'opera sarà finita e la parte del contratto di concessione che riguarda l'escussione dei pedaggi supererà «la fase transitoria» spiega ancora Zanoni, i bilanci regionali, se non ci sarà traffico a sufficienza, dovranno ripianare il lucro mancato garantito per proprio per contratto al privato. Si tratta di un salasso che secondo il democratico, espone potenzialmente palazzo Ferro Fini da qui al 2065 almeno «ad un salasso di una dozzina di miliardi spalmato su un arco di quarantanni». E le premesse in termini di passaggi, rimarca Zanoni, non promettono nulla di buono tanto che già l'attuale bilancio regionale «ha dovuto certificare un primo buco causato dalla Spv di una sessantina di milioni di euro da spalmare su tre anni».

IL J'ACCUSE
Durante la serata per di più si è registrata una presa di posizione di alcuni residenti o ex residenti della zona Vallugana tra cui Ketty Dal Lago, il marito Andrea Viero e Stefano Sbalchiero. Vallugana infatti è una delle zone di Malo, ma più in generale del tracciato della intera opera spiega Zanoni, più colpite dai disagi dei cantieri.

E così i tre residenti, anche col supporto di un video che documentava «espolosioni, spargimento di polveri e rumori infernali di varia natura», si sono lamentati non solo degli stessi disagi ma anche di come sia la giustizia penale che quella civile abbiano dato riscontro in maniera troppo goffa alle lamentele dei residenti. Una risposta che secondo i tre non solo è stata insoddisfacente perché non ha tenuto conto di quanto effettivamente patito dai residenti: ma che va considerata in termini negativi anche per la scarsa incisività di chi, a partire dalla Regione Veneto, era deputato ai controlli.

UN PRECEDENTE INQUIETANTE
Viero e la moglie Dal Lago tra l'altro nel 2019 avevano denunciato ai carabinieri dell'Alto vicentino alcuni gravi atti di intimidazione alla propria famiglia dopo che questa aveva per mesi segnalato i problemi scaturiti dalla presenza di quel cantiere. In quel frangente la figlia minorenne venne addirittura seguita «con intento intimidatori sul bus che la portava a scuola».

I genitori furono in grado di fornire ai militari persino la targa del mezzo dal quale era sceso l'uomo che avrebbe intimorito la stessa ragazza. Le indagini però non giunsero ad alcun punto di svolta «degno di nota»: tanto che del caso si occupò anche Enzo Guidotto, presidente dell'Osservatorio veneto sul fenomeno mafioso. Il professore Guidotto, una icona della lotta al crimine organizzato, sull'inerzia giudiziaria scatenò un pandemonio senza precedenti per il piccolo comprensorio maladense: i cui echi, critiche ai carabinieri e alla procura berica incluse, giunsero fino alla Commissione antimafia a Roma.

«GRAVITÀ INAUDITA»
«Quel caso - ha fatto sapere a margine dell'incontro l'architetto Massimo Follesa quale portavoce del Covepa - rimane tutt'oggi di una gravità inaudita per quattro ragioni. Primo perché la persona bersagliata da quel gesto era minorenne; secondo perché era una donna; terzo perché era una studentessa e quarto perché faceva parte di una famiglia che come altre protestava contro una situazione insostenibile. Ecco di quello che fu per certi versi anche uno sciagurato episodio di violenza di genere non si parla più. Segno che certi argomenti sono scomodi anche per i paladini o per le paladine dei diritti delle donne. E pure il mondo della giustizia deve fare una seria riflessione» ha spiegato l'architetto a Margine dell'evento.

GRANA AL MAXI PROCESSO
Un riferimento quello alla giustizia che non è stato per nulla casuale anche in termini di attualità. Il 27 novembre infatti l'udienza davanti al tribunale penale di Vicenza per il caso del maxi inquinamento da Pfas, come ricorda Andrea Tomasi su Byoblu.com, ha rischiato di impantanarsi perché l'interprete incaricata di tradurre dall'Inglese la testimonianza del professore danese di Philippe Grandjean, uno dei massimi luminari al mondo in tema di contaminazione da derivati del fluoro, non conosceva benissimo l'Italiano. Ad ogni modo non è la prima volta che in quel processo si verifica una cosa del genere. Un episodio simile, considerato dal fronte ambientalista «una figuraccia senza pari davanti all'opinione pubblica di mezza Europa» era capitato pure a fine maggio e «il fattaccio» aveva fatto il giro dei media nazionali.

DÉFAILLANCE CORTE D'ASSISE? «UN ESPOSTO A TRENTO E AL CSM»
«Quando sui media ho letto il resoconto della seduta in Corte d'assise del giorno 27 novembre - ha detto Follesa a margine dell'evento di ieri - sono rimasto basito. Ora col Covepa prepareremo un esposto al Csm ed uno alla procura di Trento perché è la seconda volta che ripete un caso del genere». Un episodio simile, attacca Follesa, «si era verificato a fine maggio. Ora se errare è umano, perseverare è diabolico» per questo dai prossimi giorni parleranno le carte bollate. In questo senso molto dipenderà tra l'altro da come la deposizione dello scienziato danese sarà trascritta a verbale. 

L'AFFAIRE SIMEONI
Ma c'è di più, Follesa a margine dell'incontro è intervenuto in relazione ad un altro caso che ha sconvolto l'opinione pubblica del Vicentino. Si tratta delle minacce di morte patite alcuni giorni fa dal maresciallo Davide Simeoni, comandante dei carabinieri forestali di Valdagno-Recoaro. Oltre al sostegno di Zanoni nonché della consigliera regionale di Ev Cristina Guarda anche il sindacato autonomo Cub, col referente provinciale per i dipendenti delle forze dell'ordine Giovanni Novello, aveva espresso solidarietà alla divisa, da tempo impegnata su molti fronti.

LA BASTONATA DELLA CUB
«Se l'obiettivo di tutte queste minacce - scrive il sindacalista - è il trasferimento del comandante ad altra sede per togliere di mezzo una figura irreprensibile nel controllo del territorio, nella sorveglianza ambientale ed ecologica e nel contrasto ad infiltrazioni mafiose e della malavita organizzata nei settori produttivi della zona, si sappia fin d'ora che questo sindacato, i cittadini e il mondo associativo contrasteranno in tutti i modi questo bieco e vergognoso tentativo di intimidire un servitore dello Stato».

LO SPETTRO DEI MANDANTI OCCULTI
A queste parole Follesa ha aggiunto un carico di briscola: «Non possiamo non ricordare  che Simeoni da anni è attivo nel contrastare la mafia del bracconaggio e delle postazioni di caccia abusive. Ma non possiamo nemmeno dimenticare come sia stato uno degli incaricati dalla procura di Vicenza di indagare nell'ambito di alcune investigazioni scottanti che hanno riguardato i cantieri della Spv».

E ancora: «Le intimidazioni a Simeoni, che vanno avanti da dieci anni, hanno mandanti precisi. Che provengono o dal mondo della politica della Valle dell'Agno o dal sottobosco della politica e dell'imprenditoria di quella valle. Gli inquirenti sanno benissimo queste cose ed è bene - prosegue l'architetto Follesa - che si spiccino a risolvere il caso altrimenti ci sarà una levata di scudi».

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