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Sulla sanità veneta aleggiano «spettri innominabili»

Dal corteo organizzato nella città del Santo sono partite accuse ad alzo zero verso palazzo Balbi mentre dalle inchieste sul mondo della salute che stanno sferzando il Veneto emergono due nomi vicentini del gotha politico-imprenditoriale: Mario Putin e Domenico Mantoan. Frattanto anche l'onorevole Spessotto punta l'indice contro Zaia

Mentre i veneti sfilano in corteo contro «le défaillance» nella gestione della sanità regionale, su quest'ultima si abbatte un doppio ed ennesimo ciclone giudiziario. Il primo riguarda la maxi inchiesta sull'affidamento del servizio pasti ospedalieri che ha colpito la vicentina Serenissima ristorazione; il secondo riguarda invece un nuovo collasso in seno alla galassia romena sulla quale palazzo Balbi aveva fatto affidamento per la copertura assicurativa. E così la situazione è divenuta politicamente incandescente: tanto incandescente da lambire pure i palazzi romani. Ieri 12 aprile infatti il deputato sandonatese Arianna Spessotto, in una nota di fuoco, ha puntato l'indice contro l'esecutivo veneto capitanato dal leghista Luca Zaia.

«Dopo essermene occupata più volte nella scorsa legislatura - scrive Spessotto che abbandonato il M5S adesso fa parte di Alternativa - apprendo che finalmente la Procura di Padova sta indagando sugli appalti per l'assegnazione di pasti negli ospedali, addirittura, in regime di monopolio. A Venezia, Rovigo e Vicenza c'è un'altra indagine per il fallimento di compagnie di assicurazioni rumene che avevano stipulato polizze per le Ulss di tutto il Veneto: buchi di decine di milioni che dovranno pagare i cittadini veneti. Per non parlare dell'indagine in corso sull'ex direttore generale della sanità regionale, Domenico Mantoan o del fatto che Azienda zero offre incarichi a professionisti da centinaia di migliaia di euro senza aver indetto mai una gara».

L'ANTEFATTO
Durante il fine-settimana media e agenzie, anche nazionali come Il Fatto, avevano dato ampio risalto all'inchiesta della magistratura padovana sulla condotta di Azienda zero, l'azienda pubblica speciale di Padova che da anni ha accentrato gran parte delle forniture alla sanità veneta: più nello specifico si parla di una gara da 110 milioni di euro per il servizio pasti degli ospedali regionali. L'inchiesta, da tempo in corso, è arrivata ad un punto di svolta perché gli indagati ora rischiano il processo.

«L'APPETITO VIEN MANGIANDO»
«Se l'appetito viene mangiando, Serenissima ristorazione è la riprova che, di appalto in appalto, è arrivata al quasi monopolio della mense ospedaliere del Veneto. A stoppare quella corsa prima il Consiglio di Stato e poi l'Anac, l'Autorità anticorruzione, anche se a poco sarebbe servito. Ma poi a metterci il naso è stata la procura padovana». Così scrive Cristina Genesin su Il Mattino di Padova del 9 aprile in pagina 14.

E ora, sempre stando a quanto riporta il quotidiano della città del Santo, il pm patavino Silvia Golin ha chiuso formalmente l'inchiesta, smascherando, almeno stando al capo d'accusa, il sistema per aggirare le regole e accaparrarsi una gara appunto da 110 milioni di euro per la ristorazione ospedaliera. Già le regole ovvero quei paletti che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto evitare a Serenissima-pigliatutto di lasciare i concorrenti sempre alla porta. A mettere nei guai il patron di Serenissima Mario Putìn e i suoi manager sarebbe stata la chiacchieratissima gara d'appalto per l'affidamento del servizio di ristorazione per le Aziende sanitarie del Veneto indetta con la delibera 313 del 2019 dal direttore di Azienda zero, Simionato. Tanto che ora rischiano il processo in otto: «cinque persone tra management e proprietà di Serenissima spa e la controllata Euroristorazione, a vario titolo, accusati di turbativa d'asta, falso ideologico e truffa; con loro anche il super-dirigente nel campo della Sanità italiana Domenico Mantoan, all'epoca direttore della Sanità veneta, con l'allora direttrice di Azienda zero, Patrizia Simionato, e l'amministrativa Stefania Fasolo prestata dall'Ulss vicentina alla Fondazione Ssp, Scuola di sanità pubblica. A questi ultimi è contestato il concorso in induzione indebita a dare o a promettere utilità».

E così dall'inchiesta spuntano due nomi che a Vicenza e nel Veneto da anni fanno parte del gotha politico-imprenditoriale. Oltre a Mantoan, già direttore generale della sanità veneta, l'altro nome di spicco è per l'appunto quello di Mario Putin di Costabissara, noto come il visir del catering. Il quale con la sua Serenissima ristorazione da oltre un paio di lustri ha de facto messo un piede nella sanità veneta. Il comportamento controverso dei manager di Serenissima per vero da anni aveva alimentato i sospetti della concorrenza, a partire dal gruppo italo-tedesco Dussman che si era rivolto alla magistratura.

MAGISTRATURA ERARIALE
Per di più proprio la magistratura, non quella penale, che è giunta sul pezzo decisamente più tardi, ma quella erariale in una con quella amministrativa (poi seguite dall'Anac), aveva messo in pesantemente il sistema Serenissima con una serie di provvedimenti clamorosi. Basti pensare allo speciale pubblicato da Il Mattino il 21 agosto del 2014.

A RISHCIO LE COPERTURE
E non è certo di secondo piano lo scandalo del collasso delle compagnie assicurative romene che coprivano le Ulss venete. Dell'ultimo capitolo del cosiddetto «insurance affaire» oltre alla Spessotto parlano pure i media regionali. Come racconta Il Gazzettino di ieri, si tratta di una storiaccia che tra ambito penale e quello civile si dipana almeno dal lontano 2012. La questione di fondo è che lo stato di decozione delle compagnie straniere potrebbe mettere a rischio le coperture assicurative sulle Ulss venete: le quali in caso di soccombenza in procedimenti per malasanità sarebbero costrette a rifondere di tasca propria.

LA MANIFESTAZIONE
Ed è in questo contesto burrascoso che sabato 9 aprile a Padova ha preso corpo una manifestazione di protesta organizzata dal Cosevap (Coordinamento veneto sanità pubblica) cui hanno preso parte «sulle tremila persone». Associazioni, comitati, sindacati, reti di mutua assistenza, attivisti, politici e semplici cittadini hanno dato vita ad un corteo che ha sfilato in mattinata nei pressi della stazione ferroviaria della città di Tito Livio. Nel mirino è finita «la privatizzazione strisciante della sanità veneta con gli innumerevoli disservizi che ammorbano quest'ultima nonostante la narrazione autocelebrativa della giunta regionale capitanata dal leghista Zaia si ostini a dirci il contrario».

IL CAHIER DE DOLEANCE
«Il corteo ha denunciato le le numerose difficoltà che il cittadino incontra quando ha un problema di salute e decide di rivolgersi al servizio sanitario pubblico. Le criticità, aggravate dalla pandemia, sono ormai del tuto evidenti e documentate dai quindici comitati spontanei nati nei diversi territori del Veneto». Questo è il grido d'allarme lanciato dal Covesap in una nota del 10 aprile in cui commenta la protesta del giorno prima. Si tratta di «un vero e proprio cahier de doléances» nel quale sono snocciolate sommariamente ma in modo preciso le ragioni che hanno portato i veneti a sfilare per Padova. Un corteo che negli anni passati aveva avuto due prologhi di peso nell'alto Vicentino. Il primo risale al 2019: in quel caso l'affluenza fu di tremila-quattromila persone. Il secondo è stato organizzato l'anno passato. In quell'occasione la partecipazione, che fece clamore sui media, sfiorò i quindicimila.

LE OPPOSIZIONI
Non vanno tanto per il sottile le minoranze che in consiglio regionale veneto hanno fatto sentire la loro voce, sia per l'affaire Serenissima sia per la vicenda Mantoan, che peraltro sono correlate tra loro. «Nel 2019 - si legge in una nota congiunta del giorno 11 aprile - l'opposizione in Consiglio regionale presentò una risoluzione, poi respinta dalla maggioranza di centrodestra che regge le sorti del Consiglio regionale veneto, che invitava la Giunta regionale a una corretta riedizione della gara per l'affidamento del servizio di mensa ospedaliera a favore delle Ulss venete. No a silenzi gravissimi, lo dicevamo all'epoca e lo ripetiamo oggi, alla luce dei nuovi fatti oggetto di contestazione».

Ad entrare nello specifico sono due consigliere regionali del Pd, ossia Anna Maria Bigon e Francesca Zottis le quali il giorno della manifestazione avevano preso carta e penna. E intingendo quest'ultima nel curaro avevano messo in croce palazzo Balbi: «Sul monopolio conquistato in maniera galoppante da Serenissima ristorazione, per anni abbiamo chiesto alla giunta regionale la massima chiarezza. Ma solo ora, con la chiusura dell'indagine condotta dalla procura di Padova, si è imboccata la strada che speriamo porterà a fare piena luce su quanto accaduto. Resta politicamente grave che attorno a questo caso il governatore leghista Zaia e i suoi abbiano completamente ignorato i nostri allarmi, documentati nero su bianco, e siano andati avanti per la loro strada». Il consigliere comunale vicentino Giovanni Rolando, sempre del Pd, pure lui presente alla manifestazione, in un dispaccio datato sempre 9 aprile affronta il tema della situazione complessiva delle Ipab, ossia delle case di cura e arriva a parlare di «Regione fuori legge».

J'ACCUSE E MICROFONI
Non meno circostanziate sono le accuse del consigliere comunale scledense Carlo Cunegato il quale davanti alle telecamere di Vicenzatoday.it ribadisce le critiche già espresse in passato. Ai microfoni di Vicenzatoday.it sono intervenuti poi anche Patrizia Lago (Comitato Sos Sant'Antonio - Padova), il medico Romualdo Zoccali (della associazione Padova bene comune), ancora la consigliera Bigon, in una con le sue colleghe Vanessa Càmani del Pd e Cristina Guarda di Europa Verde: tutte e tutti hanno dato vita ad un fuoco di fila circostanziato. Rispetto al quale i componenti della opposizione chiedono «una risposta in aula anche da parte dell'assessore regionale alla sanità» ossia la leghista rosatese Manuela Lanzarin.

All'ordine del giorno, un po' in tutta la Regione, c'è anche la situazione dei punti di pronto soccorso in cui gli affidamenti alle cooperative e alle società private «sono divenuti un fenomeno tanto rilevante quanto preoccupante che mette a repentaglio la integrità del servizio» hanno più volte ripetuto i manifestanti. Che hanno fatto più volte riferimento alla situazione denunciata sui media regionali dal sindacato Cimo: ne hanno parlato tra gli altri la Nuova Venezia nonché il Corriere veneto.

IL TABÙ
C'è però una questione di fondo. Poiché lamentele simili vengono registrate, in modo più o meno marcato, in ogni regione indipendentemente se governi il centrodestra, il centrosinistra o una coalizione allargata, sarebbe importante diradare un dubbio. Rispetto alle doglianze di questi anni quanto sono responsabili le stesse regioni, che per il dettato della Costituzione hanno l'onere della gestione sanitaria? E quanto è responsabile lo Stato che negli anni è accusato proprio da coloro che scendono in piazza di avere defalcato il budget sanitario pubblico?

Dal 1999 ad oggi, tutti i governi, chi più chi meno, sono stati accusati da più parti di avere creato le condizioni perché maturassero i disservizi lamentati oggi nel Veneto come in Italia. Legge 144 del 17 maggio 1999 sulla «Unità di progetto» al Ministero delle infrastrutture (governo D'Alema); legge 340 del 24 novembre 2000 che ha reso possibile il project financing in sanità e nelle infrastrutture (governo Amato); legge 443 del 21 dicembre 2001 (governo Berlusconi), nota come legge obiettivo ha consentito l'aumento della spesa statale e regionale ammorbidendo i controlli; legge 196 del 31 dicembre 2009 detta spending review (governo Berlusconi) che ha ristretto il budget sanitario e non solo; legge 243 del 24 dicembre 2012 detta del pareggio in bilancio (governo Monti, recepisce un vincolo costituzionale votato a larghissima maggioranza poco prima); legge 147 del 27 dicembre 2013 detta taglia sanità (governo Letta); Conferenza Stato Regioni del 2 luglio 2014 detta manovra d'estate che sancisce un ulteriore taglio alla sanità (governo Renzi); legge di stabilità, 30 dicembre 2015 (governo Renzi); Def dell'11 aprile 2017, contiene ulteriori tagli alla sanità (governo Gentiloni): sono questi i provvedimenti messi sulla graticola. I quali affiancati da quelli presi più di recente dai governi Conte uno, Conte bis e Draghi vengono additati «per non avere invertito la rotta» come vengono additati «per avere accentuato l'ostilità nei confronti della buona spesa sanitaria». Un'altra accusa che viene lanciata urbi et orbi verso la classe dirigente del Paese e delle regioni, è quella di avere osteggiato «una battaglia epocale contro sprechi, malversazioni e corruzione» del sistema sanitario. Le inchieste venete riecheggiate sabato a Padova hanno poi appesantito il clima.

L'AFFAIRE STELLATO
Un clima che era pesante già di suo. Non più tardi dei primi di marzo Vicenzatoday.it aveva dato conto di un altro paio di inchieste bollenti lungo l'asse Padova-Vicenza rispetto alle presunte «liason dangereuse» tra il vicentino Mantoan (che oltre ad essere l'ex dg della sanità regionale nonché il padre della riforma che ha portato all'Azienda zero oggi è il presidente della agenzia nazionale per il coordinamento delle politiche sanitarie regionali, ossia l'Agenas) e Massimo Stellato. Quest'ultimo, che poi è il capocentro per il Nordest dell'Aisi, ossia i servizi segreti interni, a Brendola nel Vicentino avrebbe rivelato a Mantoan di essere intercettato nell'ambito di una inchiesta rispetto alla quale lo stesso Mantoan non sarebbe però indagato. «Esiste una cabina di regia occulta che protegge interessi inconfessabili che ruotano attorno alla gestione dei budget miliardari della sanità pubblica veneta?». Questo è il refrain che durante la manifestazione è stato ripetuto a più riprese da diversi attivisti. Toccherà alla magistratura in questo senso «provare a fare chiarezza, anche se nulla è scontato nel gioco di luci e ombre che aleggia sui palazzi veneti e romani», hanno ribadito a più riprese molti attivisti accorsi a Padova, perché «proprio sulla sanità aleggiano spettri innominabili».

ASCOLTA L'INTERVISTA A CARLO CUNEGATO
ASCOLTA L'INTERVISTA A LONGO, ZOCCALI, BIGON, CÀMANI E GUARDA

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