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«Il caso Safond? È sparito dai radar»

In relazione allo scandalo ambientale che ha scosso l'Alto vicentino il coordinamento ecologista Covepa chiede lumi alla magistratura, alla Regione Veneto e agli enti locali. E al contempo si domanda come mai il dossier non rientri a pieno titolo nella campagna elettorale in corso nel capoluogo berico

Nel dicembre del 2021 il Coordinamento ecologista Covepa riferì di avere presentato un esposto nel quale si chiedeva conto all'autorità giudiziaria di valutare, fra le altre, se fosse «una correlazione tra il materiale ferroso» che ha contaminato i terreni sotto la Safond Martini», una ditta specializzata in rigenerazione di sabbie di fonderia, ed eventuali sostanze riscontrate a ridosso degli scavi» della Superstrada pedemontana veneta meglio nota come Spv: anche per capire se ci fossero in questo senso delle situazioni di illiceità. «Nonostante sia passato un anno mezzo» da quando il Covepa rese nota quella circostanza l'associazione spiega di non avere ancora «avuto notizie di sorta» dalla procura berica, «né tantomeno - scrive il Covepa in una nota diramata ieri 10 aprile e firmata dal portavoce Massimo Follesa - siamo stati ascoltati dagli incaricati eventualmente individuati dalla procura di Vicenza. Il che ci rammarica non poco perché la questione ambientale da noi sollevata non è di poco conto». Più nel dettaglio quell'esposto era stato inoltrato ai Carabinieri del Noe di Treviso nell'ottobre del 2021.

UNA QUESTIONE DI PESO
La questione non è di lana caprina. La Safond Martini (che realizza anche premiscelati cementizi molto usati nella realizzazione di parecchie infrastrutture), nel frattempo ha cambiato proprietà, gestione e ora si chiama Silva, è al centro di una intricata querelle giudiziaria. Attorno a quella ditta infatti da anni infatti ruota un caso ambientale di non poco conto che in passato portò addirittura al sequestro di alcune porzioni del sito di Montecchio Precalcino in cui la compagnia è ubicata.

IL PROCESSO E LA CONTRODENUNCIA
Sempre la Safond-Silva è al centro di un'altra querelle penale che la vede parte offesa, assieme ad altri, in un processo per truffa davanti al tribunale di Vicenza che vede quali imputati il commercialista Pietro Codognato Perissinotto, il finanziere Giovanni Calabrò e il consulente aziendale Riccardo Sindoca. Quest'ultimo peraltro «ha contro-denunciato» la nuova gestione della Safond-Silva perché ritiene non circostanziati gli addebiti mossi in passato dalla vecchia gestione della Safond nei suoi confronti e fatti propri giustappunto dalla nuova gestione della stessa Safond.

Peraltro sullo sfondo rimane una partita bollente. Un pezzo della rete ambientalista veneta ritiene che il procedimento penale sullo scandalo Safond Martini  (il procedimento è il 2405/19 RGNR) non sia null'altro che la spia di una magagna ambientale di non poco conto. Gli inquinanti, metalli pesanti in primis, rinvenuti nel sottosuolo del sito, possono mettere a repentaglio la vicina falda di Villaverla-Novoledo che alimenta gli acquedotti di Padova e Vicenza? La domanda non se la sono posta solo gli ecologisti ma pure alcuni consiglieri comunali (il leghista Alain Luciani a Padova e Ciro Asproso a Vicenza: quest'ultimo però qualche tempo fa si è dimesso) nonché i consiglieri regionali veneti del Pd Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni.

«CIRCOSTANZA INQUIETANTE»
Ed è in questo contesto che si inserisce la bordata dell'architetto Follesa il quale nella nota diramata ieri aggiunge: «Si consideri poi un'altra circostanza a dir poco inquietante». La storia della Safond, racconta il portavoce, deflagra a scavalco tra il 2016 e il 2017 «in seguito ad una segnalazione alla autorità giudiziaria redatta» dal consulente aziendale Sindoca: che risiede a Villa del Conte nel Padovano.

«Nonostante siano passati più di cinque anni - scrive ancora Follesa - quella vicenda non è ancora approdata al dibattimento o alla archiviazione. Il che genera altre ombre sui dubbi da noi sollevati». Si tratta di concetti messi nero su bianco da Follesa in modo netto, anche sul piano politico. «Il caso Safond? È sparito dai radar. Al riguardo la magistratura la Regione Veneto e gli enti locali dovrebbero dire qualcosa di più di quel poco che si è saputo in questi anni» spiega Follesa ai taccuini di Vicenzatoday.it.

IL RUGGITO DELL'ARCHITETTO AI MICROFONI DI VICENZATODAY
E non è tutto. «Sebbene a metà maggio si voti per le amministrative del capoluogo berico - conclude Follesa nel suo dispaccio - nessuna tra le forze politiche scese in campo, per non parlare dei candidati, sembra ricordare quanto accaduto dal 2017 in poi proprio alla Safond Martini di Montecchio Precalcino: una ditta, la quale per inciso ha pure cambiato nome, che rigenera sabbie di fonderia e la cui attività dovrebbe essere ben presente fra le preoccupazioni dei candidati che in queste settimane si stanno confrontando per la corsa a palazzo Trissino». L'architetto Follesa peraltro pure ai microfoni di Vicenzatioday.it ha ulteriormente approfondito la riflessione consegnata alla nota redatta ieri.

ASCOLTA L'INTEVRISTA A MASSIMO FOLLESA

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