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Cronaca Lastebasse

Al via i lavori dopo l'ennesima frana sulla Ss 350

La Calliano-Schio è ancora una volta bloccata dopo il rotolamento a valle di un macigno caduto dal fianco della montagna al confine tra Vicentino e Trentino. E mentre gli addetti provano a venire a capo della situazione, i residenti dei comprensori rimasti in parte isolati si interrogano sugli scenari futuri

La statale 350 Valdastico che collega Calliano nell'hinterland Trentino a Schio nell'Alto vicentino continua ad essere interrotta (nel riquadro) a causa della ennesima frana, la terza, che di recente ha colpito la sede stradale. Teatro della lavina è ancora una volta il confine tra in comuni di Lastebasse nel Vicentino e quello di Folgaria nella provincia autonoma. Ed è proprio nel territorio municipale di Folgaria che il giorno di Pasqua un masso di notevoli dimensioni è finito sul nastro d'asfalto, senza fare vittime. Oggi 2 aprile in mattinata le maestranze, precedentemente incaricate dall'amministrazione provinciale Trentina per gli altri lavori, si stavano già dando da fare per venire a capo della situazione. Ma ad oggi nessuno sa quando l'arteria potrà essere riaperta.

Quel masso (immortalato in un servizio di Vicenzatoday.it pubblicato ieri) che occupa più di metà della sede stradale «è già divenuto la metafora della situazione» che stanno vivendo i residenti dei due comprensori, a partire da quello di Lastebasse. I frontalieri che lavorano in Trentino, sono tantissimi, debbono compiere «un giro che non finisce mai di quasi sessanta kilometri» per arrivare a destinazione. Stamani Lastebasse, già di per sé un paesino solitario, pareva un fantasma. Poco più a nord alla linea di confine con la provincia di Trento il silenzio era pressoché totale, rotto solo dal vociare degli operai e dello stridore delle macchine operatrici che poco più a monte stavano cerando di rimuovere il masso caduto dal fianco della montagna che viene giù a pezzi: le piogge di questi mesi e l'effetto serra indotto dall'uomo hanno accelerato allo spasimo un fenomeno già tipico di queste valli. Dalla parte trentina va un pochino meglio perché i residenti che gravano sul Vicentino sono molto meno: tuttavia il disagio rimane. E c'è preoccupazione per il futuro.

Quello di Folgaria è un polo turistico molto gettonato da vicentini e padovani. Se la chiusura della statale si protraesse fino all'inverno sarebbero guai. Di contro però la sicurezza degli utenti della strada e quella dell'ambiente vengono prima: e non si può lesinare in questo senso. Per questo da stamani le ansie si moltiplicano senza che si possano apprezzare spiragli significativi. «Le prossime ore saranno cruciali»: questo almeno è il «leitmotiv» che circolava nei palazzi trentini. L'ultima parola sulla riapertura o meno della arteria infatti spetta agli specialisti e ai dirigenti della Provincia autonoma di Trento.

TRA RABBIA, FATALISMO E INTERROGATIVI APERTI
Ad ogni buon conto dall'una e dall'altra parte del confine c'è chi si rassegna, chi si inveisce «contro il fato maledetto» o «contro l'umanità», chi si domanda come mai sia potuta accadere una cosa del genere visto che i lavori per le frane di novembre e febbraio erano de facto ancora in fase di svolgimento. Il cartello di cantiere del tratto che va dal chilometro 26 della Valdastico al kilometro 27,450 si staglia beffardo a bordo strada. La data contrattuale per la ultimazione dei lavori è del 31 dicembre 2023: ma tutti in vallata sanno che «oggi come oggi» non ci sono certezze. «Mezzo Trentino, anche a causa delle copiosissime piogge si sta sgretolando» fa sapere Lucia Coppola, consigliera provinciale trentina, milita in Europa verde fra le fila della opposizione, che preannuncia una interrogazione. E così lo stato di salute del territorio nonché i possibili rimedi ai disagi, almeno sul piano mediatico, tornano sul tappeto della politica del Nordest.

ALTERNATIVE? UNA PARTITA SEMICHIUSA
Se da una parte il mondo produttivo, specie quello vicentino, vede nel prolungamento della autostrada Valdastico nord da Piovene Rocchette al Trentino come una soluzione al problema delle frane gli fa da contraltare la rete ecologista che d'accordo con la comunità scientifica, geologi in primis, ritiene quell'opera l'azzardo che definitivamente darà il colpo di grazia all'equilibro idrogeologico della zona. Di lato ci sono i politici. I quali sanno che l'opera «è difficilissima da realizzare con costi inimmaginabili». In questo contesto il centrosinistra vicentino è possibilista ma scettico: il centrodestra è favorevolmente compatto. In Trentino le cose stanno un po' diversamente. Il centrosinistra è ancora più scettico: il M5S è assolutamente contrario. Nel centrodestra i leghisti col presidente Maurizio Fugatti sarebbero favorevoli: idem Fi, mentre è più articolata la posizione di Fdi.

LO SCENARIO
«In realtà il favore della Lega trentina all'opera è solo di facciata - spiega un consigliere di maggioranza del parlamentino di piazza Dante - perché nessuno vuole che l'opera sbocchi nel proprio collegio di appartenenza che sarebbe colpito da un disastro ecologico e sociale colossale. Coloro che ogni due per tre si dicono favorevoli al prolungamento come fa Confindustria è solo per reggere il moccolo all'attuale concessionario della Brescia Padova che a sua volta incorpora il progetto del prolungamento verso il Trentino della Valdastico nord o Pirubi nord o A31 nord che dir si voglia. Quando tra qualche anno la concessione della Brescia Padova terminerà il suo abnorme periodo  di proroga il progetto potrebbe evaporare». Sullo sfondo peraltro rimane un pronunciamento tombale della Corte di cassazione, che di per sé ha reso oltremodo impervio ripresentare il progetto.

Ancora più tranchant è Ezio Paolo Viglietti, uno dei portavoce del Cmst ossia del Comitato mobilità sostenibile per il Trentino. «Altro che prolungamento della Valdastico nord, la vera alternativa utile in questo senso è il potenziamento autentico della linea ferroviaria Valsugana al quale - spiega l'ingegnere Viglietti - va affiancato un rigoroso intervento sul territorio per mettere in sicurezza in maniera efficace e duratura le aree a rischio: in questo senso servono progetti ben fatti e rispettosi dei territori». Non è la prima volta peraltro che il Csmt cala l'asso del rifacimento della linea ferroviaria lungo l'asse Venezia, Padova, Vicenza, Treviso, Bassano, Trento.

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