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Bordate ecologiste contro la magistratura durante la messa di don Albino

L'evento organizzato davanti al tribunale di Vicenza dai Beati costruttori di pace ha dato il là ad una serie di contestazioni molto puntute: «basta inerzie coi fascicoli che scottano». Frattanto la rete ambientalista dà il via alla campagna di boicottaggio della Superstrada pedemontana veneta: «sarà un bagno di sangue sia per le casse regionali sia per gli habitat naturali»

«È bene che le inchieste non rimangano nei cassetti, ma che facciano il loro corso». Poco dopo aver celebrato l'Epifania della terra ieri 6 gennaio nel primissimo pomeriggio Don Albino Bizzotto, padovano, «fondatore dei Beati costruttori di pace», ha usato queste parole per incorniciare un evento particolare organizzato davanti al tribunale di Vicenza proprio in seguito alle denunce della rete ambientalista del Nordest che da tempo ha preso di mira la magistratura veneta e vicentina tacciandola di scarsa incisività nei confronti dei fascicoli più delicati. «Basta inerzie coi fascicoli che scottano»: questo il refrain della manifestazione ripetuto a più riprese.

«INERZIA SISTEMICA»
Molti attivisti durante e dopo la messa hanno parlato di un vero e proprio «stato di inerzia sistemica». Giovanni Fazio detto Titta, volto storico dell'associazione Cillsa ha fatto un riferimento diretto «a quel coacervo di interessi e poteri» che «il mio conterraneo Leonardo Sciascia, che sulla mafia ha scritto pagine lucidissime, indicò come una sorta di livello superiore» rispetto alle istituzioni intese nella loro accezione abituale.

FASCICOLI GIUDIZIARI E PASSAGGI CRUCIALI
E così dopo le punture di spillo di Don Albino è toccato agli attivisti, una sessantina poco più, poco meno, parlare di alcuni fascicoli «che da troppo tempo non procedono come logica vorrebbe». I casi scottanti non mancano: c'è l'inchiesta bis sugli illeciti ambientali relativi al compendio privato proprio della cittadella giudiziaria per la quale la procura avrebbe chiesto «una archiviazione che non comprendiamo»: a breve a Borgo Berga ci dovrebbe essere un passaggio davanti al Gip.

Poi ci sono «le inchieste sull'inquinamento da Pfas e sui danni ambientali addebitati ai cantieri della Superstrada pedemontana veneta - Spv che da settimane stanno tenendo banco sui media» fa sapere Massimo Follesa, vicepresidente del coordinamento ecologista Covepa, che durante il suo intervento ha sparato a zero, ancora una volta contro le procure di Venezia e Vicenza. Allo stesso tempo chi manifestava ha chiesto lumi sulle inchieste relative alla ex Safond Martini di Montecchio Precalcino e a quella che dovrebbe essere incardinata sempre a Borgo Berga per l'affaire Fis a Montecchio Maggiore.

MAGAGNE VENEZIANE
Tuttavia il serpentone delle magagne ambientali del veneto pare allungarsi sempre più. Ieri durante l'evento organizzato dai Beati costruttori di pace, sono giunti dal Veneziano anche alcuni attivisti del fronte vasto che si sta battendo contro l'inceneritore che Eni intende realizzare a Fusina-Marghera nel Comune di Venezia. In questo caso i «cahiers de doléances» messi nero su bianco dagli attivisti, basti pensare agli interventi di questi anni del portavoce di Opzione zero Mattia Donadel, è infinito. Tra le tante richieste c'è quella di sapere nel dettaglio «quanti e quali Pfas potranno essere trattati nell'inceneritore di Fusina». I Pfas sono una famiglia di «temutissimi composti chimici artificiali derivati del fluoro» il cui sversamento negli habitat ha causato nel Veneto uno dei più gravi disastri ambientali del genere: per il quale proprio a Vicenza è in corso un maxi processo.

«INTIMIDAZIONE MAFIOSA»: DEFLAGRA IL CASO ALTIVOLE
E non è finita perché ieri a margine della manifestazione ha fatto capolino per la prima volta un caso che ha fatto parecchio discutere i presenti. Il 2 maggio 2022 Osvaldo Piccolotto, un attivista di Altivole nel Trevigiano, appartenente alla rete che si oppone alla Spv, avrebbe trovato «una pelle d'agnello scuoiata avvolta in un sacco nero in via di putrefazione» recapitata da mani anonime nel suo giardino. Il tutto poche ore dopo che il tribunale gli aveva notificato la data di una udienza di un processo civile che lo vede fronteggiarsi con il concessionario privato che realizza e gestisce la Spv (ossia la Sis). Piccolotto che è un funzionario del Comune di Bassano del Grappa, proprio perché è un pubblico ufficiale, segnalò subito la cosa alle autorità facendo intervenire in loco una pattuglia dei carabinieri di Altivole-Castelfranco nonché una dei vigili urbani.

In casi del genere le forze dell'ordine sono per legge obbligate a riferire alla procura della repubblica competente, nel qual caso quella di Treviso, quella che di per sé si configura de facto come una denuncia per minaccia di morte. Ieri però gli attivisti, non appena la voce è cominciata a circolare, si sono detti sdegnati: parlando di «intimidazione mafiosa». All'oggi non è dato sapere se sia stato aperto un fascicolo né lo stato di avanzamento dello stesso. Sempre ieri tra i manifestanti c'era anche Agostino Cogo, che da anni ha ingaggiato una guerra di carte bollate col Comune di Grumolo della Abbadesse per una querelle urbanistica che dura da oltre un ventennio.

LE STILETTATE DI PERUFFO SU SPV E TAV
Il pomeriggio si è chiuso con l'intervento di Alberto Peruffo che ha rammentato come il passaggio del Tav - Treno alta velocità a Vicenza riproporrà paro paro «le grane» che si sono presentate in altri territori attraversati dalle grandi opere o colpiti da situazione di inquinamento su vasta scala. Pochi istanti dopo non sono mancati gli applausi della rete «No Tav» di Vicenza che da anni ha ingaggiato «un confronto serratissimo» con i sostenitori dell'opera.

In questo contesto Peruffo, supportato dal resto della galassia ambientalista, ha lanciato «ufficialmente» una campagna «per il boicottaggio della Superstrada pedemontana veneta». Dipinta  dai presenti come un «eco-mostro». Un'opera che «sarà un bagno di sangue sia per le casse regionali sia per gli habitat naturali».

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