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Il caso Grumolo deflagra durante la manifestazione sotto il palazzo di giustizia

Un imprenditore del piccolo centro dell'Est vicentino denuncia pubblicamente la sua querelle infinita con le amministrazioni pubbliche e respinge «sdegnatamente al mittente gli addebiti della procura» che lo accusa di aver minacciato l'anziana madre: un procedimento sui cui l'indagato nutre «dubbi inquietanti»

Agostino Cogo è «un imprenditore di Grumolo delle Abbadesse, un paesino nella cintura orientale di Vicenza» che da anni ha dato vita «ad un contenzioso monstre» non solo con l'amministazione del suo comune ma pure con alcuni privati, messi sulla graticola dal 66enne perché avrebbero agito contra legem senza che l'ente pubblico vigilasse in maniera adeguata. Ieri 6 gennaio, durante una manifestazione ecologista organizzata nell'ambito dell'Epifania della terra davanti al tribunale berico, Cogo ha denunciato pubblicamente il suo caso respingendo anche «sdegnatamente al mittente gli addebiti della procura». Quest'ultima lo accusa di aver minacciato l'anziana madre: ma sul procedimento l'indagato nutre «dubbi inquietanti».

Cogo perché lei è qui a manifestare sotto il tribunale di Vicenza assime agli altri attivisti?
«Perché sono stufo di quanto mi sta accadendo. Da anni denuncio, invano, una serie di malversazioni nel Comune di Grumolo e purtroppo la giustizia penale fa acqua da tutte le parti».

A che cosa si riferisce esattamente?
«Guardi, alla grezza, una ventina d'anni a Grumolo è stato dato il via ad un piano di urbanizzazione pubblico gravemente viziato sul piano della regolarità. Di più quel piano ha pure causato la interclusione della mia proprietà».

E poi?
«È cominciata una battaglia infinita di carte bollate. Per quanto riguarda la prima querelle, quella che mi vedeva opposto al Comune e alla Desio & Robé ci sono voluti vent'anni perché io potessi avere ragione. L'altro contenzioso importante, quello con un altro confinante, ossia l'acciaieria Gabrielli, è ad uno snodo cruciale. Adesso a qualcuno sta venendo la tremarella perché intravede la possibilità che io chieda un ristoro».

Senta però lei è accusato di aver intasato gli uffici di Grumolo con le sue richieste. È vero o no?
«Lorsignori confondono la causa con l'effetto. Se io debbo recarmi non so quante volte presso gli uffici è per procedere con gli accessi agli atti per sostenere i procedimenti con i quali intendo dimostrare i danni da me patiti. È la legge che lo richiede e lo garantisce al contempo. Ma stiamo ammattendo tutti? Ora si vuole far passare il principio che il cittadino che chiede di far valere i sui diritti con la legge è molesto? Ma per carità. Una volta hanno provato ad accusarmi in modo pretestuoso di molestie e di interruzione di pubblico servizio perché mi sarei presentato troppo spesso in Comune a chiedere le informazioni che mi spettano. E sono stato prosciolto. Adesso ci hanno riprovato con un altro procedimento penale sempre per presunte condotte moleste contro alcuni amministratori: ma io sono tranquillo perché ho rispettato al millimetro la norma. È chi ha pisciato fuori dal vaso che deve avere strizza».

Cogo, lei tuttavia, così si legge su Il Giornale di Vicenza, è stato accusato di avere molestato sua madre, una anziana signora di 95 anni. Ha anche patito un provvedimento di allontanamento coatto da casa. Stando alle accuse che si leggono sulla stampa lei avrebbe minacciato di morte sua madre. L'autorità giudiziaria ha accluso i testi di alcune intercettazioni ambientali. Come stanno le cose allora?
«Andiamo per ordine. Ciò che si è letto sulla stampa riguarda alcune frasi che mi sono scappate mentre mia madre era allettata. Io seguo mia madre malata giorno e notte. Può succedere che quando un anziano sporca ti sfugga qualche bestemmia, uno sfogo volgare, verbalmente irripetibile. Ma c'è un ma».

Ossia?
«La molestia, la minaccia, il comportamento vessatorio configurabile come reato sono altra cosa. Mia madre sta benissimo con me. Il medico che la ha confermato, e solo così poteva essere, che da quando la  accudisco di persona con l'aiuto di alcuni specialisti le sue condizioni sul piano psicofisico sono migliorate sensibilmente. Io voglio a mia madre un sacco di bene, perché se fosse il contrario mi sarei adoperato per farla chiudere in ospizio. Invece viveva con me, nella nostra casa».

Lei è arrabbiato?
«Sono incazzato nero. Ci sono padri violenti verso mogli e figli che vengono lasciati per anni a tormentare donne e piccoli nel domicilio in cui vivono tutti insieme: mentre per me si scomodano tra un po' i corpi speciali. È la logica, prima che la natura dei fatti stessi, a ridurre al nulla le accuse contro di me».

E quindi?
«E quindi, sta di fatto che io adesso non posso mettere piede a casa, debbo firmare ogni giorno a mezzodì al comando dei carabinieri di Torri di Quartesolo, che alle volte si dimenticano pure di aprirmi la porta della caserma. Mia madre è stata portata lontano, non so dove. Non posso accudire di persona al mio gatto e alle mie galline: qualcuna fra queste è già è morta. Non posso prendere i miei effetti personali. E poi non capisco una cosa».

Che cosa?
«Se l'obiettivo del giudice per le indagini preliminari che ha firmato il provvedimento inibitorio nei miei confronti è quello di tenermi lontano da mia madre, perché, visto che a casa mia mia non c'è anima viva, non posso mettere piede non solo nella mia abitazione, ma addirittura nell'intero territorio comunale di Grumolo?».

Lei che spiegazione s'é dato?
«Non è che qualcuno pensa così di tenermi lontano dal Comune sperando che io non completi la collezione di documenti che mi permetterà, in un secondo tempo, di chiedere i danni, e saranno sorbole, agli amministratori pubblici che hanno creato questo casino durato un quarto di secolo? Qualcuno si è dimenticato che per raccogliere le carte posso delegare un avvocato? Ma certa gente è così rimbecillita? Peraltro certe coincidenze rispetto a quanto mi è accaduto sono agghiaccianti».

Agghiaccianti?
«Ma siamo seri. Guarda caso la messinscena in danno del sottoscritto e soprattutto di mia madre si è materializzata proprio poche ore dopo dopo che ero andato in prefettura a depositare un esposto per chiedere lumi sul comportamento del sindaco di Grumolo Andrea Turetta e sul comportamento del sindaco di Torri Diego Marchioro. I quali erano piombati negli uffici del comando della polizia locale di Torri interrompendo de facto la verbalizzazione di una delle mie ennesime denunce. Lorsignori si sono sbertucciati da soli. Peraltro il fatto che io mi fossi recato in prefettura lo avevate testimoniato voi di Vicenzatoday.it in un servizio che a Grumolo ha creato un putiferio».

Scusi, ma lei sta descrivendo una serie di comportamenti di una gravità inaudita. Ha presentato querele o denunce in sede penale?
«Sì, ne ho depositate parecchie. Ora, ci sarebbe da ridere se non ci fosse di mezzo la salute di madre dannazione. L'operazione dei carabinieri nei confronti del signor Cogo scatta con la velocità della luce sulla base, ma guarda un po', di una segnalazione di alcuni personaggi poco raccomandabili che io avevo denunciato tempo fa e sulla base di una lettera anonima il cui stile ho già riconosciuto all'istante».

Che idea s'è fatto?
«Quando le denunce le faccio io invece i fascicoli si impolverano o se ne chiede l'archiviazione. Addirittura quando vado in procura a chiedere lo stato di avanzamento degli stessi le risposte spesso non arrivano, tanto che debbo procedere con le diffide».

Lei che giudizio dà della situazione?
«Siamo alla repubblica delle banane».

Davvero?
«Veda un po' lei. È una vergogna quanto accade a Borgo Berga. E infatti non mi stupisco che sia stata organizzata una manifestazione di protesta contro i magistrati vicentini e veneti. La storia giudiziaria di Vicenza nell'ultimo quarto di secolo è lugubre. Le inchieste che hanno riguardato una serie di partite delicatissime sappiamo come sono andate a finire. Sappiamo come procedono o come non procedono».

Lei vede l'ombra di qualche potere occulto?
«Lei non la vede?»

Senta Cogo, si mormora a Grumolo e dintorni che lei abbia patito anche minacce di morte. Minacce che contenevano anche un, chiamiamolo così, consiglio: quello di non procedere con eventuali richieste di risarcimento ove ce ne fosse la possibilità. È così?
«Sì, è così. Per carità cristiana non entro nella miseria di certi dettagli».

Che cos'altro può dire?
«Che Grumolo è un posto dove l'omertà è spesso di casa. Dove la miseria umana non è merce rara: non solo a Grumolo per vero».

Può rivelare il nome o i nomi di chi l'ha minacciata?
«Farò i nomi ai magistrati. E posso documentare ciò che dico, se mi fanno parlare».
 
Perché dice questo?
«A Borgo Berga girano parecchie voci: di fazioni che si fronteggiano, di criticità gestionali da terzo mondo, di fascicoli gestiti solo il cielo sa come, di denunce a non finire a Trento contro magistrati vicentini. Devo andare avanti? Io però non mi fermo. Mi fermo solo se qualcuno mi spara. Comunque sono contento della piega che ho contribuito a dare alla gestione della giustizia».

Che vuole dire?
«Nel mio caso è bastata una lettera anonima e una segnalazione fatta ai carabinieri per attivare il codice rosso antiviolenza. Vorrei capire se la stessa solerzia venne impiegata nel caso di Lidija Miljkovic barbaramente uccisa dopo che le vessazioni del suo aggressore erano state denunciate ovunque, anche sui muri delle chiese. Dopo quanto è accaduto a me questo approccio sprint delle forze dell'ordine e dei magistrati varrà sempre e comunque con tutte le altre donne che segnalano più o meno invano i compagni violenti?».

E poi?
«Faccio notare che anche per l'affaire Miljkovic la magistratura vicentina fu messa sulla graticola. Ora, se da oggi gli inquirenti non adopereranno nei confronti di chi è accusato di condotte moleste o violente la stessa solerzia supersonica adoperata con Agostino Cogo avremo una conferma plastica di che cosa sia il doppio standard».

Lei sta dicendo che è stato incastrato?
«Io sto semplicemente raccontando i fatti corroborati da alcune constatazioni. Se poi i fatti e le constatazioni sui fatti danno fastidio a chi dalle mie parti gestisce gli affari in modo inconfessabile, allora io non posso farmene una colpa. Anche se qualcuno questa colpa ha cercato per anni di inventarsela con mezzucci appiccicaticci che sono al contempo odiosi e ridicoli».

Un'ultima domanda Cogo: in paese c'è chi l'accusa di essere un perditempo, di non essere un imprenditore e un consulente come lei sostiene dice di essere. Lei come risponde?
«Effettivamente io sono un perditempo. Io, coltivando, il rispetto della legalità, faccio perdere tempo a chi invece lo vorrebbe risparmiare con le scorciatoie e i sotterfugi: molto in voga tra chi preferisce le morchie nerastre all'acqua pulita».

E per quanto riguarda la sua professione?
«Quanto poi alle voci di chi mi vede come uno che nella vita non ha mai fatto nulla dico solo una cosa. Ci sono le fatture che dimostrano la mia attività imprenditoriale, anche quelle delle parcelle dei miei avvocati. Certo, ho 66 anni, negli anni ho un po' rallentato. Ma semplicemente perché, a differenza di chi si rincoglionisce al bar o davanti alla Tv dimenticandosi i propri anziani in qualche ospizio semiclandestino, io mia madre ho deciso di accudirla di persona. Poi qualcuno ha ben pensato di portarmela via nella speranza di farmi tacere. Ma non è mica finita qui. Io non arretro di un centimetro».
 

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