rotate-mobile
Cronaca

Caso Miteni bis, il Gip impiegherà alcuni mesi per sciogliere il nodo del rinvio a giudizio

Il destino dei 19 indagati per omicidio colposo e lesioni aggravate a danno degli ex lavoratori dell'industria chimica di Trissino è legato alla decisione del dottor Venditti: la quale, vista la mole delle carte, potrebbe arrivare dopo l'estate

Il giudice delle indagini preliminari Roberto Venditti si prenderà qualche mese per decidere se rinviare a giudizio o meno «i 19 indagati» del secondo filone dell'inchiesta Miteni, ossia il filone che riguarda i danni alla salute denunciati dagli ex lavoratori della fabbrica chimica di Trissino finita al centro di un maxi scandalo ambientale che riguarda la dispersione nell'ambiente dei Pfas, i temibili derivati del fluoro che venivano giustappunto prodotti o lavorati nella ditta dell'Ovest vicentino, oggi fallita. La decisione è giunta ieri 9 giugno durante l'udienza preliminare al tribunale di Vicenza. L'inchiesta è particolare perché a fronte della denuncia di alcuni lavoratori e del sindacato Cgil, parte civile nel procedimento assieme agli altri denuncianti, il pubblico ministero Alessia La Placa aveva chiesto l'archiviazione per i 19 indagati (il medico aziendale e alcuni ex manager). Un orientamento non condiviso dalla stessa Cgil che ieri, assieme al fronte ambientalista è tornata a manifestare sotto il palazzo di giustizia. Per quanto riguarda invece la parte ambientale dell'inchiesta (la contaminazione oggetto della querelle interessa tutto il Veneto centrale tra Veronese, Vicentino e Padovano), quest'ultima è già sfociata in un maxi processo il cui dibattimento è in corso da tempo. Proprio ieri la corte d'assise presieduta dal giudice Antonella Crea ha ascoltato in fase di contro-esame la testimonianza di Vito Ardone, consulente della procura, ossia della pubblica accusa. «I rifiuti interrati a ridosso del torrente Poscola - ha spiegato l'ingegner Ardone davanti ai giudici popolari - erano contaminati da Pfas e potevano cedere il loro carico inquinante alla falda». Questo almeno è quanto è emerso nel contro-esame dell'ingegnere Ardone condotto dai legali delle società pubbliche del comprensorio che gestiscono il ciclo integrato dell'acqua e che a causa della contaminazione di quest'ultima a causa dei Pfas si sono costituite parte civile nel processo. Gli avvocati Angelo Merlin e Marco Tonellotto che, con il collega Vittore d'Acquarone, assistono Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi, spiegano in una nota diffusa ieri, hanno in questo modo «analizzato la situazione» descritta da Ardone che aveva cominciato in sede di indagine preliminare la sua consulenza nei confronti della procura berica. Ad ogni modo la vicenda del procedimento adesso in esame presso l'ufficio del Gip Venditti ha trovato molto spazio sui media regionali a partire dalla Rai. Anche la querelle ambientale peraltro continua a trovare spazio sui media nazionali. Basti pensare a quanto pubblicato su Lavialibera.it e sul canale Youtube di Novalectio. In serata, negli ambienti sindacali della città, si è appreso che la decisione del dottor Venditti nel senso del rinvio a giudizio o del proscioglimento, vista la mole delle carte, potrebbe arrivare dopo l'estate. «Noi rimaniamo convinti - aveva detto durante il sit-in organizzato ieri davanti al tribunale il segretario generale della Cgil berica Giampaolo Zanni - che ci siano le condizioni per un rinvio a giudizio». Di segno opposto è il pensiero delle difese degli indagati.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caso Miteni bis, il Gip impiegherà alcuni mesi per sciogliere il nodo del rinvio a giudizio

VicenzaToday è in caricamento