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Diga sul Vanoi? Anche Feltre dice no: la sua «inutilità mette tutti d'accordo»

L'opera che dovrebbe migliorare il regime idraulico del Brenta tra Bassanese, Vicentino e Padovano finisce nuovamente sulla graticola. Infatti a puntare l'indice sul suo impatto ambientale è Europa verde: frattanto il fronte ecologista è scosso da nuove rivelazioni su Pfas e salute

Per quanto riguarda la diga sul torrente Vanoi a «Feltre l'inutilità dell'opera mette tutti d'accordo». È questo il titolo scelto dalla consigliera regionale veneta di Europa verde Cristina Guarda per un intervento pubblicato ieri 26 settembre sul suo blog. L'intervento, ipotizzato dalla Regione Veneto e dal Consorzio bonifica Brenta di Cittadella alcuni mesi fa è stato pensato per contrastare la penuria d'acqua che da alcuni anni colpisce l'asta del Brenta tra Bassanese, Vicentino e Padovano. Tuttavia l'intervento è stato definito devastante per l'impatto ambientale sia dal Comune di Lamon nel Bellunese in cui verrebbe eretta la diga sia dai comuni trentini di Cinte Tesino e Canal San Bovo i cui territori ospiterebbero il maxi invaso di pertinenza. Di più, la Provincia autonoma di Trento, che ha l'ultima parola sul progetto, da tempo si è messa di traverso.

In questo contesto, dopo una recentissima presa di posizione contraria all'intervento da parte del consiglio comunale di Feltre, Guarda ieri ci ha messo il suo carico, non solo dicendosi contraria al progetto, ma aggiungendo pure come sia «già evidente a tutti che il Veneto non ha certo bisogno di spendere 150 milioni di euro per 35 milioni di metri quadrati di acqua, potendo invece raggiungere un risultato analogo non inondando il Veneto di altro cemento, utilizzando piuttosto le risorse pubbliche in maniera congrua, visto che con uno stanziamento pubblico di 500mila euro su 35 ettari sparsi per l'alta pianura veneta si possono realizzare aree forestali di infiltrazione, con zero impatto sull'ambiente». Il caso da mesi è oggetto di un dibattito molto acceso. Di recente sull'argomento si era espresso il consigliere provinciale trentino del M5S Alex Marini.

Ad ogni modo il fronte ambientale del Nordest rimane caldo. Di recente la rivista scientifica internazionale «Toxicology reports» ha pubblicato uno studio dell'Università di Padova il quale ha rivelato «una connessione inquietante tra i composti perfluoro-alchilici, i Pfas, i ben noti derivati del fluoro al centro dell'affaire l'affaire Miteni la fabbrica di Trissino finita al centro di uno scandalo ambientale che ha colpito tutto il Veneto centrale (https://www.vicenzatoday.it/attualita/inquinamento-derivati-fluoro-denuncia-sconvolgente-associazione-ambientalista-ministeri-amministrazione-regionale-veneta-polemiche-19-aprile-2023.html) e l'ipercolesterolemia. Questa ricerca, firmata dal professor Carlo Foresta e il professor Nicola Ferri, svela una possibile minaccia per la salute umana legata proprio all'inquinamento da Pfas. L'argomento è stato trattato ieri dal portale Microbiologia Italia che a sua volta menziona una breve nota diffusa ieri dallo stesso professor Foresta.

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