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Economia

È burrasca sui ristori per i risparmiatori traditi dalle ex popolari

Mentre si infiamma nuovamente la discussione sul collasso degli istituti, le associazioni che difendono gli ex azionisti sparano a zero contro l'alta burocrazia ministeriale e contro chi, a partire da Bankitalia, avrebbe dovuto vigilare: nel mirino così finisce anche un servizio del Corsera

«Ciclicamente, in alcuni settori dell'opinione pubblica e dei media, torna a fare capolino il concetto per cui gli indennizzi di cui hanno beneficiato i risparmiatori colpiti dal collasso delle ex popolari italiane, Veneto banca e Banca popolare di Vicenza in primis, siano una sorta di mancia o peggio di regalia non dovuta. Al di là delle finalità ultime che muovono chi mette in circolazione tali sciocchezze, va ribadita una cosa lapalissiana. Quei ristori sono previsti da una legge dello Stato che è stata votata dal Parlamento e che ha avuto anche l'avallo dell'Unione europea». Non usa mezzi termini Luigi Ugone: il presidente della associazione «Noi che credevamo nella banca popolare di Vicenza» entra nel dibattito in corso proprio sulla gestione dei ristori e lo fa con una nota diramata ieri 4 marzo ma che da alcuni giorni campeggia sulla pagina Facebook del gruppo.

I DETENTORI DELLE QUOTE BERSAGLIATI DA «PRATICHE ILLECITE»
«Dopo i crac bancari - si legge - è stato riconosciuto come i risparmiatori, su base massiva, fossero stati fatti bersaglio di pratiche illecite proprio da chi in seno alle banche proponeva l'acquisto di azioni sulle quali già pendeva lo spettro della debacle: il tutto mentre gli organi di vigilanza italiani non si accorgevano del disastro incombente che nel Nordest ha bruciato una dozzina di miliardi: che in tantissimi casi significa il frutto di una vita di sacrifici. Non solo con la liquidazione forzata e la regalia a Banca intesa, voluta dal governo di allora, ci è stata tolta ogni possibilità di rivalerci sugli istituti in crisi e il loro patrimonio, che poi  è stato assegnato agli istituti in liquidazione coatta amministrativa, le Lca, che rimborseranno le garanzie del fornite dal governo».

BORDATE CONTRO VIA XX SETTEMBRE
Di tanto in tanto però in Italia torna a far capolino il fronte di chi ritiene che il rubinetto dei ristori vada chiuso una volta per tutte. Qualcuno in via XX Settembre al Ministero dell'Economia o «Mef» come è meglio noto «ha voluto fare lo sborone» (nel riquadro una veduta della sede del dicastero a Roma). È questa la battuta al curaro che lo stesso Ugone davanti alle telecamere di Vicenzatoday.it ha usato per sfidare chi, tra esperti di economia, settori della opinione pubblica, giornalisti e analisti finanziari, considera indebita l'aspettativa dei risparmiatori colpiti dal collasso delle ex banche popolari a partire da BpVi e Veneto banca.

Ma di che aspettativa si tratta? Una legge dello Stato infatti ha previsto un Fondo per l'indennizzo dei risparmiatori (il Fir appunto), di un miliardo e mezzo di euro come ristoro a beneficio dei soci raggirati. Ora che la prima tranche da 1,2-1,3 miliardi è stata assegnata, Ugone, ma il suo obiettivo è lo stesso delle altre associazioni che da anni si battono lungo lo stesso fronte, si aspetta che il residuo possa essere ugualmente distribuito tra gli aventi diritto. E che possa finire anche sui conti correnti di chi, per ragioni meramente formali (inesattezze nella compilazione delle schede, inesattezze nella documentazione fiscale acclusa, errori della pubblica amministrazione), era stato escluso dal primo giro di ristori. Che per legge, alla grossa, sono calcolati sul 40% del valore delle azioni al momento dell'acquisto.

L'INTERVISTA
In una lunga intervista rilasciata alle telecamere di Vicenzatoday.it Ugone attacca quindi ad alzo zero l'alta burocrazia del Ministero dell'economia, accusandola di perseguire fini poco chiari. E accusandola soprattutto di mettersi di traverso rispetto al dettato di una legge ampiamente condivisa dalla politica da destra a sinistra. Ma c'è di più. Ai microfoni di Vicenzatoday.it Ugone ne ha pure per il Corriere della sera. Che in un recente servizio firmato da Milena Gabanelli vede quest'ultima schierata nettamente contro l'ipotesi che l'ultima tranche del Fir vada ai risparmiatori. «È inaccettabile - rimarca Ugone - che questi vengano assimilati a degli speculatori. Se qualcuno non l'ha capito c'è un bellissimo film con Antonio Albanese che lo spiega per immagini».

BORDATE TREVIGIANE
In realtà le critiche di Ugone non sono molto diverse rispetto a quelle contenute in una lunga nota (prima firmataria Caterina Baratto) sottoscritta dai legali e dai portavoce di un nutritissimo arcipelago di associazioni che tutelano il risparmio tradito e redatta il 29 febbraio a Treviso. Quelli che «impropriamente» e «volgarmente», vengono definiti «soci e speculatori sono in massima parte comuni cittadini che, all'esito di una colossale truffa commessa ai loro danni, hanno visto andare in fumo i loro risparmi e che, dall'oggi al domani, si sono trovati sul lastrico. Del resto, solo con i dissesti di Banca Popolare Vicenza e Veneto Banca si sono volatilizzati, da un giorno all’altro, tra i dieci e gli undici miliardi di euro».

Appresso c'è un'altra stilettata, che come nel caso di Ugone è indirizzata per l'appunto all'articolo di Milena Gabanelli per il Corsera: «Teniamo inoltre a precisare che, almeno nel caso di Banca Popolare Vicenza e Veneto Banca, alle numerose e macroscopiche irregolarità che hanno caratterizzato, nel tempo, la gestione delle banche si sono sommate, a nostro avviso, l'omessa vigilanza e l’omesso controllo degli organi a ciò deputati, ovvero Banca d'Italia e Consob».

Di seguito c'è un passaggio al vetriolo indirizzato a via Nazionale. «Il comportamento colposamente omissivo di Banca d'Italia - si legge - si è innestato nella concatenazione di eventi che hanno permesso alle banche popolari venete di essere condotte alla liquidazione coatta amministrativa, svuotate di tutto il patrimonio sano, svilendo ogni opportunità per i risparmiatori di porre tempestivamente rimedio al raggiro subito. Ebbene, tale organo di vigilanza risultava a conoscenza delle anomale modalità con cui i consigli di amministrazione delle banche popolari venete procedevano alla determinazione del valore delle azioni da loro emesse.

ASCOLTA L'INTERVISTA A LUIGI UGONE

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