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Stipendi d'oro? Quattro manager pubblici deferiti alla Corte dei conti

Dopo le polemiche di due anni fa il sindacato Cub riaccende la querelle sugli emolumenti dei direttori generali di alcune Ulss tra Veneziano, Padovano, Trevigiano e Vicentino

Con una diffida a palazzo Balbi ed un esposto alla Procura della Corte dei conti veneziana il sindacato Cub torna a mettere sotto la lente di ingrandimento gli stipendi di quattro direttori generali delle Ulss del Veneto tra Venezia, Padova, Treviso e Vicenza. La novità è stata annunciata in una nota diffusa ieri 19 febbraio da Maria Teresa Turetta, segretaria veneta della Cub, nonché segretaria nazionale del pubblico impiego della stessa sigla.

IL CUMULO CON LA PENSIONE: ALLERTATA ANCHE L'INPS
«Il 5 febbraio scorso - scrive la dirigente sindacale - abbiamo nuovamente diffidato la Regione del Veneto e le singole Ulss relativamente al divieto di cumulo dello stipendio e della pensione di quattro direttori generali delle Ulss del Veneto, nello specifico Ulss 2 Marca Trevigiana, Ulss 3 Serenissima, Azienda Ospedale Università di Padova e Ulss 8 Berica. Abbiamo chiesto che si proceda al recupero degli emolumenti liquidati dalla data del loro pensionamento, contestualmente abbiamo inviato un esposto all'Inps e alla Procura della Corte dei conti».

IL PRECEDENTE
Non è la prima volta che i direttori generali delle quattro aziende sanitarie («il dottor Francesco Benazzi per l'Ulss 2 della Marca a Treviso, il dottor Edgardo Contato per l'Ulss 3 Serenissima a Mestre-Venezia, il dottor Giuseppe Dal Ben per l'azienda ospedaliera universitaria di Padova e la dottoressa Maria Giuseppina Bonavina per l'Ulss 8 berica a Vicenza») finiscono nel mirino della Cub, la quale già due anni fa si era attivata con un esposto alla Guardia di Finanza. La querelle aveva scatenato polemiche a più non posso tanto che in più di una occasione si parlò di caso «stipendi d'oro».

Il sindacato per vero non contesta le nomine in sé, ma contesta il trattamento economico garantito ai manager pubblici per l'appunto nelle modalità del cumulo dello stipoendio con la pensione. In soldoni poiché questi si sono ritrovati a ricoprire quelle posizioni a scavalco con la pensione, la legge Madia avrebbe imposto, con la quiescenza, di lavorare senza retribuzione: contando quindi sulla sola pensione. De facto la Regione Veneto aveva risposto come la posizione dei manager sanitari costituisse un unicum che schermava i diretti interessati dagli effetti della stessa legge Madia. E in questo senso aveva citato, tra le altre, le risultanze di un parere legale.

POSIZIONI BLINDATE
Il fatto che palazzo Balbi in passato abbia blindato le posizioni messe sulla graticola dalla Cub, non ha fermato quest'ultima dal continuare denunciare una situazione considerata decisamente borderline. Tant'è che il 5 di febbraio la Cub ha indirizzato alla Regione Veneto una diffida di dieci pagine in cui chiede di prendere provvedimenti urgenti. Alla base del gesto eclatante della sigla di base c'è una considerazione di ordine giuridico. Le deroghe previste da palazzo Balbi e, a cascata dalle Ulss interessate, sono fuori bersaglio.

DEROGHE FUORI BERSAGLIO
Infatti le norme sulla emergenza Covid richiamate più volte riguarderebbero solo ruoli operativi, da camice bianco in corsia, per farla semplice. Di più, la seconda deroga sulla quale palazzo Balbi aveva fatto affidamento, riguardava la possibilità di assunzioni fuori dal quadro ordinario per quelle amministrazioni che, in ragione del decreto legge 36 del 2020, avevano avuto accesso ai fondi speciali per interventi «previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza» meglio noto come Pnrr.

ADDEBITI À GOGO
Epperò, si legge a pagina 5 della diffida, «nessuna delle Ulss in questione risulta titolare di interventi previsti nel Pnrr». Per giunta comunque, «la deroga di cui alla citata norma è consentita solo per gli incarichi...» volti a «soddisfare specifiche esigenze alle quali le amministrazioni pubbliche non possono far fronte con personale in servizio» ed è altresì consentita al solo «scopo di realizzare obiettivi e progetti specifici e determinati». Ovvero «nessuno di questi presupposti si attaglia alla figura del direttore generale dell'Ulss», denuncia il sindacato in punta di diritto. Adesso la palla passa agli uffici di palazzo Balbi, ma soprattutto alla Corte dei conti. Quest'ultima ha il compito di quantificare e perseguire eventuali danni erariali.

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