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Economia

Portierato al Centro commerciale Palladio? «Basta paghe da fame»

Dopo la storica sentenza del tribunale di Milano che ha giudicato «incostituzionale la «misera» retribuzione base da 3,96 euro all'ora praticata dalla Civis nel settore della guardianeria in forza del contratto nazionale sottoscritto da due sigle confederali, nel capoluogo berico Adl Cobas apre una vertenza con Sinergica Eco Servizi. Dà vita ad un sit-in davanti all'ingresso del noto shopping center. E chiede che la società appaltatrice si adegui al pronunciamento della magistratura. Frattanto i lavoratori invocano «una legge sul salario minimo»

«Abbiamo aperto una vertenza per il superamento del contratto attualmente in uso per giungere alla sottoscrizione di un accordo che garantisca un livello retributivo compatibile con l'articolo 36 della Costituzione, come appunto stabilito da una recentissima sentenza del Tribunale di Milano». Ha usato queste parole Teo Molin Fop, il referente per il Vicentino del sindacato di base Adl Cobas citando nello specifico il caso  degli addetti al portierato iscritti alla stessa Adl Cobas, che lavorano in appalto all'interno del Centro commerciale Palladio in zona Settecà a Vicenza. L'affondo è stato messo nero su bianco in una nota diramata nel pomeriggio di ieri 14 giugno: poche ore dopo che, a mezzodì, Molin Fop assieme ad una decina di lavoratori in forza presso il centro commerciale, aveva dato vita ad un sit-in davanti all'ingresso della struttura.

«CONDIZIONE DI PRECARIETÀ»
«Questo purtroppo - spiega Molin Fop - è solo uno dei tanti esempi di lavoro povero, che coinvolge molti settori lavorativi come le pulizie, il commercio e il turismo. Non stiamo parlando di contratti pirata, ma di contratti collettivi firmati dai maggiori sindacati: accordi che creano una strutturale condizione di precarietà. Una condizione che non garantisce uno standard di vita adeguato. I continui aumenti dei prezzi e il continuo aumento della inflazione - rimarca il sindacalista - rendono ulteriormente insostenibile questa situazione. Per questo è necessaria la introduzione di una legge sul salario minimo».

LA RIVENDICAZIONE
Appresso un'ulteriore considerazione: «Abbiamo deciso di organizzare un presidio di fronte al Centro commerciale Palladio per rivendicare concreti aumenti retributivi per tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici, che hanno retribuzioni non sufficienti proprio in ragione di quanto prescritto dall'articolo 36 della Costituzione. Che, per l'appunto, come ha sentenziato il Tribunale di Milano, deve essere rispettato in toto».

LE BACCHETTATE A CGIL E CISL
La sentenza richiamata da Molin Fop riguarda la vertenza davanti al giudice del lavoro meneghino (ne parla diffusamente Milanotoday.it del 7 aprile) che si è occupato della condizione di una addetta della società padovana di vigilanza Civis impiegata per l'appunto nel Milanese. La paga di 3,96 euro l'ora (resa possibile in forza di un contratto nazionale sottoscritto «da Cgil e Cisl» mai rinnovato per otto anni che appunto identifica quella cifra come salario minimo) è stata descritta in sentenza come incostituzionale. La notizia aveva fatto il giro dei media italiani: molti esponenti del sindacalismo di base, criticando proprio la Cgil e la Cisl, avevano descritto la cifra della retribuzione minima scritta nero su bianco nel contratto collettivo nazionale come «misera e odiosa».

IL RUOLO DELLA SRL MILANESE
Davanti al centro commerciale a più riprese è stato scandito gli slogan «basta paghe da fame, serve una legge sul salario minimo». Più nel dettaglio la vertenza avviata da Adl Cobas riguarda gli aderenti alla sigla di base che hanno sottoscritto il contratto di lavoro con la milanese «Sinergica Eco Servizi srl», alla quale il Centro commerciale Palladio, con la società di specie, ha affidato per l'appunto il portierato e le altre mansioni affini. Fop ai taccuini di Vicenzatoday.it fa sapere che il contratto dei dipendenti vicentini non è lo stesso oggetto del contenzioso tra la Civis e la lavoratrice milanese. Però, aggiunge il sindacalista berico, il contratto sottoscritto dai soggetti assistiti da Adl Cobas (ovvero quello relativo alla «Sicurezza sussidiaria» che prevede «paghe orarie tra i 5,977 e i 6,685 euro lordi») è ugualmente tra quelli censurati nella sentenza del giudice del lavoro meneghino

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