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Economia Piovene Rocchette

Sbocco a Marco o a Besenello, riparte la sciarada A31 nord

Si moltiplicano le indiscrezioni per il completamento a settentrione della Valdastico: nel risiko, che si gioca ai piani alti del potere, anche internazionale, potrebbe entrare pure la Superstrada pedemontana veneta

Lungo l'asse Roma, Vicenza, Trento, Londra, ci sono alcuni settori delle professioni e dell'impresa che da settimane starebbero lavorando alacremente ad un dossier preciso. Quello della rinascita del progetto Valdastico nord già seppellito da una sentenza tombale della Cassazione e messo ancor più a rischio da un procedimento per danno erariale avviato dalla Corte dei conti: seicento milioni di euro la richiesta monstre ipotizzata in prima battuta a carico dell'allora cda di Anas accusato di avere rinnovato indebitamente concessione poi riformulata a 178 milioni di euro sempre dalla magistratura erariale capitolina.

I RUMORS E LA CONFINDUSTRIA
I rumors che nella città del Primo concilio arrivano dalla sede di Confindustria in via De Gasperi sono precisi. L'idea è quella di procedere anzitutto con una accurata ricognizione legale dalla quale desumere se il progetto della Valdastico nord (meglio nota come A 31 nord o Pirubi nord), sia sganciabile dal controllo della Brescia Padova che è poi la società che fa capo alla galassia Atlantia-Benetton che al momento controlla appunto la Brescia Padova, considerata dagli esperti una sorta di gallina dalle uova d'oro.

LE CONCESSIONI: IL FUTURO E IL LABIRINTO
La concessione di quest'ultima, abbondantemente scaduta da anni sarebbe dovuta andare a gara da tempo. Ma con alcuni stratagemmi assai borderline rispetto alla liceità, la concessione è stata di volta in volta prorogata, spesso con la scusa che il concessionario, necessitava di tempo per realizzare una prosecuzione della A31 nord tra Piovene Rocchette nel Vicentino e Besenello nel Trentino, che in realtà si è dimostrata così carente sul piano dei requisiti amministrativi e ambientali tanto da essere fatta a pezzi prima dal consiglio di Stato e poi dalla Cassazione.

Ora il destino della concessione non è ancora chiaro: al netto del labirinto normativo, la nebbia è pure comprensibile quando di mezzo ci sono interessi miliardari. Tuttavia alla grossa le opzioni sul tavolo sembrano essere tre. Uno, con un quadruplo carpiato, c'è chi pensa a un rinnovo tout-court della concessione. Due, la concessione finisce in mano a una società pubblica costituita ad hoc che potrebbe comprendere Anas ma anche Cav ossia la holding autostradale del Veneto assieme agli enti pubblici interessati lungo l'asse tra Padova e Brescia. Tre, una gara europea a tutti gli effetti che assegni la concessione a un soggetto: pubblico o privato che sia che avanza la miglior proposta sia sul piano del costo garantito al concedente sia per quanto riguarda le migliori pratiche per la gestione.

ANNIDATA NEGLI INTERSTIZI, SBUCA LA SPV
Ma è negli interstizi di queste tre possibilità che si potrebbe celare, questi i rumors che giungono da via De Gasperi il cosiddetto «piano B». Quello per cui il progetto Pirubi nord potrebbe in qualche modo essere «esfiltrato» dalla concessione per poi essere riproposto. O come una sorta di project financig collegato ad un'altra opera zombie, pensata sempre con la formula del parteneraiato pubblico privato (si tratta della cosiddetta Valsugana bis che dovrebbe connettere il comprensorio di Montebelluna con la Valsugana). Oppure come opera unica. In entrambi i casi il proponente sarebbe un soggetto legato alla Sis ossia al concessionario incaricato dalla Regione Veneto, che attualmente è impegnato nella realizzazione e nella gestione della Superstrada pedemontana veneta, nota come Spv. Sis è un raggruppamento italo-spagnolo il cui asset principale è appunto la Spv: asset che è de facto conferito a Circuitus capital. Una Ltd, più o meno l'equivalente di una srl, con base a Londra. Nel contesto «di un piano B» non è da escludere, tra l'altro, che la galassia Sis ambisca a entrare nel risiko concessionario del Nordest. Risiko autostradale nazionale nel quale il gruppo iberico-piemontese, un po' alla volta, comincia a far notare la sua presenza sia nel Nord del Paese, sia al centro, sia al Sud.

«COPERTURE METAFISICHE»
Epperò da via De Gasperi le voci sono concordanti. Se un progetto del genere andasse in porto non basterebbero solo le ricognizioni legali o le pezze d'appoggio giuridiche: troppo scivoloso è il terreno, troppi i possibili contendenti. Motivo per cui un progetto del genere potrebbe aver bisogno non solo di coperture nel mondo economico o politico ma di coperture «tanto alto di gamma da sfiorare la metafisica», si mormora un po' ironicamente dalle parti di Confindustria. Con questa prospettiva quindi può essere utile dare una occhiata ai vertici di Circuitus capital. Nel cui board of advisory (una sorta di consiglio di amministrazione) figurano Matterino Dogliani, Manuel Manrique Cecilia, Carsten Kengeter, Roland Koch e Stephen Harper.

L'EMPIREO E IL SOVRANO ORDINE DI MALTA
Il primo è uno dei volti di spicco della casata industriale piemontese dei Dogliani, ed è anche un uomo simbolo del gruppo Sis. Dogliani però è pure noto nella capitale per le sue entrature di altissimo livello Oltretevere e nel resto dei palazzi romani, non solo quelli politici. Tanto che, ostentando molta sicurezza in sé stesso, sul sito di Circuitus capital spiega di essere «Commendatore della Repubblica» nonché «Commendatore del Sovrano Ordine di Malta pro merito melitensi». Appresso c'è Manrique Cecilia. Quest'ultimo è un uomo chiave di Sacyr, socio di Sis, nonché fra i principali gruppi ispanici delle costruzioni, gruppo che vanta partecipazioni anche nel colosso iberico del petrolio ossia Repsol, altra compagine nella quale la figura di Manrique ha un peso specifico notevole. Il top manager madrileno in patria è dato assai vicino alla famiglia Carceller, che a sua volta vanta una posizione di primo piano nella Sacyr: famiglia che da anni viene data in rapporti di straordinaria cordialità con pezzi dell'Opus dei.

Tuttavia i nomi di peso non board di Circuitus non finiscono qui. Il tedesco Kengeter, classe 1967, oltre ad essersi occupato ad alto livello del mercato dei derivati e di quello valutario in Goldman Sachs (compagine finanziaria in cui operò anche l'attuale premier italiano Mario Draghi), vanta un curriculum di alto profilo. Nel 2012 la sua immagine però viene offuscata dal cosiddetto scandalo «Rogue trade» che coinvolge l'Ubs, banca svizzera in cui Kengeter riveste un ruolo apicale. Dal 2015 al 2017 a Francoforte il brillante 54enne sale al comando della Borsa tedesca ossia Deutsche Börse. Dopo l'esperienza in riva al Meno, la vita professionale del manager prosegue. L'uomo assume svariati incarichi tra cui quello alla Circuitus capital. Nel cui board figura un altro tedesco di vaglia assoluta.

L'EX UOMO FORTE DELL'ASSIA E DELLA CDU
Si tratta di Roland Koch. Nato nel 1958 a Francoforte, capitale della finanza tedesca, Koch è un avvocato esperto di diritto della concorrenza nonché professore universitario. L'uomo è stato anche un deputato di peso della Cdu all'Europarlamento sino a divenire, sempre per i cristiano-democratici, il potentissimo presidente del Land Assia. Il professore vanta, come Kengeter, un incarico passato in Ubs, però nella filiale tedesca. Ma al di là delle posizioni ricoperte Koch conosce bene pure il mondo delle infrastrutture giacché dal 2011 al 2014 ha assunto la presidenza di uno dei maggiori gruppi europei nel ramo dell'ingegneria e delle costruzioni, vale a dire la tedesca Bilfinger.

L'EX PREMIER CANADESE E LA NATO
Per ultimo ma non da ultimo Circuitus nel suo board può addirittura contare su di un ex premier. Si tratta di Stephen Harper, ex primo ministro canadese coi conservatori. Il politico che a lungo ha retto le sorti di uno dei Paesi economicamente più solidi del G7, non ha finito bene la sua carriera. Malvisto da parte dell'opinione pubblica, col suo entourage colpito da alcuni scandali di non poco conto, Harper, nel 2015 dovette cedere il passo al liberale progressista Justin Trudeau. Per il suo ufficio quale premier di un Paese Nato, Harper è a conoscenza di informazioni di altissimo profilo, non facilmente acquisibili da chiunque.  Rimane da capire se i cinque siano accomunati da qualcosa. A Roma a ridosso delle mura leonine le voci si rincorrono. Si parla di una vicinanza, almeno di alcuni di loro, addirittura all'entourage di Joseph Ratzinger poco prima che quest'ultimo divenisse pontefice col nome di Benedetto XVI. «Così in alto nella piramide del potere l'aria è talmente rarefatta - si bisbiglia in via De Gasperi - che finanza, congregazioni religiose, consessi giudiziari, circoli iniziatici, alta burocrazia, settori istituzionali e politica, sono tanto sfumati da apparire come la stessa cosa».

FUGATTI E I «VAGITI IN CODICE»
Ad ogni modo probabilmente anche in ragione del peso specifico messo in campo da Circuitus capital, gli aficionados della A31 Nord, avrebbero ricominciato a tessere relazioni, a bazzicare per i ministeri, a frequentare i palazzi della politica, a coltivare relazioni lungo l'asse Roma, Vicenza, Trento, Londra. Tanto che il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, seppur allo stato embrionale come riporta Il Fatto, «preceduto peraltro da alcuni vagiti in codice», avrebbe, secondo i boatos di palazzo, ridato impulso all'iter: stavolta con la prospettiva, quanto meno anelata, di una progettazione unitaria da Piovene al Trentino. A fine luglio anche il consigliere provinciale trentino del M5S Alex Marini aveva in tal senso lanciato un suo allarme.

LO ZOMBIE, LO STREGONE E LO SBOCCO IMPOSSIBILE
Il problema, uno tra i tanti, è lo sbocco. Le soluzioni per la Vallarsa, prospettate anni fa, sono state ritenute fantascienza anche dal più forsennato degli ingeneri. Rimarrebbero lo sbocco a Marco, una frazione nella propaggine meridionale di Rovereto. Lì la popolazione è contraria: ed è pronta a vendere cara la pelle. Poi c'è il nodo dello svincolo. Una delle ipotesi progettuali girate nei corridoi di Confindustria Trento non è ben vista allorché metterebbe in crisi la zona industriale tra Marco e Mattarello. Tra le tante imprese che non vedrebbero affatto di buon occhio quella soluzione c'è uno stabilimento del Gruppo Armani; un nome che non può essere ignorato. Motivo per cui Fugatti, avrebbe confidato ai sui più stretti collaboratori di volere riprendere in esame, come uno «zombie rimesso in piedi dallo stregone» commentano i detrattori, oltre a quella di Marco-Rovereto, la possibilità di finire l'opera lì dove la Cassazione l'aveva sepolta: ossia a Besenello.

IL FUTURO INCERTO E LA VEGLIA DEL GUERRIERO
Quando i supremi giudici in un durissimo contenzioso durato anni diedero ragione al sindaco besenellota Cristian Comperini e al suo vice Roberta Rosi, che avevano condotto la popolazione nella battaglia legale, questi ultimi ringraziarono «i cittadini, le associazioni e i comitati» per un sostegno «che non era mai mancato». Poi ringraziarono il professore Giandomenico Falcon e e l'avvocato Christian Ferrazzi, ossia i due legali che avevano seccamente battuto in aula la controparte. In quel frangente però Comperini e Rosi, non per nulla, non si abbandonarono a toni trionfalistici: «Sappiamo bene che tra coloro che sostengono quest'opera così dannosa per l'ambiente c'è chi ha intenzione di non deporre le armi. Per questo noi rimarremo in guardia». E non è un caso che nella piccola cittadina della Vallagarina l'ingresso al centro sia ancora «piantonato» dalla «veglia continua» dal guerriero «No Valdastico nord» (in foto), una scultura lignea realizzata dall'artista Florian Grott, che spiega molto meglio di tante parole come da quelle parti la gente la pensi della Pirubi.

LA PROSPETTIVA NOTA AI RAS DELLA EX DC
In realtà le intenzioni degli alfieri della A31 nord sarebbero già note ad alcuni personaggi di spicco tra coloro che bazzicano o che hanno bazzicato la politica più o meno ad alti livelli. Oltre a Fugatti e al governatore legista Luca Zaia (entrambi leghisti) anche Achille Variati (ex sindaco berico e ex sottosegretario agli Interni in quota Pd, area lettiana), conoscerebbe alcune porzioni di questo progetto in nuce. Pure Mauro Fabris, ras delle infrastrutture del Veneto, con un passato da notabile della Dc (come Variati) sarebbe a conoscenza dei piani. Come ne sarebbe a conoscenza anche l'entourage dell'ex ministro del bilancio Paolo Cirino Pomicino, ex punta di diamante della Dc andreottiana, dato per vicinissimo ad un'altra compagine delle costruzioni che negli anni '80 e '90 in Italia contava parecchio, vale a dire la Icla. Pomicino per di più quel mondo lo conosce bene giacché è vicepresidente di Autostrade meridionali: il concessionario legato ad Atlantia, risultato sconfitto dal gruppo Sis nell'ambito della aggiudicazione della concessione per la gestione della autostrada Napoli-Salerno.

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