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Cronaca Piovene Rocchette

La Cassazione seppellisce definitivamente la Valdastico nord

La pronuncia dei supremi giudici civili è maturata in queste ore e si riferisce all'iter del 2012. Cantano vittoria i comitati e la giunta di Besenello che si opponevano al progetto. Ma non è escluso che i proponenti tentino, solo dopo una lunga procedura, un secondo approccio: batosta trasversale per governo, Regione Veneto, provincia autonoma trentina e per tutti i partiti che hanno sostenuto l'opera

«Con questa decisione la Corte di cassazione mette una pietra tombale sull'iter del 2012, ma dalle nostre parti abbiamo imparato a essere molto realisti. Questo risultato non protegge i territori e le comunità del Veneto e del Trentino. Obbliga gli interessati alla realizzazione a ricominciare da capo e questo ci dà tempo prezioso». A parlare in questi termini è Roberta Rosi, vicesindaco di Besenello, piccolo comune del Trentino, che ieri 4 febbraio in serata aveva commentato così la notizia giunta nel medesimo giorno presso la segreteria municipale.

Nel ripercorrere le scelte della Suprema corte di cassazione che di fatto ha constatato che le lacune e vizi dell'iter proposto dalla società Brescia Padova, già cassati dal Consiglio di Stato in secondo grado «non erano superabili» perché il progetto deve essere unico e non una somma tra quello veneto e quello trentino: questo alla grezza il convincimento dei giudici e dei detrattori della infrastruttura che per di più ne contestano «un impatto ambientale abnorme». Appresso c'è un'altra considerazione di Rosi sulla lunga battaglia legale: «Abbiamo avuto i migliori avvocati amministrativisti d'Italia. Il professor Giandomenico Falcon e l'avvocato Christian Ferrazzi sono stati strepitosi, per la padronanza della materia giuridica, per la determinazione, per la capacità di redazione degli atti e per la passione che hanno profuso in questa vicenda legale. A loro va il nostro più grande ringraziamento».

Oggi però ha parlato anche Luca Canale, volto storico della galassia ecologista dell'Alto vicentino: «Con questa sentenza... dopo le inchieste della Corte dei conti sul rinnovo della Concessione, dopo le proposte da cappellaio matto relative allo sbocco a Rovereto e alle chicane trentine, si accresce quindi il cumulo di pietre tombali su un'opera che ormai non è solo defunta e desueta, ma che continua a venire sponsorizzata e spinta solo da quelle parti politiche che non possono e non vogliono dire di no a quei potentati economici abituati a farla da padrone, specie nel Nordest».

Da un punto di vista politico si tratta di una colossale batosta bipartisan perché nella vertenza giudiziaria per resuscitare l'opera, che oggi muore a Piovene Rocchette senza concludere verso settentrione, erano entrati anche la Presidenza del consiglio dei ministri, il Ministero dell'ambiente, il Ministero dei trasporti, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, ossia il Cipe. E poi la Regione Veneto e la provincia autonoma di Trento: una querelle giudiziaria con i grandi schieramenti gli schieramenti di ogni segno politico de facto favorevoli all'opera a prendere le sembianze di Golia e il municipio besenellese assieme ad alcuni agguerriti ecologisti a prendere le parti di Davide che stende il gigante. Frattanto i comitati usano anche l'arma dell aironia: «Partiti, industriali, istituzioni più o meno prone, concessionario Brescia Padova e supporter vari la smettano. Non continuino con questo accanimento terapeutico su un cadavere. Resuscitandolo ne può venire fuori solo un Frankenstein».

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