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Purgatori «si interessò anche del caso Pfas»

A ricordare l'impegno del giornalista romano nella sua veste di ex presidente di Greenpeace Italia è Giuseppe Ungherese. Ai taccuini di Vicenzatoday.it il responsabile della campagna della nota associazione ecologista contro la presenza dei temibili derivati del fluoro nell'ambiente, dispiegata in primis tra Vicentino e Veneto centrale, parla dell'autore scomparso pochi giorni fa

«Negli anni di presidenza di Greenpeace abbiamo avuto spesso degli scambi e occasioni per collaborare. Si è sempre mostrato interessato a numerose tematiche affrontate con le nostre campagne, dal problema Pfas alla questione climatica». È questo il passaggio saliente di una nota diramata ieri 21 luglio da Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Pfas di Greenpeace Italia. Ungherese (che è una delle figure più attive nel denunciare lo scandalo dell'inquinamento da derivati del fluoro, i Pfas appunto, il quale  ha colpito il Veneto centrale con l'affaire Miteni), ha usato queste parole per ricordare Andrea Purgatori. Il giornalista d'inchiesta morto tre giorni fa in circostanze tutte da chiarire. Purgatori dal 2014 al 2020 infatti è stato presidente di Greenpeace Italia. L'associazione tre giorni fa, giorno della morte del noto volto televisivo dell'emittente La7 gli ha dedicato un breve tributo scritto.

«PERSONALITÀ E AUTOREVOLEZZA»
«Ricordo una volta in occasione del referendum trivelle che ci trovammo a presentare una serie di esposti in varie procure. In alcuni casi i funzionari pendevano dalle sue labbra, inermi di fronte alla sua personalità e alla sua autorevolezza. Una persona così mancherà a Greenpeace, al mondo del giornalismo, all'Italia» scrive ancora Ungherese. Il quale ai taccuini di Vicenzatoday.it fornisce un altro spunto per delineare la personalità dell'autore romano scomparso all'età di settant'anni anni. «Si tratta - spiega Ungherese - di una perdita incolmabile, stiamo parlando di una persona non solo dotata di una competenza e di un carisma straordinari, ma stiamo parlando anche di un uomo che si è contraddistinto da sempre per la sua schiena diritta. Non è per nulla che assieme a noi si interessò anche del caso Pfas».

IMPEGNO SILENZIOSO
Gli addetti ai lavori ricordano tra l'altro l'impegno dietro le quinte in cui Purgatori si è profuso proprio in relazione al caso di maxi contaminazione da derivati del fluoro che fa capolino tra il 2013 e il 2014 e che in quel periodo colpisce il Veneto centrale tra Veronese, Vicentino e Padovano. È in quel periodo che la Miteni, una industria chimica di Trissino nell'Ovest vicentino, oggi fallita, finisce al centro di un colossale caso di inquinamento da derivati del fluoro tra i più rilevanti e clamorosi in Europa. 

Proprio nel 2014 Purgatori diviene presidente di Greenpeace (lo rimarrà fino al 2020) e negli anni un po' alla volta, sempre con molta discrezione, il giornalista (che nella sua vita è stato tra le altre anche sceneggiatore, saggista, autore televisivo ed attore) si è mosso con passo felpato: prodigandosi direttamente e indirettamente con i colleghi dei grandi giornali e coi responsabili dei palinsesti delle principali tv affinché sotto il profilo mediatico il caso, inizialmente circoscritto al Veneto, potesse essere approfondito anche dai media nazionali.

L'ASPETTO MEDIATICO
Frattanto proprio sui media nazionali, dopo le rivelazioni del quotidiano il Domani, tiene prepotentemente banco il caso della morte di Purgatori. Sul quale, ancor più a partire da oggi, incombe lo spettro di un decesso dovuto a diagnosi e cure errate. Anche la stampa sportiva, il giornalista era un tifoso della Roma, si sta occupando della vicenda.

Ad ogni modo se il decesso sia da attribuire, senza l'intervento di fattori penalmente rilevanti, semplicemente alla patologia tumorale accusata dall'autore o se, invece, la morte sia dovuta ad uno più o più errori medici, volontari o meno, sarà la magistratura, se possibile, ad accertarlo. La quale tra le varie fattispecie penali da passare al vaglio, quantomeno come ipotesi investigativa, potrebbe confrontarsi con quella del dolo eventuale. Si tratta chiaramente di ipotesi astratte: che per avere un minmo riscontro debbono fare pendant con le evidenze che via via saranno raccolte dagli inquirenti. 

GLI SCENARI
Peraltro l'ipotesi di un errore medico volontario, almeno a leggere tra le righe, sembra essere confutata dal direttore del Tg de La7 Enrico Mentana. Al quale «la Repubblica» oggi in pagina 19 dedica una breve intervista. Le certezze di Mentana però avrebbero fatto storcere il naso ad una parte del mondo giornalistico romano: che avrebbe preferito più prudenza in attesa di maggiori riscontri da parte degli inquirenti. I quali nelle ore passate, l'indiscrezione circola in diversi palazzi romani ed è tutta da confermare, avrebbero dovuto anche fronteggiare un problema preciso: quello relativo al mancato rinvenimento presso le strutture sanitarie di competenza di alcuni record clinici utili all'inchiesta.

Ad ogni buon conto la figura di Purgatori «come talento assoluto del giornalismo investigativo», anche per le sue doti di narratore («il successo della trasmissione Atlantide su La7 da lui condotta ne è una ennesima riprova») è un convincimento unanime di tantissimi suoi colleghi che in questi giorni hanno tessuto lodi di ogni tipo.

LA CARRIERA
Ancora, Purgatori era un'autorità indiscussa per quanto riguarda numerosi dossier ad altissimo voltaggio. Strage di Ustica, strategia della tensione, trattativa Stato-mafia, logge massoniche deviate, depistaggi e servizi segreti, scomparsa di Emanuela Orlandi, fino agli anfratti più reconditi dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, sono i casi più conosciuti di un percorso professionale «speso all'insegna della ricerca, della analisi, della narrazione rigorosa ma sempre alla portata del grande pubblico». Proprio la puntata sulla fine di Pecorelli, con tutti i collegamenti, tra i tanti, fra il caso Orlando, il caso Moro e l'affaire P2, andato in onda nella primavera del 2023 secondo i suoi aficionados non solo potrebbe essere una chiave di lettura per gettare una luce su quella galassia che coprì la vicenda Orlandi, ma potrebbe contenere anche alcuni spunti per gettare una luce supplementare sulla scomparsa di dello stesso Purgatori ove emergesse un ordito dietro la morte del gioranlista romano.

In questo senso il suo ruolo di primo piano nella serie americana «Vatican girl» trasmessa su Netflix e dedicata giustappunto alla scomparsa della Orlandi in un più ampio contesto fatto di trame vaticane, legami con la Banda della magliana e intrecci finanziari, mafiosi e politici, la dice lunga sulla poliedricità dell'autore deceduto il 19 luglio. Nella sua carriera di contro non è mai mancata l'ironia: come quella che permea il film «Fascisti su Marte» in cui Purgatori recita la parte «del camerata Fecchia» o come quella che permea l'inchiesta parodistica dedicata al «Killer della carbonara», trasmessa da La7 non molti mesi fa.

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