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Formazione per i medici degli hub Covid: l'ok arrivato solo «il 30 marzo»

A rivelare che i corsi per il personale destinato agli ospedali che trattano esclusivamente i contagiati sono stati avviati dopo l'apertura dei centri stessi è un documento della direzione sanitaria della Regione Veneto che Vicenzatoday.it può mostrare in esclusiva

La Regione Veneto ha dato disposizioni precise affinché i medici che debbono essere assegnati agli ospedali attrezzati esclusivamente per affrontare l'emergenza coronavirus (noti come hub Covid-19), possano contare su un adeguato momento di formazione: il tutto in ragione delle particolarità del morbo soprattutto in termini di trasmissione del contagio. C'è però un dettaglio di non poco conto che sta mandando in fibrillazione la politica regionale.L'emergenza Covid-19 era deflagrata ufficialmente nel lontano 31 gennaio 2020, o meglio a scavalco tra il 31 gennaio e il dì successivo. Giustappunto il 31 infatti il governo italiano dichiara ufficialmente lo stato di emergenza mentre il giorno appresso la decisione viene pubblicata sulla gazzetta ufficiale.

Di lì in seguito i media racconteranno, tra mille contraddizioni, il crescendo dell'emergenza su tutto il territorio nazionale. Tuttavia la decisione della Regione Veneto di formare adeguatamente i medici che andranno in prima linea negli hub è del trenta marzo: una data posteriore non solo alla dichiarazione dello stato di emergenza ma perfino successiva alla apertura degli stessi hub, basti pensare a quello di Santorso nell'Alto vicentino, sul quale peraltro fioccano polemiche a non finire. Se ne ricava che, almeno sul piano teorico, ci sia il rischio che i medici assegnati agli stessi hub abbiano cominciato il loro lavoro «in quella nuova trincea» senza un adeguato supporto formativo.

Ad ogni modo a dimostrare inconfutabilmente la cronologia degli eventi è un documento che Vicenzatoday.it può mostrare in esclusiva e che porta la firma del direttore generale dell'area sanità, il vicentino Domenico Mantoan. Nel provvedimento del massimo dirigente sanitario della Regione Veneto infatti vengono riportati con chiarezza il numero del protocollo che è il 137879 e la data dello stesso che è appunto quella del 30 di marzo. Il provvedimento peraltro è indirizzato a tutti i direttori delle Ulss del Veneto.

Per di più la novità da stamani ha cominciato a circolare tra i consiglieri regionali. La rodigina Patrizia Bartelle (gruppo misto - Veneto 2020) che oltre ad occupare uno scranno a palazzo Ferro Fini è pure membro della commissione sanità, spiega di avere sfogliato il documento e aggiunge: «Onestamente sono basita e atterrita da quanto ho potuto leggere. Chiederemo spiegazioni a Mantoan e al governatore leghista Luca Zaia: la nostra presa di posizione sarà durissima». Da stamattina presto la tensione in laguna si sta tagliando col coltello, anche perché in linea teorica, se qualche medico si ammalasse perché non ha ricevuto direttive chiare potrebbe anche avviare procedimenti giudiziari, sia penali sia civili. Tant'è che c'è chi starebbe meditando di chiedere a Zaia lo scalpo di Mantoan, anche alla luce di altri precedenti tra cui il cosiddetto caso dei tamponi mancati. Non sono pochi i consiglieri della maggioranza di centrodestra che avrebbero storto il naso per il modo con cui il presidente della giunta da mesi sta difendendo il dirigente messo sulla graticola anche per vicende estranee alla gestione della emergenza da Covid-19. Chi scrive ha contattato sia Zaia sia Mantoan per conoscere il punto di vista della amministrazione. Tuttavia, almeno per il momento, non è arrivata alcuna risposta.

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