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Ospedale Alto vicentino, è operativo l'hub per l'emergenza da Covid-19

Da ieri l'indirizzo della Regione Veneto sulla specializzazione del nosocomio è divenuto realtà: ridimensionato il pronto soccorso e altri reparti, si moltiplicano i timori da parte dei comitati di zona e delle minoranze a palazzo Ferro Fini. In molti temono carenze e disservizi

Da ieri l'ospedale che serve l'Alto Vicentino ossia quello di Santorso è ufficialmente diventato una struttura dedicata (hub in gergo anglosassone) pressoché interamente al trattamento degli infetti da coronavirus, anche il servizio di pronto soccorso viene sospeso e declassato a punto di primo soccorso. Lo rende noto l'Ulss 7 Pedemontana con un dispaccio diramato giustapposto ieri 26 marzo.

«Prosegue la riorganizzazione dell'ospedale di Santorso - si legge nella nota - in funzione della sua trasformazione a centro di riferimento provinciale per i pazienti con Covid-19. In quest'ottica», dalle ore 20.00 del 26 marzo il pronto soccorso dell'Ospedale Alto vicentino «sarà escluso dalla rete di emergenza del 118 regionale. I pazienti cosiddetti non Covid che necessitano del servizio di emergenza tramite 118 saranno quindi trasportati direttamente presso il pronto Soccorso di Bassano o di altre strutture più vicine alla residenza».

E la nota prosegue: «Inoltre, non saranno più effettuati ricoveri di pazienti non Covid né in osservazione breve intensiva, né in altri reparti». Il pronto soccorso di Santorso manterrà comunque le proprie competenze e funzioni e i pazienti potranno continuare ad accedere allo stesso pronto soccorso: «i codici bianchi e verdi saranno visitati o medicati direttamente, mentre quelli con maggiori necessità assistenziali saranno stabilizzati e trasferiti se necessario presso altri ospedali. In ogni caso sono stati attivati due percorsi separati di accesso, uno per pazienti non Covid e l'altro per i pazienti Covid o sospetti Covid».

La novità, che era annunciata da tempo, non è stata presa molto bene da molti gruppi e associazioni sul territorio i quali temono che il depotenziamento di alcuni servizi del nosocomio possa divenire definitivo anche quando sarà passata l'emergenza: una eventualità che, almeno ad oggi, viene negata dall'assessore regionale alla sanità, la leghista Manuela Lanzarin. Ieri il consigliere comunale scledense Carlo Cunegato di Coalizione civica sulla sua bacheca Facebook ha distillato un commento in cui dominano ansia e inquietudine: «Come temevamo nei giorni scorsi il pronto soccorso di Santorso esce dalla rete di emergenza del 118. Viene mantenuto l'accesso solo per i codici bianchi e verdi. Ciò significa che per le situazioni più critiche si verrà portati a Vicenza o Bassano. Esprimiamo ancora una volta la nostra preoccupazione per tale scelta organizzativa». Queste preoccupazioni domenica scorsa avevano preso corpo con una protesta particolare: molti residenti del comprensorio infatti avevano criticato la scelta della amministrazione regionale e dell'Ulss 7 esponendo dai balconi striscioni e cartelli molto critici verso palazzo Balbi.

Ad ogni modo sulla vicenda oggi a palazzo Ferro Fini è intervenuta anche l'opposizione. I consiglieri regionali Cristina Guarda, Patrzia Bertelle e Piero Ruzzante (fanno parte del coordinamento Veneto2020) hanno preso carta e penna e in una nota indirizzata al presidente della giunta regionale (il leghista Luca Zaia della Lega) hanno stilato un decalogo il cui proposito principale è quello di tutelare il futuro degli ospedali veneti che in questi giorni sono stati riconvertiti ad hub per il contrasto al coronavirus. La proposta per l'appunto si articola in dieci punti: «Uno, un piano per la gestione delle emergenze sanitarie e uno di medio lungo termine per garantire servizi territoriali e ospedalieri alle popolazioni che si ritrovano senza presidio sanitario di prossimità a causa dell'istituzione dei cosiddetti Covid hospital; due ,prevedere urgentemente tamponi per i pazienti ricoverati in ospedale e di cui si prevede trasferimento o dimissione; tre,  attribuire precedenza assoluta alla verifica costante dello stato di salute del personale sanitario, quello degli operatori e dei medici di base; quattro, prevedere formule di alloggio per gli operatori sanitari in servizio negli ospedali, reparti o che hanno avuto contatti con pazienti esposti a Coronavirus; cinque, velocizzare i tempi che intercorrono tra pretrattamento telefonico, il cosiddetto triade e tampone al paziente potenzialmente infettato dalla malattia; sei mettere in campo subito apposite procedure socio-sanitarie per l'assistenza domiciliare per persone con disabilità; sette rendere più snella la procedura di segnalazione e messa in isolamento dei soggetti esposti a possibile contagio Coronavirus; otto, sospendere i pagamenti da parte degli utenti dei servizi non erogati e dei contribuenti del bollo auto regionale; nove, stanziare immediatamente congrue risorse per le case di riposo e le residenze sanitarie accreditate; dieci, implementare il Fondo regionale non autosufficienti per interventi a sostegno delle loro famiglie».

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