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Venerdì, 26 Aprile 2024
Attualità Montecchio Maggiore

Pfas e bonifiche, ancora critiche alla Regione Veneto e al Comune di Trissino

Dopo la difesa dell'operato di palazzo Balbi da parte dell'assessore Bottacin i comitati contrattaccano: parlano di linea poco credibile da parte della giunta e non lesinano bacchettate anche agli enti locali

Le rassicurazioni e le lamentele dell'assessore veneto all'ecologia Giampaolo Bottacin sulla vicenda Pfas non convincono la galassia ecologista. Ieri 24 ottobre lo scrittore ed alpinista di Montecchio Maggiore Alberto Peruffo, uno dei volti più noti della rete ambientalista berica, ha risposto «punto su punto alle tesi di Bottacin» il quale da giorni parla di attacchi politici e strumentali all'indirizzo della giunta capitanata dalleghista Luca Zaia. Sul portale della Casa della cultura cibernetica Peruffo spiega che «la tragedia ambientale» che ha colpito la regione che fu della Serenissima «è conseguenza di scelte politiche» ben precise. «Di questo l'assessore deve prendere atto senza lamentarsi inutilmente - puntualizza l'attivista - evitando di distrcere i fatti». Si tratta di parole dure che fanno il paio con quelle pubblicate sempre ieri e sempre in relazione alla nota di Bottacin sul portale Pfas.land il quale parlava di lettera «di basso profilo».

Tuttavia il fuoco concentrico su Bottacin prosegue incessantemente. «Nascondersi dietro la farraginosità della norma per la mancata bonifica della Miteni non sta né in cielo né in terra primo perché «il testo unisco sull'ambiente è chiaro e comprensibile» secondo perché quella legge fornisce indicazioni precise a chi di dovere. È questo il succo delle dichiarazioni rese alle telecamere di Vicenzatoday.it da Massimo Follesa, portavoce della associazione ambientalista Covepa. Il quale sulle inerzie che avrebbero caratterizzato l'affaire Miteni punta l'indice contro l'assessore all'ambiente, il leghista Giampaolo Bottacin che appunto da giorni va difendendo sull'argomento l'operato di palazzo Balbi il quale durante una manifestazione organizzata domenica 20 a Venezia era stato oggetto delle critiche al vetriolo degli ambientalisti, in primis delle «Mamme no Pfas».

LA VIDEO-INTERVISTA A MASSIMO FOLLESA

Ma c'è di più. Ai microfoni di Vicenzatoday.it Follesa punta l'indice pure contro il comune di Trissino. Sul quale è vero che insiste la Miteni, finita al centro di un maxi caso di contaminazione da derivati del fluoro. Contaminazione che però è stata riscontrata, per una vicenda distinta, anche sotto il sedime della Rimar, società riferibile alla famiglia Marzotto, una delle casate imprenditoriali più note d'Italia.

«A me non risulta che il comune di Trissino abbia imposto una bonifica per quel sito. E questo silenzio è aberrante» attacca il portavoce. La vicenda risale all'autunno dello scorso anno ed era stata disvelata proprio da Vicenzatoday.it. In quella occasione il Covepa (che solitamente rivolge alla Superstrada pedemontana veneta i suoi strali), spalleggiato dal resto della rete ambientalista vicentina, aveva puntato l'indice proprio sulla Rimar-Marzotto non lesinando legnate nemmeno alla Provincia di Vicenza.

Tuttavia le principali bordate sull'affaire Pfas si concentrano sulla Regione Veneto. «Ai primi di maggio di quest'anno a Cologna veneta ci fu una convention sul tema Pfas. A quell'incontro - rimarca il portavoce - prese parte anche il commissario regionale all'emergenza Pfas Nicola Dell'Acqua il quale promise solennemente che la Regione avrebbe concluso una indagine amministrativa per valutare, in relazione all'affaire Pfas, eventuali condotte omissive da parte dei funzionari della Regione stessa o di altri enti collegati come Genio civile o Arpav. Di quell'esito - attacca Follesa - non abbiamo più sentito parlare. E la cosa è grave perché se i funzionari hanno agito correttamente allora è doveroso dirlo ad alta voce perché possano camminare a testa alta. Se invece qualcuno ha fatto il furbo, come si può presagire da alcuni passaggi dell'indagine sul caso Miteni, allora la Regione deve prendere provvedimenti senza attendere il magistrato».

Ma l'ultimo ragionamento Follesa lo riserva per Dell'Acqua: «Ricordiamo bene come costui a Cologna veneta il 2 maggio con la sicumera che spesso lo contraddistingue dichiarò che la bonifica la si sarebbe dovuta fare a regola d'arte. Che cosa è cambiato in questi mesi per giungere allo stallo che tutti conoscono condito in ultimo con la penosa difesa d'ufficio di Bottacin? Perché lorsignori non fecero allora emergere questi elementi di dubbio? Avevano paura di essere sbertucciati dagli eventi?».

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