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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Nel «dossier Vicenza» un frammento «della scatola nera» dei misteri d'Italia

Con una clamorosa uscita pubblica un ex agente del controspionaggio Nato chiede conto del materiale top secret «inopinatamente» sequestratogli dalla procura della città palladiana: il Copasir ora sarebbe pronto a vagliare il caso fra gli anfratti del quale si celano alcuni degli enigmi più scottanti della storia italiana tra cui quello dell'omicio Pecorelli e quello della trattativa Stato-mafia

Chi ha messo le mani sulle copie forensi dell'archivio dell'ex 007 padovano Riccardo Sindoca che per ordine della Cassazione dovevano essere distrutte? In quei file ci sono documenti coperti dal segreto di Stato o dal segreto Nato? Ci sono informazioni delicate per la sicurezza nazionale? Ci sono informazioni confidenziali che non dovrebbero circolare? Sono queste le domande che a mezza bocca stanno circolando nei palazzi romani che contano: soprattutto perché col passare del tempo nella capitale sembra prossimo, tra domani e posdomani, l'arrivo di quel dossier scottante sul tavolo del Copasir, l'organismo bicamerale che vigila sul funzionamento dei servizi segreti e sulle potenziali minacce per la tenuta democratica del Paese.

LA SASSATA NELLO STAGNO DELLA POLITICA
Il sasso nello stagno l'ha gettato proprio l'ex agente Riccardo Sindoca che dopo una carriera passata sui teatri di mezzo mondo come agente del controspionaggio alcuni anni fa si è stabilito con la famiglia a Villa Del Conte nel Padovano. Il 29 ottobre proprio Sindoca sulla sua pagina Facebook aveva chiesto lumi su un sequestro ordinato dalla magistratura vicentina che aveva aperto un fascicolo contro ignoti per una fuga di notizie coperte dal segreto istruttorio: l'ambito riguardava una vicenda giudiziaria locale peraltro.

INQUIRENTI AVVISATI
Sebbene non indagato nell'ottobre del 2018 Sindoca, la cui figura era stata in qualche modo affiancata dagli inquirenti alla vicenda degli spifferi usciti da Borgo Berga (sede del tribunale e della procura di Vicenza), patì il sequestro «esplorativo» del suo telefono e del suo computer portatile su ordine dell'ufficio del pubblico ministero vicentino. Quel sequestro fu immediatamente giudicato da Sindoca non sostanziato da alcuna base giuridica. Ma la gravità di quella condotta secondo l'ex 007 sta nel fatto che lui palesò immediatamente agli uomini della Guardia di finanza che stavano effettuando le operazioni di prelievo del materiale elettronico come buonissima parte di quei contenuti potessero essere sensibili se non «coperti da segreto Nato».

LA CASSAZIONE BOCCIA IL PROVVEDIMENTO: DISTRUGGERE LE COPIE FORENSI
Quel «sequestro esplorativo» comunque non piacque ai legali di Sindoca (il quale oggi è consulente in materia criminologica ma potrebbe essere ancora un agente operativo in alcuni ambiti specifici) che ricorsero fino in Corte di cassazione. Quest'ultima, stando alla ricostruzione del professionista padovano, annullò pressoché l'intero provvedimento non solo bollandolo come «abnorme» ma ordinando altresì la distruzione totale di tutte le copie forensi nel frattempo effettuate dal consulente della procura.

Quando quest'ultimo però chiede «al pubblico ministero vicentino Claudia Brunino che aveva in carico il fascicolo» e «al consulente tecnico incaricato dal Pm» di sapere che fine avessero fatto le copie «di quanto inopinatamente sequestrato» non riceve «risposta alcuna». Questa per sommi capi è la doglianza affidata dall'ex agente alle colonne di Vicenzatoday.it del 30 ottobre.

Ad ogni modo il siluro sganciato via Facebook è immediatamente rimbalzato nella capitale. E vista la gravità del j'accuse la patata bollente è finita, più o meno ob torto collo, dalle parti di palazzo San Macuto, dove a brevissimo «il dossier Vicenza», come è già stato ribattezzato dovrebbe cominciare il cammino teso ad essere vagliato in modo approfondito. Il che non può prescindere dal contenuto dei numerosissimi record.

TRENT'ANNI NELL'INTELLIGENCE «CHE CONTA»
Che riguardano tra le altre oltre trent'anni di attività di Sindoca nell'ambito della intelligence internazionale, «quella che conta». Si parla di progetti per le politiche «della security nel mondo delle telecomunicazioni» rivolti a governi e ad aziende strategiche, elaborati, data-base sensibili, ci sono gli atti contro l'Italia del procedimento presso la Corte europea di giustizia per il caso Gladio, i dossier su Francesco Pazienza (considerato uno degli agenti segreti più controversi della storia italiana): dossier denominati «Mori 1» e «Mori 2». E poi carteggi riservati riferibili all'ex colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, carteggi sul caso Aldo Moro - Mino Pecorelli, sulla trattativa Stato-mafia, alla morte avvolta nel mistero di personaggi del calibro di Antonino Lombardo (forse uno dei custodi dei segreti delle stragi di Capaci e di via D'Amelio che costarono la vita ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), di Vincenzo Li Causi (caso Ilaria Alpi) e Marco Mandolini (custode a sua volta dei segreti di Li Causi): insomma si tratta dell'aristocrazia dei misteri italiani e non solo italiani.

E ancora, ci sarebbero informazioni riservate su alcuni importanti spunti investigativi, mai materializzatisi, in qualche modo coltivati «dall'ex pubblico ministero Antonio Di Pietro» nell'ambito dell'inchiesta Mani pulite, per non parlare di informazioni riservate sulla figura dell'imprenditore Raul Gardini suicidatosi in circostanze ancora non del tutto chiarite nel 1993. Allo stesso modo i file conterrebbero informazioni delicatissime sulla gestione dei voli di Stato, su strutture militari sensibili.

PRIME AVVISAGLIE A LUGLIO
Insomma quegli archivi elettronici potrebbero contenere «un frammento pesante della scatola nera del Paese»: questa la battuta che gira da tempo in alcuni ambienti vicini al palazzo di giustizia di Vicenza quando proprio nella città palladiana si materializzò una sorta di preambolo per l'affaire deflagrato in queste ore: ovvero quando Vicenzatoday.it nel luglio del 2023 diede conto di un caso di «dossieraggio» nei confronti dei legali dell'ex 007 padovano:: denuncia redatta per l'appunto dai due stessi legali.

IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Quell'esposto peraltro, tra i vari destinatari, era stato indirizzato proprio al Copasir nonché al Guardasigilli Carlo Nordio. Ad ogni buon conto il materiale sequestrato dal pubblico ministero berico è davvero così delicato che nelle mani sbagliate potrebbe comportare rischi per la sicurezza del Paese? Potrebbe essere anche l'innesco per ricatti nei confronti di molti notabili italiani? Si tratta di quesiti dal peso specifico rilevante che possono essere vagliati in primis dagli organi parlamentari deputati: a partire dal Copasir appunto.
 

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