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Il Lane e la rissurezione con la formula R3

Il commento di Alberto Belloni sul ritorno in biancorosso di Rinaldo Sagramola

Come vogliamo chiamarlo? Colpo di scena? Fulmine a ciel sereno? Mossa disperata? Definitela come vi pare, ma la mossa che ha portato al cambio nel vertice direzionale del Lane qualche domanda senza risposta la contiene. Una decisione inaspettata, quella che ha (ri)portato ai comandi del Vicenza Rinaldo Sagramola: un passato in biancorosso ai tempi della proprietà inglese fino poi all’estate del 2004, passando successivamente a Palermo, Sampdoria, Brescia e di nuovo in rosanero. Lunga esperienza di manager nel calcio, dunque, divisa tra serie A, B e C. Ma cosa c’è dietro a questo coming home? Che la posizione di Paolo Bedin avesse progressivamente perso forza lo si era intuito. Nel mirino delle critiche dei tifosi, l’ex DG aveva perso visibilità e pare che la società stesse da qualche tempo progettando di sostituirlo. Ieri, alla partita di Coppa, lui non era nemmeno al Menti. Un caso? Di fronte ad una impasse sportiva che fa a pugni con la campagna acquisti venduta per sontuosa, qualche testa doveva pur cadere e i Rosso se ne son resi benissimo conto. Altrimenti sarebbe passato il messaggio di una proprietà che assisteva passiva al tracollo. E due erano i possibili capri espiatori: quello più diretto, cioè l’allenatore oppure quello più mediato del DG. Peraltro è evidente a tutti il granitico asse tra Rosso, Balzaretti e Baldini. Sicchè… Ora il quesito diventa: che cosa cerca la proprietà in Sagramola? Direi che è piuttosto evidente. Per dirla con Franco Battiato ha un fottuto bisogno di un centro di gravità permanente. Che non faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente… Perché l’avventura al Vicenza sin qui è stata per i Rosso una specie di viaggio nella nebbia. Pur avendo lavorato bene dal punto di vista organizzativo, le ricadute sul piano dei risultati sportivi sono state avvilenti. A meni di non voler iscrivere tra i successi una promozione in serie B in serie B corretta dal punto di vista regolamentare ma imbarazzante su quello sportivo. Che sarebbe meglio citare il meno possibile per non farsi ridere dietro da mezza Italia. Dopo Bassano, patron e presidente si sarebbero aspettati una strada in discesa. Città più grande, pubblico assai maggiore, impegno finanziario cresciuto, presenza in società decisamente più costante rispetto ai tempi della Virtus (chiedere a bassanesi, in proposito). Ma le cose, come purtroppo sappiamo, sono andate diversamente, confermando che il calcio non è una scienza esatta, dove due più due non sempre fa quatto. I tifosi sono arrabbiati tuttavia è facile immaginare anche la frustrazione di chi, sul progetto ambizioso, ha investito i suoi quattrini. Alla quarta sconfitta di stagione la frustrazione è arrivata al top, sotto la pressione di un ambiente nevrastenico. E a pagare il saldo è toccato (per ora) al Direttore Generale. Ma chiariamo bene un punto, sul quale c’è stato qualche equivoco, forse non innocente. Bedin non è andato via spontaneamente. Conoscendolo bene, non avrebbe mai lasciato il Lane in balia di una crisi. E non c’è per lui (almeno attualmente) nessuna collocazione interna o esterna a via Schio. È stato un licenziamento su due piedi. Meritato o no decidano i lettori. Ora la palla passa da un lato al nuovo deus ex machina, che però avrà bisogno di tempo per conoscere i meandri societari. E dall’altra al mister, che con la vittoria in Coppa Italia ha guadagnato un po’ di tempo, da persona intelligente com’è, si rende perfettamente conto di avere un bollino di scadenza appiccicato al culo. O si mette a far punti seriamente, oppure anche lui (nonostante gli attestati di stima e di fiducia) riceverà gli 8 giorni. Prima verifica, probabilmente, la partita di domenica pomeriggio contro il Feralpi Salò. Urge ripristinare la legge del Menti, violata amaramente contro la Pro Vercelli. Al nuovo Vicenza serve un bel biglietto da visita per far pace con la piazza. Basterà l’arma segreta appena tolta dal cassetto: l’R3? Ovvero: Rosso, Rinaldo e Ronaldo. Chissà. E, tornando all’immenso Battiato: over and over…

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