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Iter per la cava Grolla? «Coinvolgere la popolazione»

Il consigliere regionale Cristina Guarda chiede una maggiore trasparenza per la procedura con la quale i privati potrebbero chiedere il rinnovo della concessione del noto sito estrattivo della valle dell'Agno

Da parte di tutti gli enti coinvolti serve una maggiore trasparenza in relazione all'iter per il rinnovo dei termini di concessione della cava Grolla che si trova tra Valdagno e Cornedo Vicentino. A spiegare la sua presa di posizione in una breve nota diramata oggi 17 febbraio è il consigliere regionale leoniceno Cristina Guarda che milita fra le fila di Europa verde. «Di norma, i cittadini residenti nelle aree in cui insistono siti di estrazione vanno sempre adeguatamente e tempestivamente informati, specie rispetto alle cave esistenti per cui i titolari dell'autorizzazione richiedono l'ampliamento. Siccome è in ballo il governo del territorio, le questioni ambientali di fondo  - scrive Guarda - vanno  approfondite seriamente e in contraddittorio con i cittadini: solo così, per mezzo della garanzia della partecipazione democratica e la veicolazione di informazioni sugli impatti ambientali è possibile, oltre che necessario, arrivare a una decisione che sia di garanzia per tutte le posizioni coinvolte».

Il caso era stato sollevato da Legambiente della Valle dell'Agno che due giorni fa aveva organizzato proprio a Cornedo un incontro dedicato alla questione. La cava Grolla non solo è nota in zona perché i titolari erano stati trascinati in tribunale dai residenti davanti al tribunale civile perché «oppressi» dal trambusto delle esplosioni. Ma è anche nota perché i titolari da quel processo erano usciti a testa alta con una sentenza nella quale si dava conto della correttezza e del rigore con i quali la cava tutta nonché gli scavi venivano gestiti: il materiale estratto peraltro è di grande pregio sia per la sua lavorabilità, sia per la sua durezza, sia per la sua notevole impermeabilità.

Ad ogni modo l'uscita di Guarda accende un fanale su un tema generale molto delicato che è quello del rinnovo delle concessioni di cava: concessioni che nel Vicentino hanno, assai di frequente, a che fare con la gestione di alcuni siti (basti pensare «agli scempi» della Valchiampo e della Riviera berica) che da anni mandano in fibrillazione la galassia ambientalista. La quale ritiene le amministrazioni pubbliche, comuni e Regione Veneto in primis, troppo di manica larga rispetto ai desiderata «della lobby dei cavatori».

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