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Poscola, Pfas «alle stelle»: la Provincia diffida la Spv

In prossimità del cantiere della Superstrada pedemontana a ridosso della Priabonese sono stati riscontrate concentrazioni nelle acque di drenaggio per oltre 13mila nanogrammi per litro. Anche la falda è stata contaminata tanto che il comune di Castelgomberto ha dovuto chiudere due scarichi «non autorizzati» in un immissario: tensione in Regione dove sono finite nel mirino le lavorazioni interne al tunnel in costruzione tra Malo e la valle dell'Agno

Durante un briefing tenuto ieri a porte chiuse all'assessorato all'ambiente della Regione Veneto i funzionari di palazzo Balbi intervenuti hanno «dovuto prendere atto che la situazione è preoccupante e che va monitorata costantemente» anche in ragione di quei valori per certi versi «alle stelle». Sul tavolo c'era un voluminoso dossier che fotografa la contaminazione da derivati da Pfas di seconda generazione (si tratta dei temutissimi Pfba, un gruppo di derivati del fluoro usatissimi in svariati ambiti produttivi) che sta colpendo le acque superficiali e quelle sotterranee lungo il bacino del torrente Poscola a scavalco tra i comuni di Cornedo vicentino e Castelgomberto. La fonte della contaminazione potrebbe essere ascritta, questo sostiene l'Arpav berica, alle metodiche di lavorazione usate nel tunnel in fase di realizzazione tra Malo e Castelgomberto: tuttavia il concessionario dell'opera non abbraccia questa ricostruzione e rimanda la palla addosso alla zona industriale di Castelgomberto che costeggia l'area di lavoro.

La questione interessa direttamente la Regione non solo perché quest'ultima ha affidato al consorzio Sis la realizzazione della Spv (nota come Superstrada pedemontana veneta), non solo perché la Regione sovrintende e vigila sui lavori: ma soprattutto perché la zona interessata dalla contaminazione si trova a ridosso di un'area di pregio ambientale censita dalla Unione europea, in gergo Sic, sulla quale gli uffici lagunari hanno un obbligo speciale di vigilanza.

IL PROLOGO
La vicenda nasce quando all'inizio del 2021 i tecnici di Arpav compiono uno dei tanti sopralluoghi per misurare quanto la contaminazione da Pfas, la cui sorgente principale è attribuita alla Miteni di Trissino (vicenda che è sfociata in un clamoroso processo penale per vero) stia pesando sul torrente Poscola. Nel febbraio di quest'anno gli specialisti della agenzia ambientale regionale si accorgono della presenza di Pfba anche a monte dello scarico Miteni. La cosa in parte potrebbe essere spiegata in ragione della natura geologica del luogo e dei percorsi spesso non lineari della falda. I funzionari dell'agenzia riscontrano uno strano fenomeno, man mano che si allontanano dallo scarico di Miteni i valori di Pfba aumentano. E così cominciano ad indagare i corsi d'acqua (Poscola e Poscoletta) nella zona industriale di Castelgomberto nota come parco industriale in zona via della Scienza.

LE INDAGINI PROSEGUONO
E così gli uomini di Arpav, ripercorrendo a ritroso questo filo di Arianna a base di fluoro o meglio a base di acido perfluorobutanoico, giungono ad un fossato «che si immette nel Poscola con concentrazioni di Pfba fino a 6000 nanogrammi per litro». Di qui il passo è breve per risalire «allo scarico della... Sis» relativo alla «area logistica di imbocco della galleria... di Malo lato Vicenza». Frattanto le indagini proseguono e a Castelgomberto nel Poscola, ossia «in via Rigallo» e «in via Cengelle» le concentrazioni toccano i 2000 nanogrammi su litro quando la soglia di tolleranza si attesta su valori attorno ai «500 nanogrammi». A giugno per di più proprio nell'area logistica a valle dell'imbocco del tunnel un «prelievo istantaneo» effettuato da Arpav riscontra concentrazioni che all'assessorato regionale all'ambiente definiscono «mostre» pari a «19mila nanogrammi» per litro.

SITUAZIONE CRITICA: INTERVIENE PALAZZO NIEVO
La situazione è così critica che la Provincia di Vicenza il 2 luglio 2021 è costretta a intervenire in fretta e furia indirizzando una diffida alla Sis nella quale si chiede espressamente al concessionario di stendere una relazione e di dare vita ad un piano affinché i reflui non sforino un valore di prima precauzione pari a «500 nanogrammi per litro». La diffida porta la firma del dirigente dell'area tecnica di palazzo Nievo Filippo Squarcina

LA REPLICA DEL CONCESSIONARIO
La Sis però non la pensa allo stesso modo e il 16 luglio invia all'Arpav, alla Provincia di Vicenza e al Comune di Castelgomberto una missiva a firma Luigi Cordaro in cui descrive uno scenario ben diverso rispetto al quale si preconizza che la contaminazione possa essere in qualche modo ricondotta alla conformazione di quell'area industriale. «L'area logistica si colloca geograficamente - si legge nella relazione tecnica allegata firmata dal consulente ambientale Stefano Reniero - in un'area fortemente industrializzata. In particolare si ritiene utile specificare che nei pressi dell'imbocco sono presenti industrie specializzate in rivestimenti per esterni, lavorazione di metalli, gestione di rifiuti e lavorazione di pellami. Quest'ultima azienda, la Gidue pellami nel mese di giugno del 2016 è stata interessata da un incendio».

I Pfas, questo Reniero no lo dice, ma sembra farlo intendere, possono essere presenti anche nelle schiume antifiamma. Rispetto a questa eventualità però il consulente di Sis non imbastisce alcuna ipotesi. Reniero poi a difesa di Sis nella sua digressione aggiunge che «la realizzazione delle aree logistiche di cui sopra e delle relative superfici comporta la produzione di acque meteoriche di di lavamano contaminate e non». Alla fine della sua relazione Reniero, descrivendo i provvedimenti che comunque dovrebbero essere assunti da Sis scrive: «Malgrado le risultanze sin qui acquisite, che porterebbero a escludere un apporto delle attività di cantiere rispetto alla presenza di Pfba negli scarichi è stata tuttavia ricercata una soluzione tecnica per permettere di abbattere la concentrazione di Pfba nelle acque di ingresso all'impianto di trattamento». La soluzione individuata da Sis è quella di implementare l'impianto con una batteria di filtri.

IL CONTRATTACCO
Arpav però non sembra affatto convinta della proposta di Sis tanto che in una nota firmata dalla dirigente vicentina Francesca Daprà osserva che «la sostanza Pfba è però stata rilevata in un materiale impiegato nel cantiere» presente a ridosso della Priabonese. E ancora deve essere valutato se durante le operazioni di scavo del tunnel «l'applicazione del cemento con l'accelerante di presa contenente Pfba possano esservi dispersioni di prodotto... devono poi essere condotte opportune indagini riguardo la cessione del cemento già applicato nella galleria». Quest'ultimo è un passaggio delicatissimo perché in questo caso la Sis potrebbe essere chiamata dalla Regione ad un controllo su ogni singolo cantiere in cui è stata usato quell'accelerante che poi è un prodotto molto noto ossia il «Mapei Mapequick Af 1000». E ancora Arpav nella sua lunghissima disamina chiede di valutare bene l'impiego dei filtri a carboni attivi perché, come sa bene la comunità scientifica, i Pfas di seconda generazione possono sfuggire più facilmente proprio perché hanno una catena atomica ben più ridotta rispetto ai Pfas di prima generazione.

I TIMORI DI DORANTANI
Ad ogni modo la documentazione raccolta dalla Provincia e soprattutto da Arpav è così cospicua che Davide Dorantani, sindaco di Castelgomberto, con il supporto del dirigente dell'area urbanistica Denis Cervato, ha redatto una ordinanza di cinque pagine. Il provvedimento (consultabile da chiunque ne faccia richiesta unitamente a tutti i documenti richiamati o agli atti della amministrazione castrobertense) porta la data del 19 luglio e parla chiaro. Soprattutto quando si intima alla Sis «la rimozione di tutti i sistemi di scarico diretto delle acque meteoriche provenienti dal piano d'opera dell'imbocco della galleria, effettuato mediante tubazioni volanti nel rio Poscoletta» che poi è un immissario del Poscola. Tubazioni volanti che nella premessa della ordinanza vengono classificate come «non autorizzate» vale a dire abusive.

I RACCONTI DEI RESIDENTI
Tuttavia ad aggravare lo scenario ci sono i racconti a mezza bocca di molti residenti della zona che sia nel punto di immissione del Poscoletta nel Poscola sia nei corsi d'acqua a valle, da settimane, raccontano «di strani liquami dal chiarore inquietante e di animali morti come pesci o topi rimasti immobili nello scorrere della poca corrente e insolitamente sbiancati dall'azione dell'acqua» (vedi riquadro).

LE ISTITUZIONI, LA SIS E LA MAPEI
Ma se Arpav, Provincia e Comune di Castelgomberto parlano con gli atti, quale è il punto di vista della giunta regionale al riguardo? Chi scrive ha interpellato Elisa De Berti (assessore regionale alle infrastrutture) e Giampaolo Bottacin (assessore regionale all'ambiente): dai due però, almeno per il momento non è giunto alcun commento. Anche da Sis almeno per il momento non è giunto alcun commento sebbene il concessionario sia stato interpellato. Chi scrive ha contattato PURE la Mapei per le precisazioni del caso sul prodotto finito sotto la lente di ingrandimento di Arpav, dalla disamina sul cui utilizzo potrebbe scaturire una discussione ad ampio spettro sull apresenza dei Pfas in tutti i cantieri delle grandi opere e non solo. Nella scarna scheda di sicurezza fornita dalla società l'accelerante non viene catalogato come pericoloso per l'ambiente. Tuttavia nelle raccomandazioni in tema di utilizzo è vivamente consigliato di impedire «la penetrazione» del prodotto «nel suolo» e nel «sottosuolo» come è consigliato di «impedire il deflusso nelle acque superficiali o nella rete fognaria». Al momento non si sa se delal cosa sia stata informata la procura della repubblica. Anche se in casi del genere gli enti che vengono a conoscenza di fattispecie simili hanno l'obbligo di riferire alla magistratura.

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