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San Sebastiano di cognome fa di Carlo

Il punto di Alberto Belloni

Almeno fino alla partita di Cremona al nostro Mimmo toccherà vestire i panni (pochi, in verità) di San Sebastiano, trafitto dalle frecce come un puntaspilli. Non era mai successo, da quando il mister si insediò a Vicenza tra gli osanna della gente e del patron Renzo. Vero è che negli ultimi anni non era mai successo (parentesi di Silvio Baldini a parte) che la squadra raccogliesse così pochi punti in avvio di campionato. Restando in tema religioso, che cosa insegna questo paragone da sacre scritture?

Per sdrammatizzare il momento (visto che siamo davvero alle prime batture di una serie B che conosciamo dura ed insidiosa, ma che sappiamo anche molto lunga ed imprevedibile) potrei buttar lì che a far troppo gli aziendalisti non sempre si viene ricompensati. Il presidente Stefano Rosso, arrabbiato (giustamente) per la pessima prestazione in casa col Pisa, ha praticamente scaricato un TIR di guano sullo staff tecnico biancorosso. Ha fatto male (come dice qualcuno)? Penso proprio di no. Il presidente non ha l’obbligo di conoscere i giocatori, le loro caratteristiche, lo storico delle prestazioni. Si fida degli esperti.

Proviamo a vederla in questo modo: dall’inizio della stagione l’allenatore e il DS continuano a proclamare ai quattro venti che la campagna acquisti del Lane è stata ottima e ha costruito una squadra (Magallini dixit) in grado di figurare nella parte sinistra della classifica. Ovviamente la speranza di tutti è che così sarà, a maggio. Per il momento tuttavia la risposta del campo è differente. Forse i responsabili del calciomercato berico non hanno raccontato esattamente la verità e l’organico risulta meno competitivo di quanto dichiarato? Forse è stato il budget messo a disposizione a non consentire più di quanto fatto?

Niente di scandaloso, capiamoci bene. Niente che non sia successo in altre piazze in passato. Però era meglio dirlo subito, nei dovuti modi, senza troppo polemiche. Perché se invece il materiale umano fosse davvero di prim’ordine, che cosa resta da pensare nella stanza dei bottoni di via Schio? La proprietà è sana ed organizzata… La formazione è all’altezza della Cadetteria… Allora è la panchina a non essere all’altezza. Una sorta di sillogismo logico, assolutamente ingeneroso però verso un allenatore che in questo momento difficile merita sostegno e incoraggiamento.

Troppo aziendalismo non paga, dicevamo. Se fosse stato detto subito ai tifosi che al calciomercato si è arrivati solo fin dove era possibile e che il Vicenza targato 2020/2021 dovrà farsi valere (almeno fino a gennaio) convivendo con qualche difetto strutturale, forse oggi il malcontento che ribolle nei social sarebbe più contenuto. In fondo la società è stata onesta su un punto: l’obiettivo immediato non è la promozione in A ma un torneo di transizione nel quale raggiungere una salvezza tranquilla, strutturando un gruppo che faccia da base al salto successivo.

Traguardo perfettamente compatibile con un organico ancora work in progress. Con una difesa da valutare, con un centrocampo alla ricerca del migliore assetto e con un attacco orfano del top player mai arrivato. Non è un segreto che nei sogni del mister c’era Forte. Non è arrivato perché costava troppo. Ok, pazienza. Ma ditelo chiaramente… E non ci interessa un fico secco nulla se i bookmakers ci piazzano in coda al loro rating salvezza.

Sono fermamente convinto che se la società dovesse intraprendere un’”operazione simpatia” fatta di trasparenza e di comunicazione, troverebbe al suo fianco tutto l’ambiente, persino se non dovessero andar bene i due prossimi turni. I lettori sanno che io non ho mai disprezzato questo gruppo di giocatori e che considero raggiungibile l’obiettivo di un 9°/10° posto. Basterebbero pochi eventi favorevoli per invertire la situazione: un po’ di autocritica, un po’ di fortuna, una maggiore concentrazione e ovviamente il recupero di pedine importanti come Vandeputte, Jallow, Marotta ecc.

E infine ricordiamo la vecchia regola: punti chiamano punti. L’importante è far corpo unico, affrontando la situazione con coraggio e determinazione. Perché raccontare la favola di Cappuccetto Rosso non ha mai aiutato a vincere. Di Carlo dunque non si faccia abbattere dalle critiche. E non mi si dica che i problemi nascono dall’assenza del pubblico. Io seguo il Lane da più di 60 anni, conosco il popolo del Menti e ho forti dubbi sul fatto che sabato avere gli spalti pieni avrebbe dato una carta in più al Lane. Giocando come ha giocato, il Vicenza avrebbe raccolto fischi controproducenti. Non diamo al Covid colpe che non ha. E nemmeno ad arbitri e compagnia. E’ in fondo al cuore biancorosso che bisogna trovare l’ingrediente per abbandonare i bassifondi della classifica. Il resto è fuffa.

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