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Orchestra Lane: a chi la bacchetta da direttore?

Il punto di Alberto Belloni

Dopo aver parlato di mediani puri, concentriamo oggi la nostra attenzione sul regista, altra “figurina” che manca nell’album biancorosso. C’è chi sostiene di poter fare a meno di questo tipo di giocatore, ma quelli che lo possiedono in organico scoprono quasi sempre di avere una carta vincente da giocare, specie in un rombo di centrocampo. Che caratteristiche deve avere un elemento di questo tipo?

Semplice: piedi educatissimi, naturale visione di gioco e tanto fosforo nel cervello. Non serve avere sette polmoni. Niels Liedohlm diceva in proposito “Il giocatore normale corre, il campione fa correre il pallone.” O anche (sempre per citare il sommo Barone): “Finchè abbiamo la palla noi, non ce l’hanno gli altri”. Manca da molti anni nelle file del Lane, il regista classico. Non lo sono stati né Helguera, nè Paro, né Cinelli, né tantomeno Di Gennaro, tutti con caratteristiche diverse dal direttore d’orchestra. Diciamo che l’ultimo rappresentante di questa stirpe in estinzione ammirato al Menti è stato il Professore, al secolo Antonino Bernardini.

Il Lane di Renzo Rosso non ha fatto eccezioni: tanti ottimi comprimari ma nessuno con la bacchetta fatata. Perché il regista deve essere un Unto dal Signore, in possesso di doti quasi soprannaturali, sconosciute agli onesti pedalatori del cuoio. Deve “vedere” il gioco prima degli altri, soprattutto prima dei difensori avversari. Perché se un passaggio attende che si sia completata l’iniziativa dell’attaccante, quasi sempre è capito in anticipo dagli avversari e risulta inefficace. Il regista di talento deve intuire l’azione del compagno prima che essa si palesi, in certi casi (ma solo quando l’esecutore è puro Genio del calcio) persino prima che la punta l’abbia immaginata. In questi casi eccelsi è il suggerimento che determina il movimento, non viceversa. Farebbe comodo un profilo del genere? Io dico di sì, moltissimo. Leggiamo in questi giorni i “rumors” delle mosse di Magalini sul mercato. Ma che tipo di regista stiamo esattamente cercando? Posso solo fare una supposizione, basata sui possibili moduli adottabili da Mimmo. Diciamo che gli identikit possono essere sostanzialmente tre: il regista basso, il regista classico e il regista offensivo.

Ed entriamo nel concreto. Jacopo Petriccione, Andrea Schiavone, Samuele Damiani e soprattutto Nicolas Viola appartengono al primo tipo. Il primo ha 26 anni, ha giocato nel Crotone ed è stato definito quando giocava nel Lecce (mutatis mutandis) un Luka Modric. Ha una buona esperienza di serie maggiori (48 in A e 90 in B) e sta nel mirino di Pisa e Benevento. Schiavone, scuola Juventus, ha giocato nella neopromossa Salernitana ma non è giudicato da serie maggiore. Nel suo percorso tutte le Nazionali giovanili e la perla dell’interessamento a suo tempo del Manchester United. Un veterano della Cadetteria con 197 presenze. Damiani è invece più giovane (23 anni) e viane dalla famosa cantera dell’Empoli. Lo vuole mezza serie B a partire da Ternana, Alessandria, Spal e Cosenza. Quanto a Viola è il sogno proibito di tutti. 31 anni svincolato dal Benevento, ha un passato tra gli azzurrini di ogni categoria e ben 51 partite disputate in serie A. Conosce benissimo anche la B, dove è sceso in campo addirittura 241 volte, oltre alle streghe con le maglie di Novara, Ternana, Palermo, Reggina. Ha la patente di rigorista infallibile: 25 centri sui 26 tiri dal dischetto. Lo vogliono tutti, con la Salernitana in pole position. Passiamo al secondo tipo, nel quale inserirei Filippo Ranocchia, nato calcisticamente nel Perugia di Nesta e poi passato alla Vecchia Signora, dove è molto apprezzato da Allegri, il quale è stato ricompensato dal gol segnato qualche giorno fa al Monza nel Trofeo Berlusconi. Oltre che il regista canonico, può fare anche il play basso o persino il trequartista guastatore. Difficile che la Juve lo molli, ma pare che si stia muovendo per lui il Sassuolo e visti i rapporti del Lane con i neroverdi non è escludibile una soluzione di prestito.

Suo compagno nel ritiro della Prima Squadra in precampionato è stato Fagioli, tanto azzurrino sulle spalle e duttile tatticamente. Lodato molto sia da Pirlo che da Allegri, viene paragonato a Pjanic. Per lui un’offerta dalla Perfida Albione (sponda Gunners) e in B la corte serratissima della Reggina. Per finire, come non citare Michele Cavion, ex Salernitana. Ventotto anni e una carriera in A e B. Anche lui può coprire molti ruoli, persino quello di terzino destro. E’ nato a Schio, per cui il suo sarebbe un clamoroso “coming home”. Aggiungo infine il nome di Elvis Kabashi, che non mi risulta sia stato monitorato dal Vicenza ma che meriterebbe invece un pensiero. Albanese ventisettenne, è stato anche agli ordini di Edy Reja nella selezione delle Aquile. Gioca nel Renate, dove è il cervello del gioco nerazzurro. Costa poco, è bravissimo negli assist e sui calci da fermo. Ha suscitato l’interesse oltre che del Venezia, anche di Cremonese, Cittadella ed Entella. Terminiamo la rassegna con il terzo tipo di centrocampista, il guastatore. Nella quale inserisco Vlad Dragomir, ventenne rumeno svincolato dall’Entella, con un passato anche all’Arsenal in Inghilterra. Per lui, trafila in tutte le Nazionali del suo paese. E’ un elemento duttile, che può giocare anche seconda punta, frenato in carriera da un carattere non esattamente pugnace.

Ultima nomination per Grigoris Kastanos, sin qui rimasto fuori dalle piste del Lane ma piuttosto quotato tra gli addetti ai lavori. Anche lui fa parte della nidiata Juve U23 ed ha, appunto, 23 anni. Cipriota, è passato poi al Pescara, al Frosinone e quindi alla Salernitana, vero crocevia di questo nostro viaggio. Si tratta di un centrocampista avanzato ambidestro, che può fare anche la mezzala o il secondo in attacco. Il suo arrivo in granata è dato quasi per certo, ma forse c’è ancora spazio per rovinare i piani di Castori. Di lui si assicura che sa verticalizzare l’azione e fornire assist ai compagni: un buon elemento. Insomma, c’è di tutto e di più. L’importante è scegliere velocemente e scegliere bene. Ne sapremo di più dopo Ferragosto, temo. Storicamente, il solleone non favorisce le decisioni strategiche, vero Mago?

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