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Un occhio alla storia e uno al derbino

Il Vicenza atteso lunedì dalla trasferta di Vercelli, ricordando una storica partita del 1911 ma con la testa ben concentrata sul campionato, che prevede per il 20 ottobre Triestina-Vicenza e per il 29 ottobre Vicenza-Padova al Romeo Menti

Tutti noi, più o meno scopertamente, siamo convinti che questo possa essere l’anno buono per lasciare il
(troppo lungo) purgatorio della Terza Serie. Tuttavia, come ha detto qualcuno in passato, sarà bene volare
con i piedi per terra ed evitare fatali eccessi di entusiasmo. Proviamo allora ad immaginare (allontanandoli
così secondo la più consolidata tradizione anti iettatoria) quali potrebbero essere gli scogli invisibili rischiosi per la navigazione del nocchiero Aimo Diana.

Partiamo da dietro, per dire che attorno al ruolo del portiere i fondali paiono essere abbastanza sicuri: Confente ha iniziato alla grande e Samuele Massolo (che non conosciamo benissimo ma ha un CV rassicurante nel Palermo) sembra assicurare un’alternativa convincente. Sia i difensori esterni che quelli centrali costituiscono veri assi nella manica del tecnico. L’unica incertezza riguarda i ricambi. Uomini di ruolo in fascia all’altezza di De Col e Costa in rosa non ci sono e nel caso malaugurato di indisponibilità l’allenatore dovrebbe ricorrere a gente come Valietti o Lattanzio, che per posizione costituiscono un ripiego (così come avvenuto troppe volte l’anno passato).

Al centro il Lane è blindato con Ierardi, Golemic e Laezza, ma nell’organico di retroguardia manca un marcatore veloce e dinamico. Che in realtà Diana aveva chiesto al mercato ma che non è stato possibile reperire per tempo. Anche qui infatti non c’è abbondanza di alternative (Sandon e De Maio) e sarà bene evitare infortuni e squalifiche.

Decisamente migliore la situazione in mezzo al campo, dove le pedine sono tante e quasi tutte di alto livello, tanto che non si può garantire il posto da titolare nemmeno a giocatori molto interessanti del
calibro di Jimenez o Greco (per tacer dei giovani Tronchin, Talarico, Manfredonia, ecc.). Sulla trequarti,
l’esplosione di Matteo Della Morte ha segnato un punto fermo, anche in considerazione che l’opzione si
chiama Federico Proia, il quale non è certo l’ultimo arrivato. Confortante anche la situazione della prima
linea, dove il Loco Ferrari segna anche quando non brilla e il Cobra Rolfini è partito con tutt’altro piglio
rispetto alla brutta copia vista nel campionato scorso.

Aggiungeteci Pellegrini, per il momento visto solo a sprazzi, ma che sembra poter assicurare un potenziale aggiuntivo che è decisamente un lusso. E dunque? Vicenza attrezzato per essere leader nella stagione, pur rispettando le potenzialità di formazioni rivali come Padova e Triestina. Ma ripetiamo il concetto: un errore madornale, che potrebbe costare carissimo, sarebbe quello di considerarci vincenti solo scorrendo l’album delle Figurine Panini.

La salita verso l’Olimpo sarà lunga e tremendamente ripida. Parafrasando il mister, troveremo pane duro dappertutto e con qualsiasi avversario. Ci può salvare la qualità, certo, ma solo se accoppiata all’umiltà. Come diceva Renzaccio, la squadra vincente è una cooperativa operaia, capace sempre di guadagnarsi la pagnotta con il sudore della fronte. Perché nessuno ti regalerà niente, anche se ti chiami Ronaldo, Cavion o Ferrari.

E allora avanti la prossima, che si chiama Pro Vercelli. La storia ci regala il ricordo della finale scudetto (giugno 1911) che i piemontesi soffiarono ai biancorossi in virtù di una doppia vittoria in finale. Oggi, a distanza di oltre un secolo, la posta in palio è molto più bassa. Ma non irrisoria. Al Silvio Piola servirà un Lane coraggioso e prudente. Undici leoni con vigile approccio. Le galline sono appena lì davanti, a due punti di distanza.

E il Padova affronterà domenica all’Euganeo la Pro Patria (altra nobile decaduta) in una partita sulla carta abbordabile. Teniamo il passo, ragazzi. In attesa del derbino…

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