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Troppe incognite sui Pfas: cartellino rosso all'inceneritore

Il progetto dell'impianto che nel Veneziano dovrebbe trattare anche «i temibili derivati del fluoro», prodotti in valle dell'Agno dalla Miteni, rimedia una legnata dall'Istituto superiore di sanità. Si scatena così la rete ambientalista: che torna a ribadire il suo no alla costruzione

L'Istituto superiore di sanità, ossia l'Iss, sventola al Gruppo Eni un cartellino rosso che potrebbe essere la pietra tombale per l'incenritore che a Malcontenta nel Veneziano dovrebbe trattare una miriade di reflui tra cui «i temutissimi derivati del fluoro noti come Pfas» per anni lavorati e prodotti dalla Miteni di Trissino nel Vicentino: ditta oggi fallita e finita appunto in un vortice giudiziario senza precedenti. Secondo l'Iss proprio la mancanza di certezze sulla tossicità o meno del prodotto della combustione non deporrebbe in favore della realizzazione dell'impianto almeno come è pensato oggi. Così la rete ecologista del Nordest in una con i gruppi che in Consiglio regionale veneto fanno riferimento a Europa Verde e «il Veneto che vogliamo» ora alzano la voce: e con due distinte note diramate oggi 15 aprile puntano l'indice verso palazzo Balbi.

LA NOVITÀ
«È stato reso pubblico solo da pochi giorni il parere dell'Istituto Superiore di Sanità con data febbraio 2024 sul progetto di inceneritore per fanghi proposto da Eni Rewind a Malcontenta. E il giudizio è pesantemente negativo: una notizia accolta con molta soddisfazione dai comitati del Coordinamento No inceneritore Fusina che ora guardano alla manifestazione del primo giugno con ancora più fiducia, in vista della Conferenza dei servizi convocata per la fine dello stesso mese» che coordinata de facto dalla Regione Veneto dovrebbe riprendere in mano l'iter del progetto.

«LA BASTONATA»
«Il parere dell'Iss - si legge nella nota di oggi vergata dalle rete dei comitati contrari all'inceneritore diramata oggi da Mattia Donadel - equivale a una vera e propria bastonata» per il proponente «Eni Rewind» poiché equivale a una  «sostanziale bocciatura del suo progetto - affermano alcuni esponenti del Coordinamento - perché di fatto le contestazioni mosse demoliscono» la «Valutazione di impatto sanitario presentata dal proponente e redatta, tra gli altri, da quel dottore Paolo Boffetta, già al centro di varie polemiche in passato per aver edulcorato gli effetti negativi di impianti altrettanto pericolosi come ad esempio l'ex Ilva di Taranto».

IL PROSIEGUO DELLA «BATTAGLIA»
Secondo il coordinamento la battaglia contro l'impianto non è ancora vinta. Però a questo punto la manifestazione del primo giugno prevista nel Veneziano e organizzata dalla rete ecologista del Nordest (nel riquadro una protesta che ha avuto luogo a Venezia alcuni anni fa) «assume ancora più importanza». Per questo i firmatari della nota lanciano un appello «accorato a tutti i cittadini a scendere in piazza insieme a noi: per respingere definitivamente questo nuovo inceneritore, dichiarato pericoloso anche dalla massima autorità sanitaria nazionale» ossia l'Iss.

CONSIGLIERE SCATENATE: L'INTERROGAZIONE SUL BIOMONITORAGGIO «GIACE NEL SILENZIO»
«Mentre in Consiglio regionale giace nel silenzio la nostra interrogazione dello scorso settembre» pensata per avere lumi sui «risultati del biomonitoraggio indipendente condotto sull'area metropolitana di venezia, la regione interverrà a tutela della salute e dell’ambiente?». Queste sono invece le parole con cui le consigliere regionali Cristina Guarda (Ev) ed Elena Ostanel (Vcv) sono intervenute oggi dopo l'uscita dei comitati. «Il parere dell'Iss - scrivono le due - cade come un macigno su un progetto sul cui livello di sicurezza permangono fortissime preoccupazioni».

E le due consigliere si scatenano quando aggiungono un'altra considerazione. «Se tra le criticità evidenziate ci sono i Pfas - si legge - dobbiamo tener ben presente che gli studi condotti in altri Paesi sulla distruzione degli stessi Pfas contenuti nei rifiuti urbani, industriali e fanghi, indicano risultati migliori nell'abbattimento delle sostanze perfluoro-alchiliche a 1400 gradi. Quindi, tra le richieste che continuiamo ad avanzare, oggi supportate dalla secca bocciatura da parte dell'Iss, vi è quella di verificare l'aderenza agli studi internazionali da parte dei dati forniti fino a qui dai privati». Più in generale ora la questione Pfas rischia di avvitarsi all'infinito. Dove saranno smaltiti infatti (almeno quelli trattabili) i reflui prodotti per decenni in valle dell'Agno dalla Miteni che, che finiti illecitamente nell'ambiente, hanno finito per ammorbare tutto il Veneto centrale tra Padovano, Vicentino e Veronese? Le prime risposte toccheranno alla giunta regionale veneta che nella città lagunare è presieduta dal governatore leghista Luca Zaia. Parte della patata bollente però ora è in mano anche all'assessore all'ambiente della Regione Veneto: il leghista giampaolo Bottacin.

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