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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Bortolussi: "Precari a 836 euro, ecco perchè mito del posto fisso"

La Cgia di Mestre ha pubblicato l'identikit dell'esercito di 3 milioni 315mila di connazionali che un lavoro c'é l'ha, ma senza garanzie. Ancora peggio le donne, che scendono a poco più di 750 euro al mese. Meglio a Nord-est

Il posto fisso una monotonia? No, un mito per l'esercito di 3 milioni 315mila di connazionali che ha un lavoro senza garanzie e il perchè lo spiega la Cgia di Mestre. Facendo i conti in tasca agli atipici, gli artigiani mestrini hanno scoperto innanzitutto che essere donna è ancora penalizzante nel mondo del lavoro. Perché se la media fa 836, la busta paga mensile dei precari maschi arriva a circa 927 euro, mentre scende a 759 per le femmine.

Da questi importi sono tuttavia escluse altre mensilità (tredicesima, quattordicesima) e voci accessorie come premi produttività o indennità per missioni. La Cgia ha disegnato il ritratto dei precari mettendo insieme le diverse tipologie di occupati: i dipendenti a temine involontari; i dipendenti part-time involontari; i collaboratori con 3 vincoli contemporanei di subordinazione (monocommittenza, utilizzo dei mezzi dell'azienda, imposizione dell'orario di lavoro); i liberi professionisti e i lavoratori in proprio (partite Iva) che hanno a loro volta i tre vincoli di subordinazione.

Per quanto riguarda il titolo di studio, solo il 15% dei precari italiani ha una laurea, il 39% ha la licenza media, il 46% un diploma di scuola media superiore. "Su un totale di oltre 3.315.000 lavoratori senza un contratto di lavoro stabile - commenta il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - quasi 1.289.000, il 38,9% del totale, non ha proseguito gli studi dopo la scuola dell'obbligo. Sono questi con basso titolo di studio i più a rischio in questa fase di crisi economica". Nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni pesanti dal punto di vista fisico, e sono occupati soprattutto in alberghi, ristoranti o in agricoltura. Per questo, secondo Bortolussi, i percorsi formativi "devono essere posti al centro di un seria riflessione tra i politici e gli addetti ai lavori, affinché si individuino risposte in grado di avvicinare in maniera più costruttiva l'attività formativa e il mondo delle imprese".

Degli 3 milioni e 315mila atipici, 514.814 lavorano nella scuola e nella sanità, 477.299 nei servizi pubblici e in quelli sociali 477.299. Includendo anche i 119.000 occupati direttamente nell'amministrazione pubblica (Stato, Regioni, Enti locali), il 34% del totale dei precari è alle dipendenze del pubblico. Territorialmente è il Sud a contarne il numero maggiore (1.108.000), mentre la Calabria, con il 21,2%, è la regione con la più alta incidenza di precari sul totale degli occupati. Questi i dati per marco area
Nordovest 867.651 24,92
Nordest 619.098 18,19
Centro 720.345 21,68
Sud 1.108.487 35,18

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