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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Montecchio Maggiore

Schiavitù nel laboratorio cinese, chiusa l'attività: lavoravano per noti brand internazionali

I finanzieri, oltre ad aver trovato quattro clandestini impiegati in nero che vivevano in condizioni precarie nel seminterrato dell'azienda, hanno riscontrato innumerevoli violazioni in relazione alle macchine da cucire professionali utilizzate

Nei giorni scorsi i finanzieri hanno scoperto quattro cinesi clandestini, impiegati in un laboratorio tessile di Montecchio Maggiore, in cui sono state riscontrate plurime e gravi violazioni delle norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro tali da rendere necessaria l’immediata sospensione dell’attività imprenditoriale. I militari hanno denunciato 4 dipendenti, sui 9 trovati intenti a cucire tessuti anche per noti brand internazionali, per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, avendo un visto turistico scaduto già dal 2019.

Il datore di lavoro, di origine cinese, invece è stato denunciato per aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno. Gli accertamenti eseguiti sul posto dai finanzieri hanno permesso di constatare che al piano seminterrato, utilizzato per l’attività produttiva, era stata ricavata una “stanza di fortuna” destinata al riposo di alcuni lavoratori. Tali precarie condizioni relative alla sicurezza e alla salute dei lavoratori, ha reso necessario l’intervento degli Ispettori Tecnici dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza i quali hanno riscontrato innumerevoli violazioni in relazione alle macchine da cucire professionali utilizzate (rimozione dei congegni di sicurezza con gravi rischi di lesioni per i lavoratori) e alla mancanza dei necessari e idonei dispositivi di protezione individuali (DPI) ai lavoratori.

Il datore di lavoro inoltre, non ha ottemperato all’obbligo di elaborazione del documento di valutazione dei rischi e del piano di emergenza ed evacuazione, di formazione e addestramento dei lavoratori, non ha costituito il servizio di prevenzione e protezione e nomina del relativo responsabile, né ha verificato preventivamente la compatibilità delle condizioni di salute dei lavoratori. Le aree di lavoro sono risultate prive di idonea segnaletica di sicurezza, con le vie di fuga ostruite per via dell’accumulo di scarti di lavoro sul pavimento; gravi le mancanze in relazione all’impianto elettrico e di messa a terra e agli estintori presenti.

Attualmente sono in corso ulteriori approfondimenti sulla posizione lavorativa di ulteriori 5 dipendenti cinesi non clandestini presenti nel laboratorio, il cui eventuale impiego “in nero”, se accertato dalle Fiamme Gialle, comporterebbe una maxi-sanzione nei confronti del datore di lavoro fino a 54.000 euro e un’ulteriore sospensione dell’attività imprenditoriale da parte dell’Ispettorato del Lavoro per l’impiego di personale non risultante dalla documentazione obbligatoria in misura superiore al 10% del totale dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro.

“Al lavoro nero si aggiungono anche altri scenari illegali e, per questo, preoccupanti, su cui bisogna vigilare a tutti i livelli. Ce lo prova il caso scoperto in queste ore dalla Guardia di Finanza di Vicenza: 4 lavoratori clandestini impiegati in una azienda tessile di Montecchio Maggiore, in cui sono state anche rilevate importanti irregolarità sulla sicurezza e la salute dei lavoratori. Operai senza permesso di soggiorno che erano occupati anche a cucire tessuti di brand internazionali in condizioni pericolose; lavoravano senza dispositivi di protezione individuale, in ambienti non a norma con rifiuti sul pavimento, adoperando macchinari privi degli impianti di sicurezza. Una situazione vergognosa che, come Uil Veneto, condanniamo senza se e senza ma. Lavoro deve essere sinonimo di legalità, dignità, sicurezza e tutti dobbiamo collaborare e fare la nostra parte per garantire questi valori irrinunciabili, anche i grandi marchi, che devono vigilare sull’intera filiera produttiva e non pensare solo al prezzo finale.

Bisogna garantire i giusti controlli e agire tempestivamente, ricordando che la ricetta magica non esiste. Tutte le parti in causa devono lavorare per creare e rafforzare sempre di più la cultura del “giusto”.

Sono le parole di Roberto Toigo, segretario generale di Uil Veneto.

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