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Cronaca

Sfruttamento alla Sharma? «Ben sette anni per la prima udienza»

Per un caso di presunte vessazioni sul luogo di lavoro che al momento della sua deflagrazione fece scalpore in tutta Italia, il dibattimento, dopo la fase delle indagini preliminari cominciata nel 2016, prende il via solo adesso. L'Usb punta l'indice sulle lungaggini della giustizia cui si erano rivolti una valdagnese, una veronese ed un vicentino (oggi residente nel Veneziano): tutti di origine indiana

Occorrerà attendere un mese esatto, l'udienza infatti è fissata per il 9 giugno, per capire se il sindacato Usb potrà essere ammesso come parte civile al processo contro due magnati indiani del settore orafo con base nella città palladiana che a vario titolo sono imputati per le vessazioni che avrebbero fatto patire ad alcuni connazionali impiegati presso Sharma, uno dei gruppi della gioielleria tra i più blasonati nel capoluogo berico. È quanto ha stabilito oggi 9 maggio il giudice Antonella Toniolo in un processo che è ora alle sue battute iniziali rispetto al quale però i fatti risalgono almeno a sette anni fa.

LA CRONISTORIA
Era il 2016 infatti il 29 luglio del 2016 quando la federazione berica del sindacato di base Usb segnalò all'ispettorato del lavoro di Vicenza una serie di presunte gravi condotte cagionate ad alcuni dipendenti (a partire da un giovane da poco giunto dall'India) di una delle imprese del gruppo Sharma. Un gruppo (sul quale incombe anche una vicenda fallimentare) col quartier generale in viale dell'Industria a Vicenza 57. Il sindacato non solo segnalava come in quello stabile scintillante uno o più lavoratori fossero costretti a lavorare, anche sotto minaccia, in condizioni indicibili, per di più, almeno in un caso, vivendo da reclusi proprio sul luogo di lavoro: addirittura alcune posizioni di lavoro non sarebbero mai state regolarizzate.

PRIMI ACCERTAMENTI
Si trattava in sostanza di addebiti di varia natura che spinsero le autorità, procura della repubblica in primis, ad avviare una serie di accertamenti. Che sul piano penale si sono concretizzati, tra le altre, nel fascicolo 2016/006326. L'ipotesi di reato in concorso è quella di «intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro». Così a finire alla sbarra sono stati due tycoon del mondo della gioielleria ovvero Giraj Prasad Sharma nato il 9 aprile 1966 a Jaipur in India nonché Jorge Sharma, nato il 13 dicembre del 1991 sempre nella stessa città dello Stato federato del Rajastan.

I BIG DEL RAJASTAN, L'EX CONSIGLIERA REGIONALE E L'EX QUESTORE
Si tratta di due imprenditori al tempo radicati a Vicenza, molto noti nel Veneto anche per la vicinanza alla politica e ad alcuni rassemblement alto di gamma. Vicinanze (le quali non hanno alcuna implicazione penale peraltro) che nel 2017 scatenano un vespaio politico che coinvolge l'allora capogruppo del Pd alla Regione Veneto Alessandra Moretti (oggi europarlamentare) nonché l'assessore alla sicurezza dell'allora giunta di centrosinistra di Vicenza: ovvero Dario Rotondi, già questore di Vicenza. Il caso, svelato da Vvox deflagra prima sui media regionali e poi su quelli nazionali.

LA PROCURA SULLA GRATICOLA DI RANIERO: IL VIDEO
Nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata. E a distanza di tutti questi anni il sindacato Usb, col segretario veneto Claudio Germano Raniero, al di là dello specifico delle accuse, punta l'indice contro la procura quando ai microfoni di Vicenzatoday.it denuncia come «in Italia ci vogliano anni prima di giungere ad una udienza in tribunale per di più quando si toccano gruppi potenti addirittura i tempi si dilatano ancora»: parole precise che fanno riferimento allo spettro della prescrizione che potrebbe incombere sul caso. «Ben sette anni per arrivare alla prima udienza - ribadisce Raniero ai taccuini di Vicenzatoday.it - sono tanti. E la cosa ci rende sgomenti».

MATERIA DELICATA: GLI ECHI DELL'AFFAIRE SAFOND
La materia è delicata perché lamentele di questo tipo sono frequenti. E si sono registrate, per esempio, anche col caso Safond. Ovviamente sarà il prosieguo del dibattimento a chiarire meglio i dettagli dell'affaire Sharma. Sul quale dibattimento rimane l'incombenza di sbrigliare la matassa raccolta durante le indagini preliminari: in primis per comprendere come mai le accuse gravissime inizialmente messe nero su bianco dal sindacato Usb siano poi state ricomprese in un perimetro meno pesante per gli imputati.

«SENZA REGOLARE ASSUNZIONE»
Come ricorda Rebecca Luisetto sul Corveneto del 10 febbraio 2023 il lavoratore la cui lamentela è alla base della denuncia indirizzata dall'Usb all'Ispettorato del lavoro di Vicenza, non è l'unico ad avere sporto denuncia. Assieme a lui, che oggi vive nel Veneziano e si è rifatto una vita, ci sono anche due donne: una di Valdagno e l'altra di Verona. Le quali però hanno rivolto le loro accuse solo nei confronti del solo Giraj: un Giraj che  «con indiretta minaccia di licenziamento» le avrebbe costrette a tollerare delle «orribili condizioni di lavoro». La valdagnese ha denunciato «di essersi ritrovata senza una regolare assunzione, sottoposta a stringenti controlli, orari prolungati, a offese e molestie continue».

La donna peraltro avrebbe dovuto tollerare «una retribuzione inferiore a quanto le era dovuto». L'uomo, che a lungo ha soggiornato in una struttura protetta, da tempo ha lasciato il Vicentino. Le due donne invece sono residenti ancora nell'Ovest vicentino e nel Veronese. Questo almeno è quanto si desume dal castello accusatorio messo in piedi dall'ufficio del pubblico ministero.

PARLA LA DIFESA
Ma qual è il punto di vista degli accusati? Il vicentino Marco Dal Ben è il legale degli imputati che si dichiarano estranei ad ogni addebito. Proprio in quel servizio pubblicato a febbraio sul portale del Corriere veneto Dal Ben fa sapere come i suoi assistiti non abbiano voluto «né patteggiare né procedere con il rito abbreviato». Tanto che è durante il dibattimento, sostiene il legale, «che sarà ricostruita la vicenda con le testimonianze delle persone informate dei fatti, tra le quali ci saranno i dipendenti dell'epoca». Secondo Dal Ben «i signori Sharma sono sereni e confermano che ci sono gli elementi per dimostrare la legittimità del loro comportamento in termini di condizioni di lavoro, di assistenza e di cura dei dipendenti».

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