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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Corte dei conti, poco zucchero e molto carbone per la Spv

La magistratura erariale sforna una pagella di fine anno in cui tra qualche nota positiva abbondano le critiche. I comitati: «Lo diciamo da tempo, ma ormai avere ragione non fa più notizia»: nubi nere sul budget regionale degli anni a venire

La Corte dei conti lascia sotto l'albero di Natale distilla la pagella di fine anno per la Superstrada pedemontana veneta: c'è qualche luce, ci sono molte ombre: ma sostanzialmente vengono confermate una dopo l'altra tutte le criticità da anni messe nero su bianco dai comitati contrari all'opera. A dare conto della novità è la Regione Veneto con una nota di poche righe resa pubblica ieri 21 dicembre.

Più nello specifico a palazzo Balbi a parlare è la struttura di progetto sulla Spv, una struttura di coordinamento e sorveglianza sulla Spv che è capitanata dall'ingegnere Elisabetta Pellegrini. «La Corte - si legge - ha riconosciuto chiaramente che con il terzo atto convenzionale si sono realizzati diversi effetti economici e finanziari di vantaggio sul pregresso assetto negoziale, tra i quali: l'ottenimento del closing finanziario; la conseguente accelerazione dei tempi di esecuzione; il miglioramento dei saldi finanziari derivanti dal contratto ed il complessivo equilibrio economico-finanziario del parternariato pubblico-privato; la definizione ed il pagamento degli espropri».

RISOLTE ALCUNE QUESTIONI SPINOSE
Detto in altri termini palazzo Balbi che rispetto alla costruzione della Spv figura come concedente mentre il concessionario è la italo-spagnola Sis, sostiene che grazie alla modifica del contratto tra concedente e concessionario fortemente voluto dal governatore leghista Luca Zaia alcuni anni fa si sono definite alcune questioni in sospeso che avevano scatenato parecchie polemiche: in primis, spiega la Regione, il privato è stato in grado di reperire sul mercato le risorse per rifondere gli espropriati. L'altro aspetto sul quale l'ufficio della Pellegrini pone l'accento riguarda un'altra novità introdotta dalla giunta Zaia: ossia lo spostamento del rischio finanziario non più sul concessionario ma sul concedente.

I RAPPORTI COL PRIVATO
Questo aspetto, rileva la Corte, ha fatto in modo che il privato potesse reperire con maggiore agio i fondi utili a realizzare l'opera che rischiava di incagliarsi. La cosa però ha un rovescio della medaglia. Se una volta completata la Superstrada pedemontana veneta sarà scarsamente utilizzata la Regione dovrà in parte o in tutto corrispondere al privato il lucro mancato. Il che, come ha denunciato più volte la stessa corte (ma i comitati fanno altrettanto) espone la Regione in futuro ad un rischio potenziale notevole giacché palazzo Balbi nei decenni a venire (quarant'anni è la durata della concessione, poi l'opera ritornerà interamente pubblica) potrebbe trovarsi sul groppone «12-15 miliardi» da corrispondere alla Sis nel volgere di quattro decadi: una spada di Damocle di 350 milioni annui che in futuro potrebbero soffocare un bilancio sempre più difficile da far quadrare.

LE INCOGNITE
Ad ogni buon conto le criticità, anche con un cambio di sensibilità rispetto al passato, «non vengono taciute» da palazzo Balbi nella sua nota. Il linguaggio è burocraticamente algido ma la sostanza c'è tutta: «la Corte suggerisce alla Regione di adottare ogni possibile forma per verificare l'attendibilità nel tempo delle stime dei flussi di traffico poste alla base del terzo atto convenzionale, anche per poter registrare ogni possibile modificazione dei presupposti che possano portare a diversi risultati ed essere pertanto pronti a riconoscere eventuali variazioni nei bilanci di previsione. Ovviamente si parla sempre di stime, da qui a 39 anni, che si basano su dati la cui raccolta ed elaborazione non è codificata da alcun atto normativo, nemmeno di indirizzo, o autorità di validazione o vigilanza, ed i risultati sono pertanto lasciati alla sola perizia di professionisti del settore. In particolare la Corte richiama l'attenzione su alcuni fatti noti alla Regione da tempo, su cui si è già intervenuti al fine di adottare tutte le strategie utili per prevenire, risolvere o attenuare gli effetti».

IL SARCASMO DEL COVEPA
Massimo Follesa, il portavoce del coordinamento regionale che da anni si batte contro l'opera, il Covepa, sfodera una amara ironia: «Ormai che il Covepa abbia ragione non fa nemmeno più notizia. Tanto che a questo punto pure la Regione si è rassegnata ad accettare una serie di macroscopici rilievi che da anni, già prima della Corte dei conti, ripetiamo alla nausea in ogni sede. Questa - rimarca Follesa - è una storia che finirà male e che pagheremo cara non solo in termini di sbrindellamento dei conti regionali, conti che per di più dovrebbero assicurare servizi pubblici essenziali come sanità e opere di mitigazione idrogeologica. E che le cose si stiano mettendo male lo dicono le immagini di una strada che oggi può mettere in connessione Vicenza con Bassano ma che nonostante ciò è inesorabilmente vuota. Prima o poi bisognerà seriamente interrogarsi su come mai i veneti abbiano accettato senza batter ciglio quello che già dall'inizio si preannunciava come un fallimento annunciuato. Ricordo a tutti che poco prima del 2010 l'assessore alla mobilità Renato Chisso si pavoneggiò sui giornali veneti, che gli diedero tutti retta, spiegando come di lì a pochi anni il Veneto grazie agli investimenti privati e al project financing nelle infrastrutture avrebbe avuto una dotazione come quella della Baviera. Senza infierire sul ridicolo di quella sparata c'è qualcosa di oscuro in questo brano di storia veneta che va indagato senza paura. Ora spero che almeno per decenza lorsignori non abbiano il coraggio di dire che l'autostrada non sarà usata a causa della crisi innescata dal Covid-19 e che non richiedano altri fondi speciali perché essere insultati politicamente dalla ottusa protervia di chi da anni sostiene l'opera ci può anche stare: ma prendere per il culo i cittadini davanti ai morti non va bene».

ALLAGAMENTI: IL J'ACCUSE DI RIZZATO
Non meno amaro è lo sfogo di Tiziano Rizzato, uno dei volti noti dei comitati nel comprensorio di Breganze che definisce la relazione della Corte dei conti «uno schiaffo impietoso e micidiale nei confronti della Regione». Ai taccuini di Vicenzatoday.it Rizzato snocciola una appresso all'altra le sue bordate alcune delle quali sono prese «paro paro» dai magistrati erariali: «Fine lavori slittato al febbraio 2022, a febbraio 2021 apertura verso Montebelluna... Nessuna responsabilità e sanzioni per gli allagamenti su superstrada e complanari del 2020... Nessun aggravio di costi per la variante di Breganze e altre varianti fatte... Nessun rendiconto ancora fatto sugli incassi dei pedaggi ad oggi eseguiti, che dovrebbero contribuire a pagare l'opera... Nessuna garanzia che i pedaggi e il flusso di traffico ripaghino l'opera». Detto alla grezza l'opera è in ritardo sul ruolino di marcia, la giunta non si è meno sognata, almeno per il momento di pretendere delle penali e mancano ancora tutte le opere complementari che sono parte integrante del pacchetto. Follesa in ultimo profetizza: «Le magagne quelle vere le patiranno i nostri figli».

LEGGI LA RELAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI

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