rotate-mobile
Attualità

I casi Chemviron e Fis planano sul processo Pfas

Lo stabilimento della bassa veronese e quello di Montecchio Maggiore sono messi nuovamente sulla graticola dalla rete ambientalista mentre nella città palladiana è in calendario un'udienza del dibattimento Miteni che si preannuncia «frizzante»

Nonostante circolino molte ipotesi sulla possibilità di rimediare in qualche modo all'inquinamento da derivati del fluoro, i temibili Pfas, attribuito alla Miteni di Trissino, non c'è alcuna evidenza che queste metodiche, sia per l'inquinamento che ha colpito i Veneto centrale tra Veronese, Vicentino e Padovano, sia per il resto del Paese, siano fattibile. Rimane quindi una unica strada percorribile: quello del bando a queste sostanze. È questo, in estrema sintesi, il succo di una riflessione al curaro che Alberto Peruffo, il volto più noto del collettivo Pfasland ha diramato di recente. Un intervento che piomba al brucio, quanto meno sul piano mediatico, proprio sulla nuova udienza del processo Pfas in calendario domani 27 marzo al tribunale di Vicenza.

Uno dei passaggi più duri di Peruffo riguarda la querelle attorno alla Chemviron, la ditta di Legnago nel Veronese, che rigenera i fanghi contenenti Pfas. Secondo l'attivista montecchiano l'amministrazione comunale del luogo, in materia di vigilanza e sorveglianza, non sarebbe stata all'altezza della situazione nonostante gli alert giunti in passato: a partire da una ispezione dei carabinieri del nucleo ambientale di Treviso, ossia il Noe, che aveva passato ai raggi X la fabbrica, inceneritori inclusi. Dopo quell'episodio, nonostante le rassicurazioni della giunta comunale, la popolazione ha continuato ad essere molto preoccupata per i reflui prodotti in loco. «Non si ha nemmeno la certezza che i forni funzionino alla temperatura dovuta» attacca lo stesso Peruffo: che arriva addirittura a preconizzare un'azione penale nei confronti della amministrazione comunale stessa. Ma c'è di più: l'autore della nota ne ha pure per una parta della rete ecologista. Che sul caso Chemviron avrebbe adottato una linea troppo soft.

Peruffo poi riporta il suo sguardo in provincia di Vicenza, ovvero a Montecchio Maggiore. Parla dei cosiddetti nuovi Pfas, ovvero i «Tfa» che sarebbero lavorati in quantità notevolissime nella città castellana dalla Fis: un'altra industria chimica finita nel mirino delle autorità. La ditta, spiega Peruffo, ha dato il via a un progetto di bonifica sul quale però si sa ancora pochissimo. Il che costituisce l'ennesimo elemento di inquietudine per il fronte ecologista.

Inquietudine che non viene più di tanto mitigata dalle notizie di alcune ricerche che giungono dal Politecnico di Milano. Per Peruffo il perimetro di quella ricerca va definito meglio. E soprattutto occorre capire, spiega sempre l'attivista, se ci siano situazioni di potenziale conflitto di interesse tra l'università meneghina e la Solvay. La società con il maxi stabilimento di Alessandria è rimasta l'unica in Italia a produrre i Pfas dopo il fallimento della Miteni di Trissino nell'Ovest vicentino. Rimane da capire se dopo gli interventi al curaro degli ultimi mesi, sia per il caso Chemviron a Legnago, sia per il caso Fis a Montecchio, le procure competenti (rispettivamente Verona e Vicenza) abbiano aperto uno o più fascicoli. Tanto che l'udienza di domani, stando ad alcuni esponenti della rete ecologista, si preannuncia «frizzante».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I casi Chemviron e Fis planano sul processo Pfas

VicenzaToday è in caricamento