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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Guardie Enpa pestate a sangue, gli aggressori rischiano 5 anni: «Agguato senza precedenti, basta con la disinformazione»

Due Guardie Enpa erano intervenute per dei cani alla catena: una pratica espressamente vietata dalla legge, e sono stati violentemente picchiati. Ora tutta la documentazione è nella mani della procura. L'Ispettore Regionale Guardie Enpa precisa: «Sono stati aggredite delle Guardie che hanno la qualifica di polizia giudiziaria»

La vicenda che Vicenzatoday ha riportato due settimane fa ha suscitato da una parte molta indignazione da parte del mondo civile ma dall'altra anche delle informazioni imprecise che sembrano voler sminuire la vicenda e il ruolo delle Guardie Enpa che - è giusto ricordarlo - hanno la qualifica di "Polizia Giudiziaria" come le forze dell'ordine. Lo conferma una lunga nota di Renzo Rizzi, Ispettore Regionale Guardie Enpa, che chiarisce molti punti di un'oscura pagina di violenza che ha colpito l'Altopiano di Asiago. Che cosa è successo, lo potete leggere in questo articolo. Verso mezzogiorno di sabato 16 gennaio due guardie Enpa, sono intervenute in un'azienda agricola di Camporovere di Roana dove si trovavano 4 cani legati alla catena, una pratica espressamente vietata dalla legge. Per questo sono stati picchiati a sangue. 

Una vicenda gravissima, con molti aspetti da chiarire, al di là del singolo fatto di cronaca. Una storia che, per il casus belli, quella dei cani alla catena e di una pratica spesso lasciata passare come innocua, potrebbe avere dei risvolti legati anche a intimidazioni e sopratutto all'idea malsana di sminuire chi, come le Guardie Enpa, altro non fanno che applicare la legge. Tutto questo emerge dalla corposa documentazione che mercoledì le Guardie Zoofile dell’E.N.P.A. hanno consegnato alla Procura della Repubblica.

Si tratta tredici pagine di denuncia con 18 allegati, in cui si coglie, attraverso la visione dei video, rallentati con il sistema “moviola” tutta la drammaticità del pestaggio, da parte di una banda di 4 persone.  «A vedere le immagini non si può parlare di altro - spiega Renzo Rizzi - La violenza è stata pianificata, quando le Guardie se ne stavano andando ed erano vicine alle autovetture, l’agguato è stato sferrato nella piazza di Camporovere, i 4 erano ben consapevoli che l’unica telecamera attiva guardava l’incrocio dalla parte opposta, convinti inoltre che nessuno avrebbe testimoniato in quanto sono temuti dai residenti; l’obbiettivo del loro blitz, distruggere le fonti di prova contenute nel telefonino della guardia donna che aveva filmato la prima aggressione con la pala messa in atto dall’allevatore, e quello di dare una lezione al Capo Pattuglia che aveva spruzzato il peperoncino sull’aggressore per interrompere il reato».

Si parla di immagini crude che dimostrano una violenza cieca, ma le più scioccanti sono le ultime che mostrano il Capo Pattuglia a terra privo di sensi. «Alla moviola si vedono gli ultimi due calci, uno dei due caricato lo fa sobbalzare… una violenza che ha smosso le coscienze e alcuni residenti hanno voluto lasciare le loro testimonianze firmate dichiarando: per senso civico e perché è stata una cosa troppo grave su cui non si può fare finta di nulla. Un video è stato recapito alle Guardie, in questo caso il residente ha deciso di dare il suo contributo anche per l’indignazione provata leggendo quanto falsamente riportato dai media che parlavano “di rissa”, alla Procura è stato consegnato anche il contenuto della “scatola nera” un registratore che portano sempre i capi pattuglia quando stanno operando».

Ora per gli aggressori la situazione si fa molto pesante, con ben sette capi di imputazione e con il rischio di una condanna fino a 5 anni di carcere. Nell’ultimo mezzo secolo le Guardie E.N.P.A. a Vicenza non erano mai state coinvolte in fatti del genere, nonostante il continuo approccio con i cittadini, macinano oltre ottocento controlli all’anno quasi esclusivamente su segnalazione. Il caso del pestaggio, come sottolinea il capo delle guardie Enpa, ha ottenuto uno squarcio sul velo di omertà che riguarda la sofferenza di molti animali.

«Dall’Altopiano arrivano segnalazioni documentate di cani a catena corta, detenuti spesso in condizioni igieniche pessime, o in stato di abbandono, da soli lontano da casa, magari a guardia di un rustico disabitato il cane è un animale da “branco” condannarlo a vivere da solo lontano da tutto significa ucciderlo lentamente», spiega Rizzi, che precisa altri dettagli sui protagonisti dell'agguato di gruppo: «Sulle motivazioni che hanno scatenato l’aggressione va detto che il soggetto più pericoloso era già stato denunciato dalle Guardie Zoofile per un altro fatto, anche qui minacce spintoni e resistenza a Pubblico Ufficiale, aveva asportato un cane durante un sequestro penale, una femmina tenuta in assoluto abbandono e a catena corta, non aveva ottemperato alle disposizioni che potevano dare un minimo di benessere alla povera vecchia cagna, attualmente scomparsa; suonano ora più sinistre le parole sconnesse che l’allevatore urlava all’indirizzo delle Guardie in mezzo alle offese, voi non siete Guardie! Mi hanno detto che non potete fare nulla siete solo degli animalisti!». 

Purtroppo per l'uomo denunciato, quelle persone pestate a sangue, al di là del fatto grave già in se stesso come la violenza, non sono "animalisti", ma operatori con la qualifica di Polizia Giudiziaria, come i carabinieri. Sulle Guardie E.N.P.A. vigono infatti il D.P.R. del 1979 e poi la legge 189 del 2004 che all’articolo 6, comma 2, sancisce che “la vigilanza sul rispetto della presente legge e delle altre norme relative alla protezione degli animali è affidata anche, con riguardo agli animali d’affezione, nei limiti dei compiti attribuiti dai rispettivi decreti prefettizi di nomina, ai sensi degli articoli 55 e 57 del codice di procedura penale alle Guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche riconosciute”. Gli articoli in oggetto sono intitolati “funzioni di polizia giudiziaria”e “ufficiali ed agenti di Polizia giudiziaria” e l’E.N.P..A è sicuramente una “associazione zoofila riconosciuta” essendo la più antica d’Italia, che nel 2021 festeggia i 150 anni dalla fondazione, voluta non da Giuseppe Garibaldi-

«É stata fatta della disinformazione da parte dei punti di riferimento - aggiunge Rizzi - sull'articolo di un giornale pubblicato il 23 di gennaio, si danno dei consigli sulla lunghezza della catena, ma come? Se la catena in Veneto è vietata da sei anni, era il 16 giugno del 2014 quando è stata modificata la legge Regionale 60 del 93, prevedendo una sanzione per i trasgressori che va da 100 a 300 euro. Per quanto riguarda il ruolo delle Guardie Zoofile dell’E.N.P.A. noi crediamo che le dichiarazioni rilasciate nello stesso articolo dal Generale di Brigata Daniele Zovi, ex comandante per il Triveneto del Corpo Forestale dello Stato, siano state riportate male. Non crediamo che una persona della sua importanza ed esperienza possa essere incorso in un'inesattezza. Non esiste infatti alcuna incertezza sul ruolo delle Guardie E.N.P.A».

A Vicenza le Guardie Enpa sono presenti da quasi mezzo secolo e, ribadisce Rizzi «negli ultimi venti anni il loro lavoro si è specializzato, con  la passione del volontariato e l’esperienza si può fare molto, le notizie di reato e le denunce sottoposte alla Procura di Vicenza, gli oltre sessanta sequestri convalidati di fila, gli interventi congiunti effettuati con Polizia Municipale, Polizia Provinciale e Carabinieri stanno a dimostrarlo. La circolare citata nell’articolo del giornale fa riferimento al fatto che le guardie nominate dai comuni non possono avere la qualifica di “Agente di Polizia Giudiziaria”, ma la stessa circolare nella pagina successiva riporta che le uniche Guardie con quella qualifica sono quelle nominate dal Prefetto ( bastava girare pagina)».

Per semplificare, ci sono tre tipologie di Guardie Zoofile: quelle a nomina Regionale e Comunale a cui è attribuita la qualifica di Pubblici Ufficiali e possono rilevare fonti di prova e girarle alla polizia giudiziaria (e sono quelle di cui parla Zovi); quelle a nomina prevista dalle legge penale 189/2004 che hanno la qualifica di polizia giudiziaria di conseguenza possono fare l’azione penale al pari delle altre forze di Polizia riconosciute, ( carabinieri, Carabinieri Forestale, Polizia Locale ecc. ); poi ci sono le Guardie dell’E.N.P.A. - quelle che hanno subito l'aggressione - che oltre ad avere la qualifica di polizia giudiziaria hanno più attribuzioni perché trascinate dal D.P.R. del 79, ad esempio sono inserite all’art. 37 della legge 157/92 (legge sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e prelievo venatorio ). «Non si può quindi dare  informazioni così platealmente inesatte, ma soprattutto esporre chi legge e dovesse prendere per buone le notizie riportate a ricevere sanzioni o denunce, anche gravi. In Altopiano le istituzioni devono fare uno sforzo, come Guardie E.N.P.A. lo scorso anno abbiamo incontrato tutti i Sindaci facendo delle proposte per cambiare le cose, ora dopo questa brutta pagina è il momento di provare a lavorare insieme, nell’interesse degli animali ma soprattutto dei cittadini dell’Altopiano, non dimenticando che la protezione degli animali è demandata dallo Stato proprio ai “Comuni singoli o associati e alle Comunità Montane».

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