Passeggiata nelle Piccole Dolomiti: il Novegno nella Prima Guerra Mondiale
Si attraverseranno boschi, si raggiungeranno cime, compresa la più alta del massiccio. Vedremo vecchie postazioni di guerra, trincee e gallerie, per poi ributtarci nell'accogliente Busa, cuore del Novegno.
Con il nome di Monte Novegno si intende un complesso montuoso formato da più cime, Monte Rione, Monte Giove, Priaforà, Cima Alta, Monte Vaccaresse, Monte Summano, Monte Novegno ognuna diversa dalle altre ed ognuna con le sue tracce di storia.
Cenni Storici
Il Forte M. Enna era dotato di 4 obici sotto cupola corazzata da 149 mm A e da 4 pezzi da 75 mm A in batteria scoperta come struttura era di grandi dimensioni . La sua posizione strategica era di protezione per un eventuale passaggio nemico sul Pian delle Fugazze e sulla rotabile che scende da passo Xomo e ancora in buone condizioni anche perche non entro mai in uso
“Abbiamo visto episodi di gloria e di vigliaccheria, di tragedia e di valore; abbiamo veduto scene grottesche e assurde come il bombardamento delle nostre posizioni effettuato dalla nostra Batteria di M. Enna … “
Sabato 05/09 Le Guide propongono una passeggiata alla scoperta del lato "nascosto" del Monte Novegno.
Ritrovo ore 8:30 nel piazzale sterrato antistante la chiesa di Poleo, per partire tutti assieme.
Accompagnamento guidato, ritorno previsto per le ore 13:30-14. Adatto ai bambini.
Info e prenotazioni:
Le Guide 338 1485705
Guida Ambientale Escursionistica - Francesco Adriani - 320 920 5326
Il Novegno nella Prima Guerra Mondiale
sabato dalle ore 08:30 alle 14:00
Il Monte Novegno, comprendente anche il Monte Priaforà e il Monte Giove, è posto fra il Monte Pasubio e il Monte Summano.
"Tutto il meraviglioso scenario montano e pedemontano vicentino che va dalla vallata dell’Agno a quella del Brenta è fisicamente intriso della memoria della 1ª Guerra Mondiale.
Il Novegno ne è un’autentica testimonianza, teatro di gesta epiche e di avvenimenti decisivi consegnati alla storia d’Italia. Numerose tracce di quel drammatico passato segnano ancora oggi il volto della montagna: sono strade, gallerie, trincee, caverne, postazioni, resti dell’immane opera fortificatoria realizzata in tempo di guerra. Il simbolo di quelle vestigia è il Forte Rione, una piccola opera difensiva che svolse un ruolo chiave nelle battaglie dell’estate del 1916: non fu mai preso dai soldati dell’imperatore Francesco Giuseppe, che si erano fermati a poche centinaia di metri di distanza in linea d’aria, sul torrione delle Vaccarezze e sulla cima del Calliano. Dal Forte italiano, dominante la conca del Novegno, nel giugno del 1916 sparava un cannone da 149 mm: un altro era stato messo fuori uso dalle artiglierie austriache, che tentavano invano di completare l’opera. La cima era tempestata di colpi: nel pomeriggio del 13, al culmine dell’offensiva imperiale, esplose la volata del pezzo. Il generale Petitti di Roreto ordinò di continuare a sparare a salve, per attirare una parte del fuoco nemico che stava martellando pesantemente la fanteria.
Erano le ore decisive della Strafexpedition, l’offensiva che vide un milione di soldati affrontarsi sulle Prealpi vicentine. Gli austriaci stavano facendo un estremo tentativo di superare il Novegno, da loro chiamato il "letzer berg", l’ultimo monte: nessuno altro ostacolo li separava dal calare su Schio ed irrompere nella pianura vicentina. L’offensiva del feldmaresciallo Conrad von Hötzendorf era iniziata il 15 maggio: dopo la presa del Priaforà, a nord del complesso, il 30 maggio, l’11ª Armata imperiale esercitava il suo massimo sforzo tra il Pasubio ed i Colletti, puntando a sfondare proprio nella zona del Novegno. Dal monte Alba al monte Giove gli italiani resistevano disperatamente.
Il culmine dei combattimenti fu raggiunto il 12 e 13 giugno, quando 72 battaglioni austriaci appoggiati da 264 pezzi di artiglieria investirono in pieno la linea italiana, difesa dai 14 battaglioni di fanteria della già provata 35ª Divisione. All’alba del 12 le trincee del Novegno, del monte Giove e di passo Campedello subirono per ore un violentissimo fuoco d’artiglieria, preludio dei reiterati assalti condotti dal 3° e 4° Reggimento Kaiserjäger per due giorni consecutivi.
La linea non cedette, nonostante in alcuni punti, specie al "trincerone della morte" di passo Campedello, si combattesse corpo a corpo: numerosi furono gli atti di eroismo, gravissime le perdite, alcune delle quali provocate dalle stesse artiglierie italiane del Forte Enna che tiravano troppo corto. La 35ª Divisione dovette registrare 404 morti, 2283 feriti e 300 dispersi. Altissimo fu il tributo di sangue anche in campo austriaco."