A republica dei mati
Gigi Mardegan - Satiro Teatro
Il Quarantotto è l’anno In cui l’Italia si decide repubblica democratica, con le prime elezioni politiche a suffragio universale. Fra gli esclusi dal voto vi è un escluso dalla storia, un “ragazzo del ‘99”, “mato de guera”, della prima, fra i pochi “savi” della seconda, in grado di prevedere che il sacrificio di una generazione non sarebbe valso a salvare quella successiva. Cosi, deluso, in piazza in una Treviso quale lui e noi possiamo ricordare, o immaginare, prima dell’anno zero schernisce l’ottimismo dei nuovi cittadini. Ma ecco che proprio lui, sopravvissuto alla pellagra, agli Austriaci, agli italiani di Cadorna, ai fascisti e all’elettrochoc, ora che si affaccia alla seconda metà del secolo, ostinato testimone di nuovi oltraggi e rimozioni, si trova, senza volerlo, a dover rendere conto di questa disperazione a un figlio che non sapeva di avere, a una posterità che non aveva messo in conto. E parlando con lui, col bambino, deve incoraggiarlo a vivere: deve trovare le parole che per sé credeva di avere perso. E nella sua teatrale pazzia trasmette forse a noi, annoiati cittadini della Seconda Repubblica, la ragione più profonda che la Prima, per prima, sembrava avere smarrito: la memoria.