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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Schio

Maxi truffa sui bonus edilizi, sequestrati 1,5 miliardi di euro: dieci arresti

False fatturazioni per decine di milioni, utilizzate non solo per documentare al fisco lavori edili mai realizzati, ma anche per riciclare proventi dell’illecita attività. Principali artefici: un commercialista di Napoli e un suo stretto collaboratore di Schio

Militari della guardia di finanza di Asti mercoledì hanno avviato l’esecuzione – insieme ai colleghi di Campania, Emilia Romagna, Lazio Lombardia, Puglia, Toscana, Trentino Alto Adige e Veneto – di una ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Asti nei confronti di 10 persone, per reati di associazione a delinquere, truffa nei confronti di enti pubblici, riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. In corso anche l’esecuzione di un decreto di sequestro di crediti fiscali, profitti illeciti, immobili e altre disponibilità per oltre un miliardo e mezzo. Sono in tutto 73 le perquisizioni, in corso in 18 province, con l’impiego di 150 finanzieri. L'indagine è partita da un controllo sul corretto utilizzo dei crediti fiscali per “Bonus edilizi”. 

L’indagine, scattata tra agosto e settembre 2022, con l’analisi di banche dati, indagini bancarie, intercettazioni telefoniche e sopralluoghi, ha permesso di svelare la costituzione e cessione di ulteriori e più cospicui crediti di imposta sospettati di falsità. La truffa, ordita da una compagine in parte radicata ad Asti e con proiezioni principali in Campania e Veneto, ha visto coinvolte 37 persone e 68 tra ditte e società. Il sodalizio farebbe capo a 17 persone, cittadini albanesi e italiani, dediti alla commissione, nel periodo 2021 – 2022, di una serie di frodi, riciclaggio, auto-riciclaggio e reati tributari; partendo dall’emissione di false fatturazioni per decine di milioni di euro  utilizzate non solo per documentare al fisco lavori edili mai realizzati, ma anche per riciclare proventi dell’illecita attività.

Questa enorme quantità di crediti fiscali, per 1,5 miliardi di euro, sarebbe stata generata solo sulla carta, innanzitutto grazie all’opera di un commercialista con studio al Vomero, Napoli, e a un suo stretto collaboratore, cittadino albanese, con studio a Schio. Utilizzando partite Iva intestate perlopiù a prestanome, gli attori inserivano nei cassetti fiscali dell’Agenzia delle Entrate dati ritenuti non veritieri. I crediti di imposta, così creati dal nulla sulla piattaforma digitale, solo in parte però sono stati ceduti a terzi, per quanto sinora tracciato dalle indagini, e di questi una porzione monetizzata e trasferita all’estero. Le indagini della guardia di finanza proseguono per esaminare la documentazione acquisita nel corso delle perquisizioni, tuttora in corso, e per ricostruire i passaggi di denaro relativi ai crediti d’imposta ritenuti inesistenti, già oggetto di cessione/monetizzazione, anche attivando i canali di cooperazione internazionale. 

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