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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

"Maternity blues": il film "invisibile" che non arriva nelle sale

Intervista esclusiva al regista Fabrizio Cattani, autore del film che parla delle madri infanticide. A causa di una serie di problemi di distribuzione il film uscirà a Bassano e non nel capoluogo

E' uno dei film che maggiormente ha commosso ed emozionato la critica ed il pubblico, almeno chi ha potuto vederlo. Maternity blues  parla di quattro donne diverse tra loro, ma legate da una colpa comune: l’infanticidio. All’interno di un ospedale psichiatrico giudiziario, trascorrono il loro tempo espiando una condanna che è soprattutto interiore: il senso di colpa per un gesto che ha vanificato le loro esistenze. Dalla convivenza forzata, che a sua volta genera la sofferenza di leggere la propria colpa in quella dell’altra, germogliano amicizie, spezzate confessioni, un conforto mai pienamente consolatorio ma che fa apparire queste donne come colpevoli innocenti.

Maternity Blues: il backstage




Il film è in programma venerdì 18 a Bassano mentre non è ancora stato deciso quando i vicentini potranno vederlo. Il problema non è il tema scabroso della trama ma le difficoltà nella distribuzione. Ne abbiamo parlato in esclusiva con il regista Fabrizio Cattani: "Stiamo vivendo una situazione non nuova per il nuovo cinema italiano: purtroppo i concessionari che mediano tra il nostro distributore, la Fandango, e le sale cinematografiche non stanno faceno un buon lavoro, per usare un eufemismo". La proiezione di Bassano, per fare un esempio, è stata organizzata dalla Ipotesi Cinema, fondata da Ermanno Olmi, che figura tra i produttori del film. "Gli altri produttori siamo noi - sorride Cattani - La troupe ha partecipato al progetto accettando di essere pagata con le quote degli incassi: così è nata "The Producers"". LA LETTERA A ZAIA DI LIOTARD

Il fatto è che il film, a chi l'ha visto, è piaciuto e molto: le critiche sui media e i riscontri nei festival, tra cui quello dello scorso anno a Venezia, sono ottimi. Nonostante la tematica tabù, mai toccata sin'ora nel cinema, le storie delle quattro madri sono trattate con sensibilità e delicatezza: "Il testo teatrale “From Medea” di Grazia Verasani, da cui è tratta la sceneggiatura, nasce non solo come riflessione sull’istinto materno ma anche come accusa contro una società che ha sempre bisogno di creare mostri e giudicare un malessere che non andrebbe liquidato con leggerezza - spiega Cattani - Nel film non c’è traccia di giudizio nei confronti delle protagoniste, ma neppure di giustificazione e, tanto meno, di assoluzione. C’è semplicemente la fotografia delle loro vite, raccontate dal luogo dove stanno scontando la loro pena, Ospedale Psichiatrico Giudiziario, e contemporaneamente cercando di «curarsi» con il supporto di psichiatri. Ci è sembrato anche estremamente interessante sottolineare come Rina, Vincenza, Eloisa e Clara vivano come “sospese” in un limbo dalle pareti sottili che le separa, ma al tempo stesso le protegge dal mondo reale -  prosegue -  Un limbo difficile da varcare anche per via di quei pregiudizi e quella superficialità a cui i media ci hanno abituato. I medici a Castiglione delle Stiviere, rinomato O.P.G. dove queste donne vengono spesso ricoverate, parlano anche di concorso di colpa: “molte arrivano a questo gesto contro natura, anche per colpa di mariti assenti o violenti , per infanzie difficili, a volte brutali”.

Chi vuole proiettarlo a Vicenza, si faccia vivo. IL TRAILER
 

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