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Cronaca

I sindacati dicono basta «alle aggressioni» sui mezzi pubblici

Dopo l'episodio di violenza e bullismo di cui sabato ha fatto le spese un controllore di Svt i rappresentanti dei lavoratori invocano l'intervento della prefettura. E l'Usb dà vita ad un presidio: «Quei volti sono noti alle forze dell'ordine, ora si cambi passo»

I sindacati dicono basta agli episodi di violenza perpetrati a danno degli autisti di Svt, la compagnia del trasporto pubblico della provincia di Vicenza. Il grido d'allarme è risuonato tra ieri e oggi dopo «l'ennesima aggressione» andata in scena sabato in zona stazione aveva scatenato polemiche a non finire. Ieri 22 febbraio la Cgil con una lunga nota aveva stigmatizzato l'accaduto. Oggi è stato il turno del sindacato di base Usb che ha addirittura organizzato un sit-in sotto la sede di Svt in viale Milano (nel riquadro).

«Il problema sulla tratta - scrive la Cgil trasporti ossia la Filt - è noto e si ripete con costante periodicità e orari anche di altri percorsi del servizio extraurbano, tanto che la questione è stata oggetto di un incontro richiesto dalla rappresentanza sindacale unitaria (la Rsu) di Svt al Prefetto di Vicenza dottor Pietro signoriello, avvenuto giovedì 11 febbraio scorso e che si è concluso con la promessa che se ne sarebbe discusso nel comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico». 

Poi un'altra considerazione: «Se in quest'ultimo episodio è stato vittima un controllore, in altri casi passati sono stati coinvolti più o meno direttamente sia con aggressioni fisiche che verbali gli autisti e anche gli addetti alle biglietterie. Casi che scaturiscono dal tentativo di questo personale di front line di fare rispettare le disposizioni aziendali come il pagamento del biglietto, il corretto incarrozzamento specie nei casi di affollamento del mezzo o dal tentativo di fermare atti vandalici o infine per evitare comportamenti scorretti degli utenti».

Non troppo dissimile è il pensiero di Massimo D'Angelo che in una lunga intervista ai microfoni di Vicenzatoday.it spiega: «Quelle persone sono note alle forze dell'ordine. È il momento di agire non solo sul piano della repressione ma anche su quello della prevenzione, il che richiede che gli enti preposti si parlino per mettere in campo strategie di ascolto e di riposta al problema che siano di ampio respiro: ora si campi passo».

ASCOLTA L'AUDIO-INTERVISTA A MASSIMO D'ANGELO

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