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«Meno morti dalla mafia che dai femminicidi»

Mentre a Vicenza una fiaccolata in memoria di Giulia Cecchettin invade piazza dei Signori, Movimentiamoci, una associazione che si batte contro la violenza sulle donne, chiede una stretta «senza precedenti» a partire da alcune riforme del codice penale

Ieri 22 novembre erano le 19,30 in punto quando una fiumana di donne e uomini ha invaso più della metà della centralissima piazza dei Signori a Vicenza per la fiaccolata in memoria di Giulia Cecchettin la studentessa universitaria residente nel Veneziano assassinata di recente: una morte della quale viene accusato il suo ex Filippo Turetta, studente di ingegneria come la vittima, originario di Torreglia nel Padovano. «Il femminicidio» della giovane ha scosso l'Italia intera dando vita anche ad una serie di polemiche politiche di ogni tipo. Tra le più rumorose c'è quella del consigliere regionale veronese Stefano Valdegamberi che aveva accostato al satanismo la sorella della vittima (si tratta di Elena Cecchettin) vedendo che quest'ultima durante una intervista in cui aveva criticato la cultura patriarcale a suo dire molto presente in Italia, indossava una felpa molto di moda tra i ragazzi: felpa che reca un tentacolo rovesciato. Un'uscita che ha procurato a Valdegamberi critiche feroci.

PARTECIPAZIONE «MOLTO SENTITA»
Ad ogni modo ieri la comunità vicentina (oltre tremila erano i partecipanti secondo le prime stime per una «partecipazione» dai presenti è stata descritta come «molto sentita»), come già accaduto a Padova, a Verona e in altri centri del Veneto, si è idealmente stretta attorno alla famiglia della vittima. «Numerosissima e bypartisan» era la presenza dei rappresentanti delle istituzioni: dal primo cittadino di Vicenza Giacomo Possamai all'assessore regionale al sociale Manuela Lanzarin: per non parlare di sindaci e amministratori del comprensorio.

LE ATTIVISTE CHEIDONO UN CAMBIO DI PASSO
A guidare il corteo c'erano gli striscioni delle associazioni contro la violenza sulle donne. Durante la fiaccolata attivisti e rappresentanti delle istituzioni al grido di «adesso basta» hanno chiesto un cambio di registro per quanto riguarda «il superamento di una certa cultura maschilista che in svariati settori della società vede la donna come un oggetto da possedere». Allo stesso modo però gli attivisti, soprattutto nella componente femminile del movimento, che è preponderante, hanno chiesto un cambio di passo anche da un punto di vista normativo. Le proposte infatti sono sul tappeto da anni. Si va dalla istituzione della materia di educazione sessuale e sentimentale a scuola, fino ad una stretta in ambito giudiziario per i maschi violenti.

J'ACCUSE AD ALZO ZERO
Infatti in queste ore si registra una durissima presa di posizione dell'associazione berica Movimentiamoci. Che in un dispaccio di fuoco diramato ieri dalla presidente Emanuela Natoli arriva a chiedere una stretta «senza precedenti» nella storia del diritto, specie in quello penale. Sottrazione della potestà genitoriale automatica e perenne, a determinate condizioni, per chi viene condannato definitivamente per omicidio o tentato omicidio; rimozione dei benefici di legge in molte fattispecie, dopo la condanna passata in giudicato; obbligo di ispezione automatica da parte del Ministero della giustizia nei confronti di quegli uffici giudiziari che non raggiungono determinati standard nel perseguire i cosiddetti reati di genere sono solo alcune delle proposte di riforma che l'associazione vicentina porge, con una certa durezza, sul tavolo del legislatore. «Se guardiamo alle statistiche - spiega Natoli ai taccuini di Vicenzatoday.it - in Italia ci sono stati meno morti causati dalla mafia che dai femminicidi»: un concetto ripreso anche nella nota diffusa ieri.

LEGGI LA NOTA DIRAMATA DA MOVIMENTIAMOCI

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