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Lavori lungo la Spv, abitazioni «lasciate senz'acqua»

È successo a ridosso di uno dei cantieri più importanti dell'Alto vicentino in zona Vallugana. Una condotta ghiacciata sarebbe all'origine del disagio. L'ira e il sarcasmo dei residenti: «Quando si dice lavori del tubo, questo è il Veneto delle banane»

«Per mesi e mesi» hanno patito «le rogne di un cantiere della Superstrada pedemontana veneta o Spv se si vuole che lì non ci sarebbe mai dovuti essere e che è stato autorizzato, Dio solo sa come, solo perché l'opera era in ritardo a causa dei noti sequestri ascrivibili non certo agli alieni ma alle condotte del consorzio incaricato dalla Regione Veneto per realizzare l'opera». Poi sono arrivate «le esplosioni delle mine, le vibrazioni che mandavano in tilt il sistema nervoso della gente, le polveri nocive, i mancati accorgimenti per la mitigazione, gli sversamenti nelle rogge, i rumori incessanti del cantiere, i falò infernali dovuti agli operai che avevano bruciato l'esplosivo inutilizzato». E ieri 11 gennaio «per non farci mancare nulla» come «calza di una befana beffarda e tardiva ci siamo trovati pure il tubo provvisorio che ci porta l'acqua in casa bello surgelato come una confezione di bastoncini Findus: per cui adesso alcune famiglie nemmeno su una fornitura certa dell'acqua possono contare».

A parlare così è Andrea Viero, portavoce del comitato dei residenti di Malo-Vallugana, residenti le cui abitazioni, si parla di quelle di via Covolo, si trovano a ridosso di uno dei cantieri più controversi della Spv. «Non ne possiamo più - dice l'attivista ai taccuini di Vcenzatoday.it - se vogliono possono anche tagliarci la corrente elettrica o il gas così almeno l'opera è completa». Usa il sarcasmo Viero quando si riferisce al tubo provvisorio per l'approvvigionamento idrico che il concessionario, ossia la Sis, all'inizio dei lavori aveva collocato «in superficie» al posto della condotta «preesistente chiaramente inservibile» per via dei lavori. E la querelle di Viero prosegue: «Evidentemente i fanta-tecnici e gli scienziati mega-galattici di cui Regione e il concessionario Sis dispongono ad abundantiam non hanno correttamente impostato i supercomputer grazie ai quali era possibile prevedere che d'estate fa caldo, d'inverno fa freddo e se fa un po' più freddo, attorno agli zero gradi, l'acqua allo stato liquido va incontro ad un rarissimo fenomeno di solidificazione, quasi mai studiato e noto solo a poche menti elette nella gran loggia della scienza col nome alchemico di ghiacciamento. Ecco, dopo l'era delle esplosioni, delle polveri nocive e del passaggio selvaggio dei camion, in Vallugana è arrivata l'era glaciale: quella del tubo però». 

Tuttavia fuori dalle metafore intinte nel sarcasmo Viero si auspica che le autorità, le quali hanno il compito di vigilare sull'approvvigionamento idrico e quelle che debbono vigilare sulla regolarità del cantiere «quantomeno a partire da oggi in poi» monìtorino costantemente la situazione perché lasciare «una ventina di persone ossia cinque famiglie senz'acqua» col rischio «di mandare in tilt pure l'impianto di riscaldamento è una farsa, una pagliacciata da Veneto delle banane, che in una regione che ad ogni piè sospinto si vanta di essere un modello per il Paese, non sta né in cielo né in terra».

Ad ogni modo dopo le lamentele dei residenti «il gestore del servizio idrico», spiega il portavoce, è intervenuto ripristinando il servizio stesso. «Ai malcapitati però è stato suggerito di lasciare un rubinetto dell'acqua aperto in modo che l'acqua stessa non ghiacci». Il che per Viero suona come una beffa «perché noi l'acqua la si paga come tutti gli altri cittadini, nessuno ci ristora un bel nulla e non si capisce perché noi si debba pagare di tasca nostra un disagio non ascrivibile certo a noi». C'è poi una questione di fondo. I residenti spiegano che da tempo il gestore del servizio idrico si è detto disponibilissimo a rifare le condutture. Fintanto però che «il cantiere della Spv, che lì non ci sarebbe mai dovuto stare, sarà attivo occupando il sedime stradale sotto al quale corrono i tubi», i lavori alla linea dell'acquedotto «saranno ovviamente impossibili». Il che «costituisce l'ennesimo episodio beffa di una chilometrica collezione di rogne che patiamo da anni e delle quali a lorsignori che siedono sui celesti scranni regionali sembra importare un fico secco. Poi è logico che la gente si arrabbia quando sei così sfacciatamente messo di fronte al fatto compiuto: in questo caso a lavori del tubo».

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