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Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità Centro Storico / Contrà San Faustino

Bottega Faustino, rischio chiusura per le proteste dei residenti: l'apologia della necropoli

Una denuncia per "schiamazzi e chiasso" rischia di affossare un locale del centro storico. L'appello dei gestori: "Sostenetici, abbiamo investito tutto sul recupero della piazzetta"

Perché accanirsi contro un locale che di certo non è una discoteca in pieno centro e nemmeno un covo di pregiudicati pronti a spacciare droga ai minorenni oppure a elargire alcol ai medesimi? C'è da chiederselo in una città che da anni soffre della mancanza cronica di un centro storico "vivo". E se su questa parola possiamo accendere dibattiti su cosa voglia esattamente dire, oppure tirare fuori fatti come quelli che mostrano il massacro degli esercizi pubblici dovuti alla stagione pandemica, resta il fatto che Vicenza e il suo cuore nevralgico da anni soffrono di un effetto "necropoli". Le strade del centro, sopratutto durante la settimana, sembrano abitate solo dagli spettri e  se qualche produttore decidesse di girare delle scene da film post-apocalittico di sicuro risparmierebbe sulla produzione. È già tutto pronto: il silenzio regna sovrano, il vento percorre corso Palladio e corso Fogazzaro, sferza piazza dei Signori senza trovare nessuna barriera. Un po' si salva piazza delle Erbe, ma solo nei fine settimana e la tranquillità, per una sorta di intervento "privato" più che pubblico, è tornata anche in contra' Pescherie Vecchie, quello sì teatro anacronistico di una vitalità malata fatta di risse e di balordi della nuova era.

Bottega Faustino, invece, ha una storia diversa. Una storia che parte dal recupero di una piazzetta lasciata lì da anni nell'oscurità, con una proposta di aggregazione fatta di musica, eventi e semplicemente di un luogo di incontro. In una piazzetta che, ironia della sorte, è intitolata a Goffredo Parise, uno dei più grandi scrittori del '900 e uno che dovrebbe essere un vanto per Vicenza, uno che proprio di Vicenza, per il suo atteggiamento bigotto, a un certo punto non voleva nemmeno più sentire parlare. E infatti la città l'ha trattato con sufficienza anche dopo la morte, mettendoci anni a dedicargli una via. Parise era un personaggio scomodo per Vicenza e così gli hanno dedicato quella piazzetta nascosta che, guarda caso, adesso è demonizzata dai residenti, i quali hanno denunciato il locale compromettendone il futuro.

Vien da pensare che la città del Palladio aspiri sinceramente a una dimensione di "necropoli", che voglia solo essere una città che si spegne a una certa ora con un "click", per lasciar riposare nelle catacombe i cittadini. Di fronte a questo, di fronte al volere del popolo, (ma quale popolo?) qualcuno potrebbe dire: che ci vuoi fare? Il popolo, a Vicenza, protesta non solo per la Bottega. Ogni giorno arrivano segnalazioni alla polizia locale e in questura di moltissimi locali che si azzardano, nonostante siano nei termini di legge, a credere che ci siano ancora dei segnali di vita in una città che - nel possibile - cerca di dimostrare che l'esistenza non sia solo nel consueto streaming serale su di uno schermo. Eppure, per legge, i vigili escono. Per legge esce l'Arpav a controllare i rumori. Per legge, magari, si finisce in tribunale. E magari qualcuno chiude. 

Allora, dopo tutto questo, il cittadino dovrebbe farsi un cattolicissimo "esame di coscienza" a cui è abituato da secoli, farselo senza ipocrisia e decidere se la vita di un locale che, come detto, rischia di chiudere per una denuncia, non sia una parte di vita di una città che dovrebbe, anche in questo, creare economia, parola da recuperare col suo etimo: "gestione della casa". Una casa comune, al di là di schieramenti partitici o ideologici. E in questo senso, senza dare un colpo al cerchio e uno alla botte, va letto l'appello dei gestori di Bottega Faustino. L'appello a firmare, all'interno dello stesso locale, un atto di sostegno verso un'eventuale futura battaglia in tribunale.

"Ci hanno fatto causa sostenendo che il locale ha generato degrado e disturbo in piazzetta, che siamo responsabili di immissioni moleste con spettacoli dal vivo, che gli avventori creano un continuo di schiamazzi e chiasso, che il gestore non fa nulla per impedire questa intollerabile canea, che il plateatico non è segno di riqualificazione ma un'occupazione militare", si legge in un loro post su Facebook, che conclude: "Noi pensiamo invece di aver dato vita, grazie al supporto di tante persone, a un angolo bello e prima trascurato della città e prima evitato perché considerato poco sicuro. Abbiamo investito tutto sul recupero della piazzetta e il suo abbellimento e affrontare una causa del genere e magari dover risarcire il disturbo come ci è stato chiesto vuol dire chiusura sicura". 

Certo, ci si può chiedere chi abbia ragione. Ma ci si può anche chiedere, prima di arrivare a tanto, quanto può pesare, in termini sociali e appunto economici, l'amore per una necropoli. 

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