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«La torbida provincia» veneta nel romanzo di Carlotto

Nel capoluogo berico lo scrittore padovano ha presentato «Il francese»: un noir che apre uno squarcio «inedito» sul mondo della prostituzione. L'incontro con l'autore si colloca in un ciclo curato «dall'associazione BaldiLibri»

Lo scrittore padovano Massimo Carlotto, uno degli autori contemporanei più noti del Paese, ieri 23 febbraio ha presentato «Il francese» ossia l'ultima sua fatica edita da Mondadori. L'incontro, cominciato nel tardo pomeriggio, organizzato al cinema Odeon di corso Palladio a Vicenza, è avvenuto nel quadro più ampio delle iniziative «promosse da BaldiLibri», una associazione culturale vicentina fondata lo scorso anno.

Carlotto stimolato a più riprese dalla moderatrice Virginia Angeletti si è soffermato sul suo ultimo libro, ma non solo. All'uditorio, una trentina di persone che ha seguito dall'inizio alla fine un dibattito durato un paio d'ore, ha dato contezza del tratto psicologico di uno dei protagonisti della sua fatica, «il francese appunto», ovvero un protettore che ha dato vita ad un giro di prostituzione i cui clienti sono parte integrante di quel Veneto bene e di quel Vicentino bene che poi sono un tratto «di quel mondo - spiega lo scrittore - con cui la società fa fatica a confrontarsi veramente» anche perché «le schiave del sesso, una volta uscite dal giro della prostituzione hanno spesso la vita distrutta». Si tratta quindi di esistenze spezzate che generano imbarazzo per le quali «gli unici» che ormai fanno davvero qualche cosa di concreto «sono i volontari che assistono queste donne». Le quali troppo di frequente vivono ai margini di una società che con loro e col fenomeno in genere rifiuta di fare i conti «fino in fondo». Si tratta di parole che pesano come pietre perché l'autore senza giri di parole durante la sua prolusione ha rimarcato come sia essenziale «una ricerca preparatoria sul campo» proprio per dare corpo a libri di questo tipo: un modo sfumato ma non troppo per rivelare come la vita reale, i fatti di cronaca e di delitti, siano matrice e perimetro dell'ultimo lavoro presentato ieri.

E così con queste premesse l'autore, Carlotto non è certo il solo a pensarlo peraltro, sostiene che quando si scrive un noir, il crimine diventa un prisma attraverso il quale «si guarda la società» e per mezzo del quale la società guarda sé stessa. Tanto che ad un certo punto Angeletti (la quale riferendosi al libro parla di sguardo davvero «inedito» sul mondo della prostituzione) si è domandata se la «torbida provincia», veneta e non, tratteggiata ne «Il francese» sia, con le sue ipocrisie e i suoi non detti, alla fin fine «uno dei protagonisti del romanzo». Si tratta di una analisi condivisa in toto da Carlotto che appresso si è pure interrogato sulle suggestioni che il noir può porre all'attenzione del lettore e non solo del lettore. «Il punto - spiega il padovano ponendo un quesito iperbolico ma non troppo - non è domandarci se siamo tutti criminali. Il punto è domandarci se siamo tutti cattivi».

Ad ogni modo il ciclo curato da BaldiLibri prosegue. Il primo marzo alle 18,30 sempre in sala Lampertico è in calendario un incontro con Antonio Nicita, autore de «Il mercato delle verità. Come la disinformazione minaccia la democrazia» edito da Il mulino: il faccia a faccia con l'autore sarà moderato da Giovanni Diamanti.

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