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I sei sindaci che hanno reso grande Vicenza

Hanno segnato la storia della nostra città. Il ricordo di Ciro Asproso decano dei consiglieri comunali, che ha dato l'addio al suo incarico

Abbiamo chiesto a Ciro Asproso decano dei consiglieri comunali di Vicenza un ricordo sui sindaci del passato che hanno segnato la storia degli ultimi 60 anni della nostra città. Asproso formatosi alla scuola politica della DC ai tempi di Giuliari, poi è approdato nelle file dei Verdi, la sua ultima candidatura è stata con Coalizione Civica. Per 10 anni in circoscrizione e 17 in Consiglio Comunale, che ieri, 11 aprile 2022, dopo questo lungo percorso, ha lasciato il suo incarico. Apprezzato dai suoi per la competenza, era molto stimato da tutti per la corretezza.

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"Forse in virtù dei miei capelli bianchi, o forse in ragione di una pluriennale presenza in Consiglio comunale, mi è stato chiesto di stilare un breve profilo di tutti i sindaci con cui sono venuto in contatto. Il mio ritratto ripercorre le vicende dell'epoca, il carattere di questi uomini che hanno governato la nostra città"

Giorgio Sala

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Sindaco democristiano tra i più longevi,che governò Vicenza dal 1962 al 1975. Ne ho subito apprezzato le grandi doti umane e politiche, la notevole cultura, il carattere forte e lo spirito estremamente dinamico. Viene sempre ricordato per aver gestito l’immane alluvione del 1966, ma a mio parere il suo merito maggiore fu la realizzazione del Parco Querini,un’area coraggiosamente sottratta alla speculazione edilizia e felicemente acquisita al patrimonio pubblico, oltre all’avvio dei Piani di Edilizia Economica Popolare in anni in cui la pressione abitativa era molto presente, specie nelle fasce di popolazione meno agiata.

Giovanni Chiesa

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Il doppio mandato del sindaco democristiano - durò dal 1975 al 1981. Fu uno dei sindaci più amati in virtù della sua grande umanità (si racconta che usasse confondersi negli autobus affollati per meglio comprendere i problemi della gente) e di una particolare sensibilità per le questioni sociali e per il mondo del lavoro. Seppe affrontare la crisi della Cotonificio Rossi (3 mila dipendenti senza stipendio per tre mesi) impostando la sua azione politica sul dialogo e sulla concertazione. Istituì e guidò l’Assessorato al Lavoro e fu l’artefice del decentramento amministrativo con la costituzione dei 7 Consigli circoscrizionali.

Antonio Corazzin

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Viene eletto nel 1981 il ragioniere Antonio Corazzin detto Tonino (Democrazia Cristiana). Discepolo di Mariano Rumor aveva percorso tutti i gradini della politica attiva, farà due mandati. Ha rappresentato la Vicenza degli anni Ottanta, insieme a lui una gruppo di amministratori trentenni e quarantenni che hanno sognato ed immaginato un salto verso la modernità ed il colore di quell’epoca dopo il bianco e nero e la pesantezza degli anni di Piombo. Sono gli anni di un diffuso benessere economico, del desiderio di affermazione, della definitiva rottura con la vecchia morale del sacrificio. 

«Vicenza cambia volto - ricorda lo scrittore Antonio di Lorenzo - la pedonalizzazione del 1983 ne ridisegna lo stile di vita e anche il look. Si completa il quartiere Peep di San Pio X. Sorgeranno insediamenti: ai Pomari, al Mercato Nuovo, ai Ferrovieri e nella zona est a Parco Città. Avvia il primo centrobus, e inserisce la manovra in una regia culturale che voleva il salotto della città al centro di eventi, di festival, di visite importanti, dagli scrittori Borges ed Eco, al musicista Paolo Conte.»

Corazzin chiama a Vicenza Renzo Piano per progettare il riutilizzo della Basilica Palladiana; affida a Gino Valle la ricostruzione del Teatro Comunale (due progetti rimasti nel cassetto); inserisce Vicenza nel novero delle città europee con la pedonalizzazione di Corso Palladio. Istituisce il Festival Mozartiano e rende il Carnevale una festa di popolo, con l’invenzione del Palio delle Circoscrizioni e la sfilata dei Carri allegorici di Malo. Arriva persino ad istituzionalizzare la “rivoluzione coloristica” di Scotolati, incoronandolo “writer” ufficiale della città ed obbligandolo a trasferire la sua incontinente creatività, dai muri bianchi dei palazzi storici ad appositi “tazebao”comunali.

Marino Quaresimin

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Fu il primo sindaco ad essere votato direttamente dai cittadini (militò nella DC-Partito Popolare Italiano-Margherita-PD). Le sue doti migliori erano la tenacia, l’empatia e la grande umanità, possedeva una memoria di ferro, il che gli permetteva d’intrattenere un rapporto davvero unico con i suoi elettori e più in generale con tutte le persone che frequentava. Ricordo che uscire con lui da Palazzo Trissino, anche solo per un caffè al bar più vicino, significava fare la conoscenza con un numero incredibile di cittadini (di cui lui ricordava: “nome, vita e miracoli”). Purtroppo, era tutt’altro che un decisionista e i suoi continui tentennamenti gli costarono la poltrona di sindaco (1995-1998), anche a causa della forte conflittualità interna alla sua maggioranza e del mancato accordo sui Piani urbanistici, ereditati dalla Variante al PRG del 1979.

Enrico Hullweck

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Svolse due mandati da sindaco, dal 1998 al 2003 e dal 2003 al 2008 (Forza Italia). Pochi mesi prima della scadenza naturale si dimise per candidarsi alle elezioni politiche, ma non venne rieletto. Hullweck, era una persona molto riservata che all’apparenza poteva sembrare scontrosa e distaccata, ma aveva un animo molto sensibile che esprimeva nella passione per la poesia. Fu sua l’idea della cascata di luci che dalla Torre Bissara avvolge l’intera Piazza dei Signori nel periodo natalizio. La sua fu una stagione politica alquanto controversa, ma caratterizzata da numerosi eventi simbolici. Nel tentativo di fluidificare il traffico cittadino Vicenza si riempì di rotatorie (più o meno riuscite) e venne ultimata la tangenziale sud. Con la vendita della Centrale Latte fu realizzato il Teatro Comunale che mancava alla città da ben 60 anni, e grazie al finanziamento della Fondazione Cariverona, fu avviato il restauro della Basilica Palladiana. Purtroppo, vennero anche inferte due gravi ferite al tessuto urbanistico di Vicenza: la costruzione del nuovo tribunale a Borgo Berga e la caserma degli americani al “Del Din”. Due profonde lacerazioni che ancora oggi dividono la città.

Achille Variati

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Nella sua lunga carriera politica si distinse per impegno nei partiti: DC-Partito Popolare Italiano-Margherita-PD. Lo conobbi per la prima volta nella primavera del 1985, dentro la famosa sede della DC in Via Napoli. Al tempo avevo solo 24 anni ed ero impegnato in ambito ecclesiale come animatore di gruppi giovanili, la mia prima elezione importante l’avevo sostenuta l’anno precedente, in occasione della nomina a rappresentante vicariale presso il Sinodo della Chiesa vicentina. Fu per questo motivo che Francesco Giuliari (già parlamentare della sinistra democristiana) mi propose di candidarmi al Consiglio della Circoscrizione 5. Io ero alquanto restio ad iscrivermi ad un partito, ma l’idea di occuparmi della cosa pubblica mi aveva sempre attratto e alla fine accettai la candidatura a patto di rimanere indipendente. Tuttavia, i vertici cittadini della DC non vedevano di buon occhio l’ingresso di elementi eterodossi all’interno delle loro liste e fu per questo che dovetti sottopormi ad un esame di “idoneità” sotto l’occhio vigile del segretario cittadino, il poco più che trentenne Achille Variati.
Variati fu sindaco di Vicenza in due distinte occasioni, dal 1990 al 1995 e dal 2008 al 2018. Una figura di indubbie capacità politiche, qualità questa che aveva sviluppato fin da giovane e che gli permise di prevenire, in piena tangentopoli, possibili ripercussioni giudiziarie mediante un rimpasto di Giunta che portò all’ingresso in maggioranza del PC e dei Verdi. Anticipando, in tal modo, di quasi un quinquennio la feconda esperienza dell’ULIVO. Alle elezioni del 2008 seppe intestarsi la straripante mobilitazione popolare contro la base americana al Dal Molin, e al secondo turno riuscì a recuperare uno svantaggio di ben 8 punti percentuali nei confronti della candidata del centrodestra, Lia Sartori. Abile oratore, seppe suscitare grandi entusiasmi e partecipazione, in gran parte delusi da alcune scelte amministrative (o sarebbe meglio dire: non-scelte), soprattutto in campo urbanistico.

I ricordi di Ciro Asproso, 60 anni di storia vicentina tralasciando le divisioni.

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