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Caldogno: inaugurato il bacino anti alluvione per salvare Vicenza e Padova

Il presidente della Regione Luca Zaia ha inaugurato oggi le paratoie mobili in corrispondenza del manufatto d’ingresso (bacino di monte), completate il 28 dicembre scorso

Una delle maggiori opere cantierate dalla Regione per fronteggiare il dissesto idrogeologico è la realizzazione del bacino di laminazione di Caldogno, in provincia di Vicenza. Il presidente della Regione Luca Zaia ha inaugurato oggi le paratoie mobili in corrispondenza del manufatto d’ingresso (bacino di monte), completate il 28 dicembre scorso. E’ intervenuto anche l’assessore regionale alla difesa del suolo Gianpaolo Bottacin- Per settembre 2016 è prevista la conclusione dei lavori di realizzazione anche del bacino di valle.

Il presidente ha sottolineato che si tratta di è un’opera da 41 milioni di euro con la quale viene realizzato un invaso con una capacità di 3,8 milioni mc. su 106 ettari pari a 150 campi da calcio. E’ stato movimentato un milione e mezzo di mc. di terreno e sono stati erogati 13 milioni di euro per espropri e indennizzi. Per questo Zaia ha voluto ringraziare per primi i proprietari terreni, che hanno fatto il sacrificio maggiore, insieme alle associazioni di categoria. Ha poi ringraziato le 34 imprese che, mediamente con un a cinquantina di operai al giorno, hanno realizzato quest’opera. “Qui in Italia – ha detto Zaia - siamo tutti commissari tecnici, 60 milioni di esperti di calcio, tutti bravi a parlare ma è facile fare la schedina il lunedì. Noi invece in questi cinque anni abbiamo realizzato 714 opere, grandi e piccole, a tutela dal dissesto idrogeologico del Veneto per 866 milioni di euro. Siamo pronti a cantierare altri 933 milioni di euro, quasi un miliardo di altre opere per mettere in sicurezza il Veneto”. “Questa è una partita irrinunciabile. Il progetto del Veneto del futuro – ha aggiunto – non si basa su nastri d’asfalto: quelli che abbiamo in programmazione li confermiamo, ma la vera sfida è quella di mettere in sicurezza i nostri territori. Non è un caso che si inizi da Caldogno. E’ bene ricordarlo che Caldogno ha avuto la perdita di una vita umana con l’alluvione del 2010 e voglio che quest’opera sia soprattutto dedicata a chi ha perso la vita in quelle condizioni tragiche”.

Zaia_inaugurazione Caldogno3 (1)-2Zaia ha ricordato che nel 2010 era presidente da pochi mesi e dalla sera alla mattina si è trovato con 235 comuni alluvionati sui 581 che allora il Veneto contava. Ci furono 1040 imprese e famiglie con l’acqua in casa o in azienda. “Se un popolo di benpensanti non avesse sprecato energie e avesse dato una mano – ha detto - avremmo ora molte più opere e in meno tempo. Oggi, però, noi siamo qui con Caldogno e siamo a confermare anche l’ampliamento di Montebello, le opere a Viale Diaz a tutela di Vicenza, i bacini di Colombaretta a Monteforte d’Alpone, a Muson dei Sassi, a Prà dei Gai e poi tutte le altre opere che arriveranno. Noi le sfide le abbiamo colte, nonostante io abbia ereditato una regione nella quale da 80 anni non si facevano più grandi opere a tutela dal dissesto idrogeologico. L’ultima opera è stato il bacino di Montebello”. Zaia ha esortato tutti ad essere orgogliosi del lavoro fatto a Caldogno: una bella opera che darà tranquillità.

“Ora pensiamo alla gestione senza tremori ai polsi – ha aggiunto - e nessuno deve aprire bocca. Decidiamo noi quando aprire le paratoie. Abbiamo un modello matematico, un protocollo preciso e lo rispetteremo. Perché se riempiamo questa vasca, che contiene quasi 4 milioni di mc. d’acqua, e lo faccia prima di quando occorre, questa è un’opera che non serve a niente. Bisogna avere un timing quasi chirurgico e arrivare al limite prima di aprire. Ci sono i tecnici e se ne assumeranno la responsabilità. Evitiamo che l’apertura o meno delle paratoie si trasformi ogni volta in un’occasione di discussione sui giornali”. “Noi abbiamo la certezza – ha fatto rilevare il presidente - che con 2,7 miliardi di euro mettiamo in sicurezza il Veneto. Alla domanda “il Veneto è più sicuro?” io dico che, se piovesse come nel 2010 con le stesse modalità, le zone colpite dall’alluvione sono più sicure di prima. Però il Veneto, che ha oggi 576 comuni, ha ancora dei bacini idrografici per i quali l’esplorazione per la messa in sicurezza è ancora abbastanza timida, penso al Piave che ha avuto un’esondazione nel 1966, e a tutta una serie di lavori che dobbiamo fare”.

Zaia_inaugurazione Caldognoo-2“Noi siamo sul pezzo – ha concluso Zaia - e vogliamo lavorare. Basta che ci diano i soldi e noi apriamo i cantieri. Ma c’è il problema della burocrazia, su cui dobbiamo tutti fare un esame di coscienza. Per fare quest’opera ci abbiamo messo cinque anni quando un privato ci avrebbe impiegato molto meno. Siamo stati velocissimi rispetto alla burocrazia ma non si può andare avanti così. Quando c’è di mezzo la salute o la vita dei cittadini bisogna andar giù a pancia a terra a fare le opere. Diciamolo fino in fondo, ci vuole una legge speciale che dia poteri commissariali veri a chi si occupa di queste infrastrutture. Non serve che sia il presidente della Regione, può essere chiunque basta che possa essere operativo. Bisogna decidere di fare i commissariamenti perché la messa in sicurezza è fondamentale. In Italia abbiamo ogni anni mediamente quasi 3 miliardi di danni per eventi catastrofali. Se noi queste risorse le dedicassimo a dar vita anzitutto un fondo multirisk per assicurare i cittadini e una quota parte alle opere infrastrutturali, avremmo un Paese diverso, un Veneto diverso”.

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