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Suicidio assistito / Cassola

Stefano Gheller: «Spero che il mio caso possa dare un contributo alla causa»

Il 49enne di Cassola, immobilizzato da una malattia, racconta le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere all'Ulss 7

Poter scegliere il proprio destino, nel momento in cui lo riterrà più opportuno. È questa la battaglia che da anni sta portando avanti Stefano Gheller, 49enne di Cassola, costretto a convivere fin dalla nascita con una grave malattia che l’ha progressivamente immobilizzato. «Si tratta della distrofia muscolare facio-scapolo-omerale – racconta a Vicenza Today - ereditata da mia madre, morta nel 2020. Anche mia sorella soffre della stessa malattia, ha 47 anni ed è anch'essa in carrozzina. Attualmente vivo grazie a un ventilatore H24 che mi fa respirare, e faccio fatica a parlare, mangiare e bere, in quanto il cibo e i liquidi mi vanno di traverso. Per ora riesco a muovere un po' le mani, in modo da poter usare la tastiera touch screen del cellulare per scrivere, o il mouse del pc».

La lettera all’Ulss

Dopo il caso di Federico Carboni, prima persona in Italia a scegliere il suicidio medicalmente assistito, Gheller ha deciso di scrivere una lettera all’Ulss 7 Pedemontana. Nella missiva il 49enne ha spiegato la sua situazione, chiedendo di poter precedere con la procedura. «Pertanto - si legge nel documento - chiedo con urgenza di essere sottoposto da parte dei medici della struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente, a verifica delle mie condizioni di salute e che siano stabilite le modalità di auto somministrazione del farmaco idoneo». Una lettera chiara e diretta, che Gheller spiega così: «Il motivo principale che mi ha spinto a scrivere all’Ulss – le sue parole - è stato il peggioramento della mia malattia, che tra l’altro è la stessa del famoso Piergiorgio Welby. Dall'Ulss ovviamente mi aspetto una risposta positiva nel riconoscere questo mio diritto e questa mia volontà nel procedere appena lo riterrò opportuno».

Nuove riflessioni sul suicidio assistito

I recenti fatti di cronaca riguardanti il suicidio assistito sembrano aver spalancato la porta a nuove riflessioni sul tema. Ma concretamente, è cambiato qualcosa? «In realtà – prosegue Gheller – attualmente non è cambiato molto, almeno dal punto di vista pratico. Tuttavia, tutti gli avvenimenti che si sono verificati in queste settimane stanno aiutando molto. Spero che anche il mio caso possa dare un ulteriore contributo alla causa». Si tratta di un tema, il fine vita, che sta comunque tenendo parecchio banco nelle ultime settimane, con le inevitabili polemiche a seguire. C'è stato un cambiamento della percezione dell'argomento nell'opinione pubblica e nelle istituzioni? «Il referendum parla da sé – conclude Stefano Gheller - Sono state raccolte 500 mila firme, e le persone che sono a favore sono sempre di più. Le istruzioni, invece, ancora non voglio capire quanto sia importante avere una legge e riconoscere questo diritto fondamentale».

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