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Domenica, 28 Aprile 2024
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Pfas, conclusi i lavori per permettere l’allacciamento all’acquedotto di 18 famiglie servite da pozzi privati

A breve, non appena gli utenti completeranno le pratiche per l’allacciamento, il servizio verrà attivato

Sono terminati nei giorni scorsi i lavori di Acque del Chiampo in via Lore a Lonigo per permettere l’allacciamento all’acquedotto di 18 famiglie attualmente servite da pozzi privati contaminati da sostanze perfluoroalchiliche. “Siamo molto soddisfatti per il completamento di questi importanti lavori concordati con Acque del Chiampo - commentano il sindaco di Lonigo, Pierluigi Giacomello e l’assessore all’ambiente, Alberto Bellieni -. Insieme al gestore idrico vogliamo mettere in sicurezza tutte le utenze del territorio comunale: è un lavoro complesso che sta procedendo grazie alla buona collaborazione instaurata. Nel caso specifico delle famiglie in via Lore, la pianificazione dei lavori, che abbiamo trovato come nuova amministrazione, era addirittura posizionata dopo il 2024; con Acque del Chiampo siamo riusciti ad anticiparla al 2022. L’inizio lavori era previsto per giugno 2022, ma è slittato a novembre 2022 per problemi burocratici legati agli espropri. Ora i lavori sono conclusi; mancano solo gli allacci da parte degli utenti finali”.

“Dal 2013, tra spese di gestione e investimenti, sono stati completati e previsti interventi per 26 milioni di euro per porre rimedio al problema Pfas che ha profondamente segnato il territorio dell’Ovest Vicentino in generale, e di Lonigo in particolare - commentano il presidente di Acque del Chiampo, Renzo Marcigaglia, il vice presidente, Guglielmo Dal Ceredo, e il direttore generale, Andrea Chiorboli -. Il completamento dei lavori in via Lore è un ulteriore passo in avanti lungo questo percorso che a Lonigo porta 35 chilometri di nuove condotte per collegare all’acquedotto in tutto 260 famiglie non ancora servite”.

“Ogni anno trattiamo 3,5 milioni di metri cubi di acqua con i filtri a carbone attivo che bloccano le molecole di Pfas - hanno aggiunto i tre rappresentanti di Acque del Chiampo  - e il nostro laboratorio effettua analisi su circa 50.000 parametri all’anno per garantire la qualità dell’acqua dell’acquedotto, che si aggiungono a quelle delle autorità competenti. Continueremo a garantire il nostro massimo impegno quotidiano sul tema Pfas”.

Oltre a quelle riguardanti Lonigo, fra le attività più importanti di Acque del Chiampo per fronteggiare l’emergenza Pfas sul territorio vanno ricordati i tanti interventi sulla rete per consentire di attingere acqua priva di Pfas da fonti esterne all’area contaminata in collaborazione con gli altri gestori e la Regione Veneto; la realizzazione del nuovo centro idrico di Canove di Arzignano da 8 milioni di euro che entrerà in funzione nel 2024, in grado di gestire oltre 2,7 miliardi di litri d’acqua all’anno; l’installazione di 25 Casette dell’Acqua nei territori dei 10 Comuni soci che distribuiscono acqua costantemente controllata attraverso analisi pubblicate sul sito internet di Acque del Chiampo; la mappatura dei pozzi privati ad uso industriale che prelevano l’acqua dalla falda per escludere la presenza di Pfas negli scarichi che vanno al depuratore; la messa in rete, insieme agli altri gestori interessati, del sito www.processopfas.it con tutte le informazioni sul processo in cui Acque del Chiampo si è costituita parte civile; i progetti di ricerca con l’Università di Padova per la ricerca di nuovi microinquinanti e la verifica dell’accumulo dei Pfas negli ortaggi.

La questione Pfas e quello che è considerato uno dei più grandi disastri ambientali, con danni alla salute umana, a livello europeo, rimane però ancora tutta da risolvere. Il fatto che 18 famiglie siano allacciate alla rete idrica pubblica in modo da evirare che quelle persone bevano acqua contaminata è sicuramente un bene, anche se gli esperti affermano che lo si sarebbe potuto fare prima. Rimangono aperti i soliti quesiti: gli enti pubblici, a partire dalla Regione Veneto, che hanno fatto concretamente in questi anni per identificare le centinaia e centinaia di pozzi non censiti finanche abusivi che nel Leoniceno, nella Bassa veronese e Bassa padovana servono abitazioni, colture agricole e attività zootecniche? Viene da pensare che questo sia un tabù che tutto il Veneto si porta appresso da anni. Qualcuno interverrà prima o poi o ci sono interessi non scalfitili che devono essere lasciati nell'ombra? La domanda appare legittima. 

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