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In mille per la "Marcia per la pace", testimonianze e riflessioni in cammino

Promossa dalla diocesi di Treviso, ha visto la partecipazione dei sindaci dei Comuni di Fonte, San Zenone degli Ezzelini e Mussolente

Circa mille le persone che hanno scelto di partecipare, domenica pomeriggio, 4 febbraio, alla Marcia per la pace promossa dalla diocesi di Treviso, che si è snodata dal sagrato della chiesa di Oné di Fonte (Treviso) fino al palazzetto dello sport di Casoni di Mussolente, dove il vescovo Michele Tomasi alle 18.30 ha celebrato la messa.

Come riporta Trevisotoday, una pace non astratta, quella invocata e raccontata lungo il percorso: “La pace si pensa, si sente, si fa”, lo slogan che ha accompagnato il cammino, con le parole di papa Francesco e le testimonianze di alcune persone nelle diverse tappe. Promossa dalla diocesi di Treviso, la marcia ha avuto il patrocinio dei Comuni di Fonte, San Zenone degli Ezzelini e Mussolente, i territori attraversati dal percorso, i cui sindaci hanno marciato insieme e hanno portato il loro saluto. Hanno preso parte alla marcia anche mons. Claudio Dalla Zuanna, arcivescovo di Beira, in Mozambico, e alcuni rappresentati di “Assisi Città della pace”.

«In questo itinerario abbiamo messo a tema le tre intelligenze: della mente, del cuore e delle mani. Prendendo spunto dal messaggio di papa Francesco, ci siamo chiesti in che modo la pace si deve pensare, si deve sentire e si deve fare» spiega don Paolo Magoga, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro «Abbiamo riflettuto sull’importanza delle nuove tecnologie (come fa il Papa nel suo Messaggio per la pace di quest’anno, dedicato all’Intelligenza artificiale), che però non possono dettare le regole del gioco della vita personale e comunitaria. Abbiamo dato spazio, attraverso alcune testimonianze, a diverse voci di chi lavora con la tecnologia e ce ne ha illustrato l’utilità e il vantaggio, ma anche i rischi, e abbiamo ascoltato persone, in particolare dei giovani, che ci hanno ricordato anche che realtà come il Creato, i poveri, le persone vittime della guerra ci possono aprire ad altre intelligenze, quelle che spalancano il cuore».

A intervenire sono stati Giuliano Volpato (presidente della Società Cooperativa ELKA, specializzata nella produzione e nella progettazione di schede elettroniche), Sergio e Anastasia (Volontari della “Associazione incontri con la natura don Paolo Chiavacci”), che hanno raccontato i progetti di salvaguardia e valorizzazione del Creato; una signora ucraina ha raccontato il dramma della guerra nel suo Paese; gli scout del Clan Arcobaleno di Mussolente, che hanno raccontato la loro esperienza estiva di un campo di servizio in Albania, accanto alle religiose Discepole del Vangelo che vivono a Bilisht, a pochi chilometri dal confine con la Grecia: incontri con le famiglie, servizio ai poveri, animazione per i bambini sono tra le attività vissute dai giovani; e poi la testimonianza del Gruppo 1° settembre, che ha raccontato la storia della “Luce di Betlemme”, che anche lo scorso dicembre, nonostante il conflitto in atto in Terra santa, è arrivata in Europa e nel resto del mondo, in una staffetta e condivisione molto importanti, per dire che la pace è un valore senza tempo e senza confini, ma soprattutto che inizia da ciascuno di noi.

Lungo il percorso, a ciascun partecipante, sono stati consegnati tre nastri di colore diverso: azzurro, che rappresenta l’intelligenza della mente, rosso, che rappresenta l’intelligenza del cuore, oro, che rappresenta l’intelligenza delle mani. Al termine della messa sono stati intrecciati a formare un portachiavi. «Abbiamo pensato a questo simbolo - spiegano gli organizzatori - per dire che ci può essere pace solo nell’intreccio delle tre dimensioni che ci rendono umani e ci permettono di costruire, vivere e portare la pace nel mondo. Inoltre, l’intreccio dei tre nastri non è possibile da soli, bisogna essere in due. La pace è possibile solo unendo le nostre forze».

Il vescovo Tomasi alla partenza Oné di Fonte ha ricordato che «Siamo insieme in cammino per dire che vogliamo impegnarci per la pace, che siamo disposti a portare la nostra intelligenza "naturale", umana, che tiene insieme testa, cuore e mani. Siamo disposti a muoverci per essere persone di pace con gli strumenti che il Signore ci dona. Lui ha donato la sua vita. Proviamo anche noi a donarci gli uni gli altri. Insieme è più facile».

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