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Oltre il 20% del Veneto è abitato da 15 branchi di lupi, Arav: "Minaccia per l'uomo e per gli allevamenti"

Il focus nel convegno promosso dall'Associazione Regionale Allevatori del Veneto. Emanuele Pernechele (Regione Veneto): “Impossibile eradicare la specie, ma la Commissione ha finalmente proposto al Consiglio europeo la modificazione dello status di protezione del lupo da specie altamente protetta, al pari dell’aquila, a specie protetta”

 “Il Veneto in fatto di allevamenti ovicaprini, con 4270 capi controllati in 40 allevamenti, è al quinto posto dopo Piemonte (41 allevamenti), Lombardia (73), Sardegna (137) e Calabria (232), ma i numeri non devono affatto scoraggiare, in quanto portano a una ricchezza ineguagliabile in termini di biodiversità e produzioni di nicchia”. Con queste parole il prof. Massimo De Marchi del Dipartimento Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente dell’Università di Padova è intervenuto sabato mattina ala Fiera Agrimont a Longarone, al convegno: “L’allevamento ovicaprino nel Veneto tra innovazione, sanità, tutela delle biodiversità e predazioni”. Un convegno nel quale non poteva mancare il lupo, la cui presenza si fa particolarmente sentire in Veneto. 

Nella nostra Regione le predazioni - nel 2021 - sono state 989, di cui 703 ovi-capirni, mentre nel 2022 sono diminiuite a 823, di cui 530 ovi-caprini. “Il Veneto è densamente popolato dai lupi, che sono diffusi in oltre il 20% del territorio regionale, con 15 branchi. Ed è notizia recente dell’avvistamento ripetuto di un branco di almeno cinque esemplari anche in Polesine, area in cui la razza non era mai stata avvistata in precedenza. Una situazione che deve preoccupare e non può lasciare indifferenti le istituzioni. La Regione ha di fatto le mani legate, occorre agire a livello di Unione Europea. Recentemente la Commissione ha proposto al Consiglio europeo la modificazione dello status di protezione del lupo da specie altamente protetta, al pari dell’aquila, a specie protetta, un atto di indubbia intelligenza”, ha spiegato Emanuele Pernechele dell’ufficio gestione faunistico-venatoria della Regione Veneto, aggiungendo: "Non possiamo pensare che si possa arrivare alla eradicazione della specie com’era accaduto nel 1800, ma non si può neppure restare a guardare i danni che questo animale mette a segno quotidianamente, arrivando a colpire in zone sempre più urbane e, persino, attaccando gli animali domestici”.

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