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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Lettera aperta a Stefano Rosso

Ci parli chiaro e senza darsi da solo l’assoluzione. Ci faccia capire bene la via crucis

Mettiamo un punto sopra a quanto successo e ricominciamo con un maggiore dialogo, ha appena dichiarato Stefano Rosso. Giusto e condivisibile. Ma purtroppo non si può tirare un colpo di spugna su questi anni di gestione (specie sull’ultimo, ovviamente), senza partire da una severa e puntuale autocritica. Non un autodafè, un linciaggio mediatico, un inutile tiro al bersaglio ma semplicemente un confronto aperto con l’ambiente intorno agli errori che hanno portato la squadra a ripiombare nella categoria dove i Rosso l’avevano trovata. Grazie al Bassano…

Ed è non solo inutile ma ridicolo che questa galleria degli orrori sia ripercorsa nelle parole dei cronisti, degli addetti ai lavori e soprattutto dei tifosi. I passi falsi sono stati abbondantemente descritti nei giusti tempi, dalla riconferma di mister Di Carlo in poi. Ciò che serve per girare pagina e recuperare una fiducia nella proprietà scalfita dai risultati sul campo, nonostante l’amore dei supporters verso i colori biancorossi non sia mai venuto meno, neanche nei giorni più bui, è che questa esternazione sia “urbi et orbi” e non passi attraverso i bizantinismi dei comunicati stampa o delle dichiarazioni estemporanee. Allora sì che si creano le premesse per quel “punto a capo” chiesto dal presidente. E verosimilmente anche dal Patron.

Inutile che vi parli io di panchine inadeguate, di campagne di rafforzamento incomprensibili, di rapporti umani non all’altezza o di comunicazione deficitaria. L’ho già fatto nel corso dell’anno e come me gran parte dei colleghi e degli osservatori. Serve che la coscienza di ciò che non andava fatto venga condivisa dai vertici societari in una specie di nuovo patto di trasparenza. Perché la cosa più grave non è solo l’essere precipitati in serie C, ma averlo fatto quasi senza reagire, senza continuità nel cercare una sintesi vincente tra quelle che sono le colonne di una società provinciale: proprietà, informazione, istituzioni e pubblico. Sappiamo tutti che il Lanerossi Vicenza non è solo i modesti 38 gol fatti in una stagione, né il record negativo storico delle sconfitte e neppure l’esito dello spareggio di Cosenza. Il Vicenza dei Rosso è anche saldezza finanziaria, buona organizzazione, crescita del settore giovanile, prospettive strutturali.

Non intendiamo dimenticarci di questo, a patto però che non si vogliano propinarci certi “effetti speciali” attraverso il linguaggio dei manager rampanti, a colpi di “confident”, di “brand”, di “mission” e tutte le altre americanate. Come se fossimo i buoni selvaggi di un’isola del Pacifico, cui si regalano collane di perline e specchietti rotti. Spero che lei legga queste righe, Stefano. O che qualcuno gliele faccia leggere. Nessuno vi metterà in croce per il solo fatto di essere retrocessi. I vicentini sono vecchie volpi. Sanno che può succedere, nonostante tutto l’impegno. Ma non trattateci come il povero Venerdì, inventato (mica tanto) da Defoe, glielo ribadisco. Ci parli chiaro e senza darsi da solo l’assoluzione. Ci faccia capire bene la via crucis. Perché spesso da un male grande può uscire un bene insperato. E proprio questo ci serve. A tutti. Trasformare le lagrime del Marulla in un urlo liberatorio che segni il ritorno del Lane al calcio che gli compete. Vogliamo provarci assieme?

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