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L'intervista

Zaia: «Avanti con gli investimenti in opere e sanità», così il Veneto guarda al futuro

L'ospedale di Padova è uno dei tasselli di una strategia che cerca di rispondere alle necessità quotidiane dei cittadini. Sulla violenza di genere: «Serve un lavoro di tutta la comunità». L'intervista al presidente della Regione

In questi giorni la Regione ha presentato il progetto del nuovo Polo sanitario di Padova, che diventerà «uno degli ospedali di riferimento a livello internazionale», nonché il più grande d'Italia, con 1680 posti letto. Per rispondere alle difficoltà della sanità - liste di attesa, carenza di personale e via dicendo - la formula giusta è continuare ad investire, sostiene il governatore Luca Zaia: perché «un medico che si laurea oggi possa guardare a questo ospedale come un punto d’arrivo della carriera». Un concetto che vale anche per le altre importanti sfide del futuro, come la transizione energetica e la mobilità. «Non è mai troppo ciò che si investe a tutela del territorio», chiarisce Zaia.

Che significato ha per i cittadini il progetto del nuovo ospedale di Padova?

Significa continuare a investire in una sanità eccellente, e continuare a tenere vivo il substrato per i professionisti che ci sono e quelli che verranno. Il Veneto è sempre sotto i riflettori a livello internazionale, soprattutto con un'opera come questa, da 870 milioni di euro, che darà al Giustinianeo la bellezza di 1682 posti letto. Sarà uno dei principali complessi ospedalieri al mondo e sicuramente il più nuovo, con una dotazione di 45 sale operatorie, 90 terapie intensive, 7 piani di torre della ricerca e una perfetta integrazione con l'accademia e la città. Un ospedale che guarda al futuro con una visione di estrema modernità. Ricordo che siamo primi per trapianti di cuore, di polmoni e di fegato: una sanità eccellente, che ha bisogno di avere strutture e infrastrutture per crescere sempre di più.

La sanità affronta sfide importanti, come la carenza di personale e le risorse limitate. Il Veneto ha le risposte a questi temi?

Il Veneto non ha la bacchetta magica. O meglio: potrebbe averla se qualcuno mi avesse ascoltato una decina di anni fa, quando annunciavo che saremmo arrivati al punto di trovarci senza medici. Su questo ho il cuore in pace: sono stato attaccato quando contestavo il numero chiuso nelle università, e oggi purtroppo si vede che ho avuto ragione. È impensabile continuare così. I giovani medici vanno selezionati sul campo, non con un test all'età di 18 anni. In Italia mancano 50mila medici, 3500 in Veneto. Paghiamo lo scotto di questa carenza sulle prestazioni. Eppure stiamo recuperando bene, ad esempio nel tempo di attesa della categoria D (differibile): in Veneto ho voluto abbassarla da 60 a 30 giorni. A giugno avevamo 152mila pazienti "fluttuanti" che attendevano una data, oggi sono 38mila. Ancora qualche mese e dovremmo arrivare a regime.

Come si muove la Regione sul fronte degli eventi atmosferici estremi e della sicurezza idraulica?

Ho voluto mettere in piedi un "piano Marshall" nel 2010, quando abbiamo avuto la grande alluvione che in Veneto ha colpito 235 comuni e 10.040 tra famiglie e imprese. Su un piano da 3 miliardi di euro, sono state realizzate opere per almeno 2,4 miliardi: abbiamo messo in piedi cantieri per 23 bacini di laminazione e grandi invasi: di questi, 13 sono stati realizzati e 10 sono in fase di realizzazione. Sono esattamente quelli che ci hanno permesso di essere molto più in sicurezza durante l'ultima alluvione. Bisogna andare avanti a investire, perché non è mai troppo ciò che si investe a tutela del territorio e contro il dissesto idrogeologico.

Quali sono le opere prioritarie di qui ai prossimi anni?

Intanto abbiamo le Olimpiadi invernali da realizzare nel 2026, che valgono un punto e mezzo di Pil e una grande visibilità a livello internazionale. Poi le infrastrutture viarie: il completamento della Pedemontana, la realizzazione della Strada del mare, il grande tema della metropolitana di superficie e molte altre opere, anche ospedaliere. Non solo l'ospedale di Padova ma anche quello di Conegliano, che vale 80 milioni, e quello di  Treviso, da 250 milioni, concluso da poco. Ricordo anche l'intervento sulla nuova pediatria di Padova, appena terminato, per un investimento di 50 milioni di euro.

Con l'autonomia regionale a che punto siamo?

Ribadisco che questo governo è stato l'unico che ci ha dotato di una legge, che è la condizione sine qua non per fare l'autonomia perché stabilisce i principi per la firma del contratto tra lo Stato e le Regioni. La legge è passata con i suoi 10 articoli in commissione al Senato. Andrà in aula al Senato e poi in commissione alla Camera, quindi in aula alla Camera per essere votata. È verosimile che entro il 2024 questa partita sarà chiusa.

Con il caso di Giulia Cecchettin è tornata forte la questione della violenza di genere. Come si affronta a livello culturale?

Ognuno di questi delitti ha una storia a sé, quindi è sbagliato generalizzare. Dobbiamo però continuare con un grande lavoro con tutta la comunità, che non deve scaricare unicamente sulle scuole la responsabilità di parlare di violenza di genere e femminicidi. Dobbiamo tutti esser attrezzati a identificare i segnali di allarme, i comportamenti non normali che necessitano di un intervento, che sia dal parte delle forze dell'ordine o da strutture che possano curare queste menti malate. Non dobbiamo abbassare la guardia, perché Giulia non può essere semplicemente derubricata come la 105ma vittima. Sono morte altre due donne nel frattempo, e non ad opera di ragazzi. Molto spesso i responsabili sono degli adulti, non dimentichiamolo.

Si è parlato più volte di una revisione del limite di mandato per governatori e sindaci. Cosa ne pensa?

Penso che le uniche due cariche che sono elette direttamente dai cittadini, quella del sindaco e del presidente di regione, sono le uniche che hanno il limite dei mandati. Ne deriva che uno può fare il sindaco solo due volte, ma può fare il parlamentare a vita. Dire che non si sbloccano i mandati per il pericolo di creare centri di potere è come dare degli idioti ai cittadini: ci sono sindaci e presidenti che dopo il primo mandato sono stati mandati a casa, quindi non è vero che l'elezione è automatica. Secondo me è un errore non sbloccare i mandati, ma ne prendo atto: non spetta a noi la decisione.

Come vede il suo futuro nella politica?

Non vivo con l'ansia di immaginare cosa farò domani, non sono abituato a rovinarmi le giornate. Ci sono già abbastanza cose a cui pensare oggi.

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