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Disastro motorizzazione, fino a 9 mesi di attesa per una patente: «Ma la colpa non è solo del Covid»

La denuncia dei sindacati sugli uffici di Strada Caperse: «La situazione della motorizzazione di Vicenza è effettivamente drammatica ma la causa è banalmente semplice da individuare: il personale è insufficiente».

Effetto pandemia, ma non solo. La situazione drammatica della motorizzazione di Vicenza, denunciata dalle autoscuole, dalle agenzie di pratiche automobilistiche e dai sindacati, ha fondamentalmente un nome: mancanza di personale. Pochi anni fa i dipendenti in servizio erano 60, ora ne sono rimasti la metà e le previsioni sono di ulteriori 10 unità in uscita entro il 2022. Il tempo di attesa per prendere la patente a Vicenza è dai 6 ai 9 mesi e il sistema garantisce solo metà delle richieste.

I tempi lunghissimi mettono in croce anche le autoscuole della provincia berica, le quali hanno denunciato una situazione ormai divenuta insostenibile per il settore: «In un mese la motorizzazione ha concesso il 10 per cento degli esami richiesti dagli operatori professionali». E intanto il direttore di Strada Caperse fa sapere che ha in mente di chiudere certe attività come l'immatricolazione di macchine estere e i collaudi per gli impianti dei ganci di traino. La situazione non riguarda solo la realtà vicentina, tanto che due ingegneri di Vicenza devono supportare per due giorni la settimana la motorizzazione di Verona.

«Il grave problema degli organici presso la motorizzazione di Vicenza ha come conseguenza un pesante sovraccarico dei pochi lavoratori che sono rimasti non ci stancheremo di evidenziare che il disastro ha un’unica causa la mancanza di personale. Cercare altre cause è miope e ingrato nei confronti di chi, con le unghie e con i denti, cerca ogni giorno di impedire il crollo del servizio all’utenza», fanno sapere Cgil, Cisl e Uil con una nota, aggiungendo: «Il disastro è nato con il Covid e non è lo smart working il problema perché, come previsto dalle normative sul lavoro agile, non vengono svolte in ufficio solo fino al 60% delle attività, individuate dall’amministrazione, da non effettuare in presenza. Il personale che opera in lavoro agile garantisce la stessa qualità e mole di lavoro, anzi come spesso accade la quantità di lavoro aumenta, rispetto alle lavorazioni prestate in presenza.Ci preoccupa poi la ventilata possibilità di chiudere determinate attività. Non vorremmo che questo fosse l’inizio di una progressiva esternalizzazione di servizi che hanno grande importanza per la sicurezza stradale dei cittadini e che devono essere garantiti dal Servizio Pubblico. Faremmo di tutto per scongiurare una eventuale chiusura della sede di Vicenza perché non vi è più personale sufficiente a garantire i servizi».

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