rotate-mobile

VIDEO | «Duecento cacciatori autorizzati a sparare di notte»

Della novità relativa al comprensorio berico appena introdotta dalla norma regionale qualche giorno prima dell'omicidio Pretto gli investigatori non erano stati avvertiti all'inizio delle indagini. Che senza contezza di questo dettaglio avrebbero così patito una impasse non da poco: la circostanza di contro fu svelata ai carabinieri dalle guardie zoofile dell'Enpa del Veneto

Era la primavera del 2017. Gli inquirenti vicentini erano nel pieno delle indagini per cercare di rintracciare il killer, forse un bracconiere, che il 12 maggio a sera o nottetempo aveva freddato con un colpo di fucile lo zovencedese Mauro Pretto. Ma il vertice della Polizia provinciale non li informò che da una dozzina di giorni la nuova normativa regionale aveva autorizzato nel comprensorio duecento cacciatori, uno più uno meno, alle battute notturne al cinghiale. Quando due mesi dopo le guardie zoofile dell'Enpa ebbero modo di informare gli inquirenti della cosa i carabinieri fecero presente  che uno o più soggetti interpellati in sede di indagine (i nomi sono coperti dal riserbo istruttorio) negarono che in quella zona ci fossero cinghiali. A quel punto i militari chiesero agli investigatori dell'Enpa di documentare la presenza degli artiodattili. Riscontri che puntualmente avvennero grazie ad una accurata indagine nei boschi. Per la prima volta il resoconto di quella indagine è stato descritto ieri 13 maggio a Vicenza durante un convegno organizzato per ricordare la morte di Pretto.

I dettagli del racconto, che ha lasciato a bocca aperta i trenta uditori presenti ieri ai Chiostri di Santa Corona, sono stati rivelati da Renzo Rizzi, ispettore delle guardie zoofile dell'Enpa del Veneto. Che ai microfoni di Vicenzatoday.it ha confermato quanto riferito dal tavolo dei relatori. Si tratta di una fattispecie che getta un'ombra sinistra sulle indagini perché il combinato delle due informazioni ove giunte per tempo (la presenza delle doppiette autorizzate alle battute notturne e la presenza dei cinghiali) avrebbe potuto permettere agli investigatori di identificare o restringere con un certo agio il numero dei sospetti. Ad oggi non è chiaro se la procura abbia indagato qualche funzionario pubblico o qualche incaricato di pubblico servizio per depistaggio.

Ciò che è chiaro però è che in circostanze del genere, quando i militari abbisognano di informazioni di dettaglio sul tipo di battute praticate nel teatro di un delitto di un certo genere, si affidano ad un referente. Solitamente un cacciatore autorizzato a condurre un certo tipo di abbattimenti il cui nome è noto alla polizia provinciale. Ad ogni modo ieri sulle deroghe in materia di caccia approvate dalla Regione Veneto è intervenuto il consigliere Andrea Zanoni che a palazzo Ferro Fini milita tra i democratici nelle fila della opposizione. Ai microfoni di Vicenzatoday.it Zanoni ha ribadito i timori espressi in molte altre circostanze.

LEGGI L'APPROFONDIMENTO

Si parla di

Video popolari

VIDEO | «Duecento cacciatori autorizzati a sparare di notte»

VicenzaToday è in caricamento